Il prossimo 22 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile una conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “L’arco trionfale dei Carafa”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, registra la presenza della prof.ssa Manuela Quattrone, specializzata in Conservazione, Restauro e Valorizzazione dei beni architettonici e ambientali.
L'Arco Trionfale dei Caraffa o Porta di Città, può considerarsi una porta urbana posta sul lato orientale del centro abitato di Bruzzano Zeffirio Vecchio (costa jonica reggina). Tale struttura architettonica, di ispirazione classica rinascimentale, venne eretta nel XVII secolo. Si tratta di un notevole gioiello architettonico, rarissimo nella storia dell’Arte calabrese, con caratteristiche specifiche ottenute con l’impiego di mattoni d’argilla, legati da malta a base di calce idraulica. Lesene, basi, colonne, trabeazione, piramidi comitali non conoscono altro materiale. La superficie presenta un intonaco lisciato, nel quale fregi, bassorilievi e decori furono realizzati da maestranze forse locali, abilissime nel fondere il classico rinascimentale delle forme con lo stile barocco delle decorazioni. La superficie conosce un intonaco lisciato, nel quale fregi, bassorilievi e decori furono realizzati da maestranze locali, abili nel fondere il classico rinascimentale delle forme con lo stile barocco delle decorazioni. Gran parte degli affreschi originari è andato perduto anche a causa dell’umidità del luogo. . Rimane la bellezza della volta centrale a tutto sesto,innalzata nel settecento,per chissà quale evento celebrativo o più semplicemente a conferma della potenza dei signori Carafa. Come porta Urbica è rivolta a Oriente ed è collocata lungo le antiche mura perimetrali del nucleo abitativo di impronta medievale. L’aspetto imponente è confermato dai nove metri di lunghezza alla base ed alle torrette quadrangolari sormontate da piccole piramidi comitali con lesene basali,integrate alla muratura,poste alle due estremità.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte della gradita ospite del sodalizio culturale organizzatore. La conversazione, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 22 novembre.
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A Reggio Calabria conversazione sul tema "Pierre Napolèon Bonaparte "
Il prossimo 8 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile una conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, relativa alla figura di Pierre-Napoléon Bonaparte. Pierre Napolèon Bonaparte, nato a Roma l’11 ottobre del 1815, era il settimo dei dieci figli che Luciano Bonaparte, fratello dell’imperatore Napoleone, ebbe dalla seconda moglie Alexandrina de Bleschamp. Pietro nacque poco dopo che al padre era stato conferito da papa Pio VII il titolo di principe romano di Canino. Pierre-Napoléon cresce con i suoi nove fratelli nella tenuta di famiglia a Canino, a circa 40 chilometri a nord di Roma. Il giovane Pierre-Napoléon Bonaparte aiutava a tenere a bada i banditi, trascorrendo molto tempo con i pastori locali che erano armati e avevano cani per proteggerli. Intraprese una carriera avventurosa, unendosi da adolescente a bande di insorti nella regione romagnola. Nel 1831 trascorre un periodo in prigione per un reato minore e viene bandito dallo Stato Pontificio. Si reca negli Stati Uniti per raggiungere lo zio, Giuseppe Bonaparte, nel New Jersey. Trascorse un periodo a New York prima di andare a servire nell'esercito del Presidente della Columbia. All'età di 17 anni divenne aiutante del Presidente e ottenne il grado di Comandante. Pierre-Napoléon Bonaparte tornò nella tenuta di famiglia a Canino, dove si dilettava a cacciare con i suoi fratelli. Un giorno catturarono un noto bandito e uno dei fratelli lo ferì. Consegnarono il bandito alla polizia, che invece di essere riconoscente cercò di arrestarli. Bonaparte si scagliò con il suo coltello da caccia e uccise un giovane ufficiale. Fu condannato a morte, ma dopo aver scontato nove mesi di carcere, fu rilasciato in seguito a un intervento del Papa, a condizione che lasciasse Canino. Viaggiò negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e a Corfù, da dove si imbarcò per l'Albania con alcuni amici. Insidiato dai briganti, riuscì a respingerli ma gli fu chiesto di lasciare Corfù. Dopo la rivoluzione del 1848 tornò in Francia e fu eletto all'Assemblea nazionale come deputato per la Corsica, dichiarandosi repubblicano. Ma dopo che suo cugino Luigi divenne Napoleone III, accettò il titolo di Principe, perdendo l'appoggio dei repubblicani. Nel 1853 sposò Justine Eleonore Ruffin, figlia di un operaio parigino. Ebbero due figli, il principe Roland Napoleone Bonaparte nel 1858 e la principessa Jeannne Bonaparte nel 1861. Napoleone III, ora sul trono di Francia, non approvò il matrimonio e la famiglia andò a vivere a Calinzana in Corsica. Pierre-Napoléon Bonaparte sparò e uccise un giornalista ma fu assolto dall'accusa di omicidio. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi sul periodo storico in argomento, a cura di Gianni Aiello, presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” ed il Centro studi “Gioacchino e Napoleone”. L’incontro sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 8 novembre....
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A Reggio Calabria conversazione sul centenario della nascita di Mastroianni
Con il patrocinio del Centro studi Ricerche e Documentazione “Marcello Mastroianni, attore – APS”, del Comune di Fontana di Liri e dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone, il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, organizza una giornata di studi sul tema “1924-2024: nel centenario della nascita di Marcello Mastroianni. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggina, sarà disponibile il prossimo 31 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete. Marcello Mastroianni nacque a Fontana Liri, in provincia di Frosinone, cent’anni fa e successivamente, a seguito della sua attività artistica, diventa il più famoso, importante e premiato attore della storia italiana. Marcello Mastroianni, che in quasi mezzo secolo di carriera, fu presente sui set di centoquaranta film, diventando il volto maschile più riconoscibile del cinema italiano in un periodo in cui era considerato forse il migliore al mondo. Ebbe proficue e affiatate collaborazioni con i registi più apprezzati dell’epoca: Pietro Germi, Ettore Scola, Mario Monicelli ma soprattutto Federico Fellini, che lo volle come protagonista dei suoi film più celebri, La dolce vita (1960) e 8½ (1963). Le sue prime esperienze nel mondo del cinema avvennero quando era ancora bambino. Ebbe infatti la possibilità di fare comparsate addirittura in alcuni film del grande Vittorio De Sica, che negli anni '30 era già un maestro riconosciuto. Dopo la maturità liceale, si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio, senza però mai interrompere il rapporto con lo spettacolo e in particolare con il teatro. Entrato a far parte del Centro Universitario Teatrale, viene notato nientemeno che da Luchino Visconti, il quale lo chiama per interpretare importanti ruoli in lavori teatrali di recente concezione. Tra questi, ad esempio, “Un tram chiamato desiderio” e "Morte di un commesso viaggiatore"; oppure più classici come “La locandiera” e "Le tre sorelle". L'affermazione definitiva della carriera di Mastroianni arriva nel 1958 con “I soliti ignoti” di Mario Monicelli, a cui segue due anni più tardi “Adua e le sue compagne” di Antonio Pietrangeli. Ottiene il successo internazionale grazie alla collaborazione con Federico Fellini nei suoi due capolavori “La dolce vita” (1960) e il successivo" 8½". Fu candidato per tre volte all’Oscar al migliore attore, vinse due Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes, due Coppe Volpi per il migliore attore al Festival del cinema di Venezia, otto David di Donatello e decine di altri premi per la sua recitazione. Nel 1962 il "Time" lo definisce il divo straniero più popolare negli Stati Uniti e sicuramente è stato uno degli attori italiani più conosciuti nel mondo. Tra gli altri riconoscimenti, due Golden Globe, due Premi Bafta, otto David di Donatello, otto Nastri d'argento, cinque Globi d'oro e un Ciak d'oro. E' stato per tre volte candidato all'Oscar come miglior attore per “Divorzio all'italiana”, (1961) di Pietro Germi, “Una giornata particolare” (1977) di Ettore Scola e per “Oci ciornie” (1987) di Nikita Sergeevič Michalkov. Dopo i saluti istituzionali, sarà la volta di Antonio Megali (Vice presidente del sodalizio culturale reggino) che ne ricorderà le doti umane ed artistiche. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 31 ottobre.
A Reggio Calabria conversazione sul centenario della nascita di Mastroianni
Il prossimo 31 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema“1954-2024: nel centenario della nascita di Marcello Mastroianni”. Nacque a Fontana Liri, in provincia di Frosinone, cent’anni fa colui che sarebbe diventato il più famoso, importante e premiato attore della storia italiana, Marcello Mastroianni, che in quasi mezzo secolo di carriera, fu presente sui set di centoquaranta film, diventando il volto maschile più riconoscibile del cinema italiano in un periodo in cui era considerato forse il migliore al mondo. Ebbe proficue e affiatate collaborazioni con i registi più apprezzati dell’epoca: Pietro Germi, Ettore Scola, Mario Monicelli ma soprattutto Federico Fellini, che lo volle come protagonista dei suoi film più celebri, La dolce vita (1960) e 8½ (1963). Le sue prime esperienze nel mondo del cinema avvennero quando era ancora bambino. Ebbe infatti la possibilità di fare comparsate addirittura in alcuni film del grande Vittorio De Sica, che negli anni '30 era già un maestro riconosciuto. Dopo la maturità liceale, si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio, senza però mai interrompere il rapporto con lo spettacolo e in particolare con il teatro. Entrato a far parte del Centro Universitario Teatrale, viene notato nientemeno che da Luchino Visconti, il quale lo chiama per interpretare importanti ruoli in lavori teatrali di recente concezione. Tra questi, ad esempio, “Un tram chiamato desiderio” e "Morte di un commesso viaggiatore"; oppure più classici come “La locandiera” e "Le tre sorelle". L'affermazione definitiva della carriera di Mastroianni arriva nel 1958 con “I soliti ignoti” di Mario Monicelli, a cui segue due anni più tardi “Adua e le sue compagne” di Antonio Pietrangeli. Ottiene il successo internazionale grazie alla collaborazione con Federico Fellini nei suoi due capolavori “La dolce vita” (1960) e il successivo" 8½". Fu candidato per tre volte all’Oscar al migliore attore, vinse due Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes, due Coppe Volpi per il migliore attore al Festival del cinema di Venezia, otto David di Donatello e decine di altri premi per la sua recitazione. Nel 1962 il "Time" lo definisce il divo straniero più popolare negli Stati Uniti e sicuramente è stato uno degli attori italiani più conosciuti nel mondo. Tra gli altri riconoscimenti, due Golden Globe, due Premi Bafta, otto David di Donatello, otto Nastri d'argento, cinque Globi d'oro e un Ciak d'oro. E' stato per tre volte candidato all'Oscar come miglior attore per “Divorzio all'italiana”, (1961) di Pietro Germi, “Una giornata particolare” (1977) di Ettore Scola e per “Oci ciornie” (1987) di Nikita Sergeevič Michalkov. Dopo i saluti istituzionali, sarà la volta di Antonio Megali (Vice presidente del sodalizio culturale reggino) che ne ricorderà le doti umane ed artistiche. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 31 ottobre.
A Reggio Calabria conversazione sul tema "Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda"
Giunge alla XXIX edizione, la giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone” sul tema “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Le conversazioni culturali organizzate dalle due co-associazioni reggine, sono articolate in giornate di studi, si rinnovano annualmente a far data dal 1995. Rappresenta un giusto momento di riflessione, in Calabria, dove si rievoca la figura di Gioacchino Murat nel giorno della sua scomparsa, caratterizzato dalla presenza di autorevoli studiosi. La storiografia ufficiale ha oscurato la sua azione democratica, tesa al liberalismo ed alla costituzione di una nazione, un Regno unito, indipendente, secondo i modelli illuministici. Il periodo, comunemente indicato come “decennio francese”, ha inizio il 14 gennaio 1806, giorno dell’entrata in Napoli di Giuseppe Bonaparte, fino all’amministrazione di Gioacchino Murat, che rimase a governare il Regno fino al marzo 1815. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di svariati documenti, facenti parte di un periodo storico, che ebbe il merito di portare in Italia, le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. La figura di Gioacchino Murat che a Pizzo Calabro viene ricordato perché qui trovò la morte nel 1815 è stata a lungo mistificata. E tutt’ora continua ad esserlo. La storiografia ufficiale lo vuole prima in lotta di collisione col cognato Imperatore Napoleone I°, pronto a tradirlo per ottenere un posto al sole. Poi impegnato nelle vicende rivoluzionarie del 1815 che lo volevano farsi promotore di un’Unità nazionale italiana ante litteram, che non aveva al suo attivo le giuste premesse. Il Re di Napoli Gioacchino Murat, durante i cento giorni di Napoleone, dichiara guerra all’Impero austriaco per impedire il tentativo di restaurazione dei Borbone sul trono napoletano e, allo stesso tempo, per sostenere l’Imperatore francese. La nuova edizione, ” sul tema “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”, si è svolta nella giornata di domenica 13 ottobre ed ha registrato le presenze, in qualità di relatori, la ricercatrice toscana Elena Pierotti e Gianni Aiello (presidente delle due co-associazioni organizzatrici). Nel corso della nuova edizione hanno fatto seguito gli interventi della ricercatrice toscana Elena Pierotti su “Gioacchino Murat in Corsica” e di Gianni Aiello (Presidente delle due co-associazioni organizzatrici) sul tema “Il ritorno dei Murat sul territorio reggino dopo 173 anni”. La gradita ospite delle due co-associazioni, la ricercatrice lucchese Elena Pierotti, ha analizzato il tema “Gioacchino Murat in Corsica”, dando lettura ad alcuni documenti degli archivi toscani e dello stato Vaticano. La parola è passata a Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”) che ha trattato il tema “Il ritorno dei Murat sul territorio reggino dopo 173 anni”. In buona sostanza si tratta della sequenza degli eventi che si svolsero il 13 ottobre del 1998, data relativa alla quarta edizione della giornata di studi “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Foto, attestati benemeriti, corrispondenza epistolare, reportage giornalisti a riguardo il soggiorno dei discendenti del Re di Napoli sul territorio reggino dopo ben 173 anni. La giornata di studi, giunta alla XXIX edizione, ha avuto il merito, in questo arco di anni, di ospitare, studiosi, accademici, ricercatori, appassionati di storia, istituti museali, associazioni, i discendenti delle famiglie Bonaparte e Murat, creando così un’agorà di incontro confronto. Tale periodo, definito dallo storico calabrese Umberto Caldora come “decennio francese”, e tale fase storica, è stata oggetto di analisi su diversi aspetti relativi a fatti e personaggi che hanno operato nel corso di quegli anni. Le giornate di studio, organizzate dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, poggiano le loro basi sull’analisi di svariati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale.
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A Reggio Calabria conversazione sul tema "Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda"
Il prossimo 13 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile la nuova edizione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, denominata “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Alla conversazione, organizzata da remoto, parteciperanno in qualità di relatori la ricercatrice toscana Elena Pierotti e Gianni Aiello (presidente delle due co-associazioni organizzatrici). La storiografia ufficiale ha oscurato la sua azione democratica, tesa al liberalismo ed alla costituzione di una nazione, un Regno unito, indipendente, secondo i modelli illuministici. Il periodo, comunemente indicato come “decennio francese”, ha inizio il 14 gennaio 1806, giorno dell’entrata in Napoli di Giuseppe Bonaparte, fino all'amministrazione di Gioacchino Murat, che rimase a governare il Regno fino al marzo 1815. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di variegati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. La conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre.
A Reggio Calabria conversazione sul tema"1924-2024: il centenario della radio italiana"
Il prossimo 6 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema“1954-2024: il centenario della radio italiana”.Erano le ore 21 del 6 ottobre 1924, quando si dette il via ufficiale alle trasmissioni radiofoniche in Italia. Così annunciava la presentatrice: “Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo“. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, registra la presenza, in qualità di gradito ospite del Vice presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”, Antonino Megali.Il relatore ripercorrerà la centenaria storia della radio italiana attraverso i suoi conduttori, i programmi che ne hanno fatto la storia, le canzoni lanciate dalla radio, i funzionari, gli effetti del media sulla politica e sul costume italiano. La nascita della radio in Italia, i primi divi della radio (Maria Luisa Boncompagni, Nunzio Filogamo e Nicolò Carosio), le prime trasmissioni popolari; la radio del dopoguerra. il giornale radio, Radio sera, i Gazzettini regionali. E ancora: l’ideazione del Festival di Sanremo (che nasce come trasmissione radiofonica), la nascita di Tutto il calcio minuto per minuto, le trasmissioni sportive, i radio documentari, il teatro in radio, la nascita della filodiffusione e del Notturno italiano. Con gli anni ’60 grazie ad alcuni dirigenti illuminati la radio vive una seconda gioventù. La riforma della Rai, la nascita dei tre Gr. La rottura del monopolio e la Rai che deve fronteggiare la concorrenza della radio libere, la nascita di Raistereo1, Raistereo2 e il successo di Rai Stereo Notte, Black out e il Fabio Fazio radiofonico. La radio nella seconda Repubblica. Il ripristino del Gr unificato, Michele Mirabella e Toni Garrani, Andrea Vianello, Dario Salvatori, Carlo Massarini, Gianluca Nicoletti, Umberto Broccoli, il ritorno in radio di Enrica Bonaccorti, Paolo Limiti, Maurizio Costanzo. La radio del nuovo millennio: la nascita di Gr parlamento, di Isoradio, Radio3 Classica e di nuovi canali di Radio Rai. Cento anni della radio musicale e non restano negli occhi (e nelle orecchie) le immagini e i suoni che hanno caratterizzato le varie epoche. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da domenica 6 ottobre....
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A Reggio Calabria conversazione sul tema "Gigi Miseferi racconta Giacomo Battaglia"
Continua la programmazione da remoto, a cura del Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria con un nuovo incontro avente come tema "Gigi Miseferi racconta Giacomo Battaglia". La nuova conversazione, a cura del sodalizio organizzatore, è un omaggio che si vuol rendere all’attore reggino, scomparso, il 26 giugno del 2018, dopo 9 mesi di ricovero in ospedale, in seguito a un ictus che lo aveva colpito. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, ha registrato le presenze, in qualità di graditi ospiti, del Vice Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” Antonino Megali, e non per ordine d’importanza di Gigi Miseferi, compagno di scena ed amico di sempre di Giacomo Battaglia. Conosciutisi casualmente a Reggio Calabria grazie ad amici comuni, iniziano il loro sodalizio artistico a metà degli anni ottanta con una serie di fortunate trasmissioni radiofoniche su delle emittenti locali. Nel 1990 partecipano alla trasmissione delle reti RAI Stasera mi butto, riservata a giovani comici emergenti, dove vengono notati da Pier Francesco Pingitore, che li scrittura per lo spettacolo Troppa Trippa della Compagnia del Teatro Bagaglino. Da allora diventano membri stabili della Compagnia del Teatro Bagaglino, dando vita a sketch comici e imitazioni fra le quali ricordiamo quella di Sandro Ciotti e Bruno Vespa. Tifosi sfegatati della Reggina, spesso sono stati ospiti della trasmissione RAI Quelli che il calcio in qualità di inviati per le partite della formazione amaranto. Nel 2013 Battaglia prese parte al programma Comunity - L'altra Italia per Rai Italia, condotto da Benedetta Rinaldi, nella puntata dedicata alla Calabria, presentando il suo libro Racconti in Amaranto. Nel 1990 partecipano alla trasmissione delle reti RAI Stasera mi butto, riservata a giovani comici emergenti, dove vengono notati da Pier Francesco Pingitore, che li scrittura per lo spettacolo Troppa Trippa della Compagnia del Teatro Bagaglino. Da allora diventano membri stabili della Compagnia del Teatro Bagaglino, dando vita a sketch comici e imitazioni fra le quali ricordiamo quella di Sandro Ciotti e Bruno Vespa. In diverse occasioni sono stati ospiti della trasmissione RAI Quelli che il calcio in qualità di inviati per le partite della Reggina 1914. La conversazione "Gigi Miseferi racconta Giacomo Battaglia", organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da Venerdì 27 settembre 2024....
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A Reggio Calabria viene presentato il saggio "Passeggiata tra le stelle con Spiro Dalla Porta Xy
"Passeggiata tra le stelle con Spiro Dalla Porta Xydias" è il titolo del libro di Nadia di Nadia Pastorcich, pubblicato da Luglio Editore, presentato dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative alla figura di Spiro Dalla Porta Xydias . Spiro Dalla Porta Xydias ha lasciato un segno nel panorama teatrale italiano e non solo. E stato tra i fondatori del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e ha inoltre collaborato con nomi che ancora oggi ricordiamo: Lea Padovani, Gian Maria Volonté, Paola Borboni, Franco Enriquez, Edgardo Siroli. Un’altra sua grande passione è stata quella per la montagna, per la sua amata Val Rosandra, conosciuta grazie al suo insegnante Giani Stuparich. La scrittrice e fotografa Nadia Pastorcich presenterà l’opera ‘Passeggiata tra le stelle con Spiro Dalla Porta Xydias’ (Luglio Editore, 2022). L’evento ripercorrerà l’esistenza di Spiro Dalla Porta a trecento sessanta gradi, col filo rosso di una narrazione orale, desunta dalle interviste stesse con Spiro e con piglio esistenziale, rivolto a trattare un uomo per il quale teatro e montagna non erano solo argomenti, ma ragioni d’esistere, nucleo di un pensiero filosofico espresso con un’attività di letterato e alpinista instancabile. Tra i fondatori del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, allievo di Giani Stuparich, apritore di 107 nuove vie, presidente dell’Accademico Orientale del CAI, presidente della sezione XXX Ottobre di Trieste, presidente del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e infine, con grande semplicità, scrittore con sessanta libri all’attivo. Sono innumerevoli i conseguimenti di Spiro Dalla Porta; eppure tutti, per quanto diversi, accomunati da un’identica traiettoria, una ‘passeggiata tra le stelle’ che, citando l’opera di Pastorcich, “si conclude con uno sguardo verso l’alto, un’ascesa in punta di piedi verso l’infinito”. Nadia Pastorcich, giornalista e fotografa, è nata a Trieste e la sua passione per la cultura l’ha portata a laurearsi in Scienze della Comunicazione e in Scienze del Patrimonio Audiovisivo e dei Nuovi Media. Collabora con varie riviste e con il quotidiano Il Piccolo. Presenta libri, eventi ed è autrice di testi di spettacoli teatrali e di progetti video. Da diversi anni è accademica del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna). Ha inoltre preso parte a giurie di concorsi letterari e artistici sia in Italia che all’estero. Come attrice ha partecipato al film La legge degli spazi bianchi di Mauro Caputo, tratto dall’omonimo racconto di Giorgio Pressburger e presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia. Ha pure collaborato al docufilm “No Borders - Flusso di coscienza”, sempre dello stesso regista. Nel 2021 è uscito il suo primo libro ‘Lelio Luttazzi e la settima arte. Musicista, attore e regista. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 20 settembre. ...
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Il Circolo “L’Agorà” percorre le varie fasi storiche dell’arte nell’antica Grecia.
"Forme artistiche nell’antica Grecia" è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative ai colori ed alle varie forme geometriche che si svilupparono nell’antica Grecia e si espansero in diversi ambiti geografici del Mediterraneo. L'arte greca affonda le sue radici nelle civiltà del mondo Egeo, un tempo conosciute principalmente attraverso i poemi omerici, resoconti orali messi per iscritto intorno al 750 a.C. Il mondo greco, nonostante la diversità delle sue culture ed organizzato prima in colonie e poi in città in tutto il bacino del Mediterraneo, era legato da un linguaggio artistico comune, una comune koiné, che si evolse attraverso tempi e regioni. Dal punto di vista geografico, l'arte greca conosce il suo primo sviluppo nel Peloponneso, nell'Attica, nelle isole egee e successivamente si espanse con la colonizzazione nei territori dell'Asia Minore e dell'Italia Meridionale. La civiltà greca si sviluppa intorno al 12° secolo a.C. nei territori del Peloponneso e dell’Attica e nelle numerose isole del Mar Egeo disseminate lungo le coste. Successivamente si espande fino all’Asia Minore, al Mar Nero, alla Sicilia e all’Italia meridionale; in età ellenistica, con le conquiste di Alessandro Magno, raggiunge anche l’Egitto e il Vicino Oriente. La produzione decorativa su ceramiche è invece ben testimoniata da numerosi ritrovamenti in tutta l’area del Mediterraneo. Sono vasi di tutte le dimensioni usati come contenitori per liquidi, brocche, coppe per bere, vasi a cratere per mescolare vino e acqua, anfore per l’acqua o per l’olio. Nei secoli VII e VI a.C. si afferma lo stile a figure nere dipinte sul fondo rosso dell’argilla cotta. I particolari sono ottenuti incidendo con una punta di metallo la vernice nera. In questa fase si descrivono temi a carattere mitologico: imprese eroiche, episodi tratti dai poemi omerici (Iliade e Odissea), divinità, guerrieri e atleti. Dalla fine del VI secolo alla fine del IV secolo a.C. si sviluppa lo stile a figure rosse su fondo nero. La superficie del vaso è rivestita di vernice nera, lasciando scoperte le figure, che mantengono il colore rosso dell’argilla cotta. Con un sottile pennello sono poi completati i particolari. In questa fase sono descritte anche scene di vita quotidiana. Ma tale vasta produzione si sviluppò anche nel campo dell’architettura, pittura, scultura. L'arte greca fiorì per circa otto secoli dal X-IX secolo a. C. alla conquista dei Romani nel I secolo a. C. Comprende un complesso di manifestazioni artistiche prodotte dalle popolazioni delle singole città greche, organizzate in stati indipendenti sul modello della Polis. La periodizzazione e le fasi dello sviluppo degli stili sono conosciute e ordinate in base alle scoperte archeologiche, perciò sono soggette a continui aggiustamenti e precisazioni. Dal punto di vista geografico, l'arte greca conosce il suo primo sviluppo nel Peloponneso, nell'Attica, nelle isole egee e poi si espande con la colonizzazione nei territori dell'Asia Minore e dell'Italia Meridionale. La Grecia antica era divisa in tanti piccoli stati in continua rivalità e spesso in conflitto tra loro, secondo la situazione che viene ben descritta da Omero. Nonostante la divisione politica i popoli greci trovano potenti elementi di coesione che finiscono per fondere insieme tante componenti in un'unica grande civiltà. Quanto evidenziato, in questo reportage, a cura di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), rivive nell’arte della riproduzione dei reperti archeologici, e di altre preziose testimonianze di un glorioso e ricco passato. Importanti tasselli della memoria, che ricostruiscono il modus operandi di un’epoca. Le riproduzioni archeologiche, hanno diverse finalità, dalla sostituzione degli originali in prestito a musei, alla creazione di supporti didattici. La possibilità di toccare e interagire con le copie offre un’opportunità unica di conoscenza, permettendo agli oggetti di raccontare la propria storia attraverso il tatto. Oggi abbiamo, non solo i musei che fanno le proprie riproduzioni, ma anche validi artisti ed artigiani che ricreano pezzi antichi alla perfezione, permettendo a centinaia di persone in tutto il mondo, che amano l’arte e la storia, di creare piccole o grandi collezioni o di includere magnifiche riproduzioni d’arte nella loro collezione. Il nostro breve, ma intenso viaggio, nella storia dell’arte del mondo egeo, si ferma ad Heraklion, città ubicata al centro-nord dell'isola di Creta, ed affaccia sul Mar Egeo, e conosciuta anche come Candia, Eraclio o Eracleo. Heraklion è la capitale dell'isola di Creta, il suo fulcro economico e culturale, ed è una delle località turistiche più frequentate della Grecia. Creta è tra le terre più antiche del Vecchio Continente, non per niente viene definita la culla della civiltà europea. Qui si è sviluppata infatti una delle società più interessanti del nostro passato, la cultura minoica. Qui sono passati gli dei e le dee. Heraklion è la capitale di quest’isola posta nel cuore del Mediterraneo. Dopo questo excursus storico, entriamo in un negozio di souvenir ad Heraklion, ubicato al centro vicino al porto, ricco di riferimenti della cultura minoica e finemente lavorati. Ad attendere l’autore del reportage c’è un signore alquanto gentile e disponibile alla conversazione, il suo nome è Antonio. Dal dialogo, tra l’abile artigiano e cultore della storia del mondo ellenico e Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), scaturisce la passione della storia, della memoria e del gusto dell’armonia dell’arte. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso dell’incontro, predisposto dal Circolo Culturale “L’Agorà”, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, è disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 30 agosto.
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A Reggio Calabria si ricorderà l’evoluzione dell’arte nel mondo dell’antica Grecia
"Forme artistiche nell’antica Grecia" è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative all’arte greca che rappresenta la carta d’identità e la magnificenza di quella cultura, culla della civiltà occidentale. La civiltà greca si sviluppa intorno al 12° secolo a.C. nei territori del Peloponneso e dell’Attica e nelle numerose isole del Mar Egeo disseminate lungo le coste. Successivamente si espande fino all’Asia Minore, al Mar Nero, alla Sicilia e all’Italia meridionale; in età ellenistica, con le conquiste di Alessandro Magno, raggiunge anche l’Egitto e il Vicino Oriente. La produzione decorativa su ceramiche è invece ben testimoniata da numerosi ritrovamenti in tutta l’area del Mediterraneo. Sono vasi di tutte le dimensioni usati come contenitori per liquidi, brocche, coppe per bere, vasi a cratere per mescolare vino e acqua, anfore per l’acqua o per l’olio. Nei secoli VII e VI a.C. si afferma lo stile a figure nere dipinte sul fondo rosso dell’argilla cotta. I particolari sono ottenuti incidendo con una punta di metallo la vernice nera. In questa fase si descrivono temi a carattere mitologico: imprese eroiche, episodi tratti dai poemi omerici (Iliade e Odissea), divinità, guerrieri e atleti. Dalla fine del VI secolo alla fine del IV secolo a.C. si sviluppa lo stile a figure rosse su fondo nero. La superficie del vaso è rivestita di vernice nera, lasciando scoperte le figure, che mantengono il colore rosso dell’argilla cotta. Con un sottile pennello sono poi completati i particolari. In questa fase sono descritte anche scene di vita quotidiana. Ma tale vasta produzione si sviluppò anche nel campo dell’architettura, pittura, scultura. L'arte greca fiorì per circa otto secoli dal X-IX secolo a. C. alla conquista dei Romani nel I secolo a. C. Comprende un complesso di manifestazioni artistiche prodotte dalle popolazioni delle singole città greche, organizzate in stati indipendenti sul modello della Polis. La periodizzazione e le fasi dello sviluppo degli stili sono conosciute e ordinate in base alle scoperte archeologiche, perciò sono soggette a continui aggiustamenti e precisazioni. Dal punto di vista geografico, l'arte greca conosce il suo primo sviluppo nel Peloponneso, nell'Attica, nelle isole egee e poi si espande con la colonizzazione nei territori dell'Asia Minore e dell'Italia Meridionale. La Grecia antica era divisa in tanti piccoli stati in continua rivalità e spesso in conflitto tra loro, secondo la situazione che viene ben descritta da Omero. Nonostante la divisione politica i popoli greci trovano potenti elementi di coesione che finiscono per fondere insieme tante componenti in un'unica grande civiltà. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 30 agosto....
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Il Circolo “L’Agorà” ricorda le vittime della strage di Bellolampo di Passo di Rigano del 1949
Erano le 18 del 19 agosto 1949, quando, a seguito di un attentato dinamitardo morirono 7 carabinieri. I militari dell'Arma sono stati ricordati nel corso di una conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, sul tema "Nel 75° anniversario della strage di Bellolampo". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sono oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si verificarono nella località di Bellolampo,cittadina in provincia di Palermo. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si svolse nell’estate del 1949 a cura dell’organizzazione di Salvatore Giuliano. La strage ebbe un antefatto: erano le 18 del 19 agosto 1949 quando la caserma in argomento venne assaltata con bombe a mano e raffiche di mitra. I carabinieri respinsero l'attacco e lanciarono l'allarme, e così da Palermo giunsero i rinforzi, ma i controlli, effettuati da parte delle forze dell’ordine, svoltosi per l’intera giornata diedero esito negativo. Al momento del ritorno in città, alle 21.30, all'altezza di Passo di Rigano, l'ultimo autocarro della colonna fu investito dallo scoppio di una mina anticaro tirata da un filo di ferro. L'esplosione investì il mezzo con a bordo 18 militari appartenenti al XII Battaglione mobile carabinieri di Palermo. La deflagrazione dilaniò il mezzo e provocò il ferimento di 11 feriti e la morte di sette giovani Carabinieri, dell'età media di 25 anni, di umili origini, provenienti da varie città italiane. In quei frangenti storici, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando l’Italia uscì devastata da quella guerra, vi era nell’intera Penisola una profonda crisi socio-economica,e molti giovani, per non gravare, alle già difficili condizioni economiche del proprio nucleo familiare, decidevano di arruolarsi nelle Forze dell’ordine, quali Carabinieri, Polizia. Correva dunque l’anno 1949 quando il 19 agosto, si perpetrò la strage di Passo di Rigano - Bellolampo, conosciuta anche come Strage di Bellolampo, che in quel periodo era una piccola borgata a 10 km da Palermo, ubicata in piena campagna sulla strada provinciale SP1 di accesso alla città, provenendo da Partinico e Montelepre. L'assalto era in realtà un attacco dimostrativo che doveva fungere da esca per attirare quante più forze di polizia in un territorio difficile sia per l'aspra orografia del terreno sia per l'orario notturno. A seguito di quella terribile deflagrazione, causata dallo scoppio di una mina anticaro trovarono la morte i carabinieri Pasquale Marcone (Napoli), Gabriele Palandrani (Ascoli Piceno), Sergio Mancini (Roma), Antonio Pubusa (Cagliari), Ilario Russo (Caserta) Armando Loddo (di 21 anni , nato nel 1928 a Reggio Calabria) e, Giovanni Battista Aloe (di 22 anni, nato nel 1927 a Lago di Cosenza). I resti straziati dei corpi dei sette carabinieri vennero ritrovati nel raggio di un centinaio di metri. Altri carabinieri furono gravemente feriti, tra loro il tenente Ignazio Milillo, comandante della seconda compagnia del Battaglione mobile. Già anni prima, era il 26 dicembre 1945, quel presidio dell'Arma dei Carabinieri fu attaccata una prima volta da una cinquantina di uomini di Salvatore Giuliano, che in quel momento rivestiva il ruolo di colonnello delle formazioni separatiste dell'EVIS, che la devastarono. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso dell’incontro, predisposto dal Circolo Culturale “L’Agorà”, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, è disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 19 agosto.
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Il Circolo “L’Agorà” ricorda le vittime della strage di Bellolampo di Passo di Rigano del 1949
Erano le 18 del 19 agosto 1949, quando, a seguito di un attentato dinamitardo morirono 7 carabinieri. I militari dell'Arma sono stati ricordati nel corso di una conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, sul tema "Nel 75° anniversario della strage di Bellolampo". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sono oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si verificarono nella località di Bellolampo,cittadina in provincia di Palermo. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si svolse nell’estate del 1949 a cura dell’organizzazione di Salvatore Giuliano. La strage ebbe un antefatto: erano le 18 del 19 agosto 1949 quando la caserma in argomento venne assaltata con bombe a mano e raffiche di mitra. I carabinieri respinsero l'attacco e lanciarono l'allarme, e così da Palermo giunsero i rinforzi, ma i controlli, effettuati da parte delle forze dell’ordine, svoltosi per l’intera giornata diedero esito negativo. Al momento del ritorno in città, alle 21.30, all'altezza di Passo di Rigano, l'ultimo autocarro della colonna fu investito dallo scoppio di una mina anticaro tirata da un filo di ferro. L'esplosione investì il mezzo con a bordo 18 militari appartenenti al XII Battaglione mobile carabinieri di Palermo. La deflagrazione dilaniò il mezzo e provocò il ferimento di 11 feriti e la morte di sette giovani Carabinieri, dell'età media di 25 anni, di umili origini, provenienti da varie città italiane. In quei frangenti storici, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando l’Italia uscì devastata da quella guerra, vi era nell’intera Penisola una profonda crisi socio-economica,e molti giovani, per non gravare, alle già difficili condizioni economiche del proprio nucleo familiare, decidevano di arruolarsi nelle Forze dell’ordine, quali Carabinieri, Polizia. Correva dunque l’anno 1949 quando il 19 agosto, si perpetrò la strage di Passo di Rigano - Bellolampo, conosciuta anche come Strage di Bellolampo, che in quel periodo era una piccola borgata a 10 km da Palermo, ubicata in piena campagna sulla strada provinciale SP1 di accesso alla città, provenendo da Partinico e Montelepre. L'assalto era in realtà un attacco dimostrativo che doveva fungere da esca per attirare quante più forze di polizia in un territorio difficile sia per l'aspra orografia del terreno sia per l'orario notturno. A seguito di quella terribile deflagrazione, causata dallo scoppio di una mina anticaro trovarono la morte i carabinieri Pasquale Marcone (Napoli), Gabriele Palandrani (Ascoli Piceno), Sergio Mancini (Roma), Antonio Pubusa (Cagliari), Ilario Russo (Caserta) Armando Loddo (di 21 anni , nato nel 1928 a Reggio Calabria) e, Giovanni Battista Aloe (di 22 anni, nato nel 1927 a Lago di Cosenza). I resti straziati dei corpi dei sette carabinieri vennero ritrovati nel raggio di un centinaio di metri. Altri carabinieri furono gravemente feriti, tra loro il tenente Ignazio Milillo, comandante della seconda compagnia del Battaglione mobile. Già anni prima, era il 26 dicembre 1945, quel presidio dell'Arma dei Carabinieri fu attaccata una prima volta da una cinquantina di uomini di Salvatore Giuliano, che in quel momento rivestiva il ruolo di colonnello delle formazioni separatiste dell'EVIS, che la devastarono. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso dell’incontro, predisposto dal Circolo Culturale “L’Agorà”, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, è disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 19 agosto.
A Reggio Calabria si ricordano le vittime della strage di Bellolampo di Passo di Rigano
"Nel 75° anniversario della strage di Bellolampo" è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si svolsero nella cittadina alle porte di Palermo. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si consumò nell’estate del 1949 a cura dell’organizzazione di Salvatore Giuliano. Verso il tardo pomeriggio del 19 agosto 1949, la banda mafiosa Giuliano mise a punto una vera strage, la Strage di Bellolampo. Questa era intesa a colpire la caserma dei carabinieri di Bellolampo, una piccola borgata situata a 10 km da Palermo. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si svolse nell’estate del 1949 a cura dell’organizzazione di Salvatore Giuliano. La strage ebbe un antefatto: erano le 18 del 19 agosto 1949 quando la banda Giuliano assaltò con bombe a mano e raffiche di mitra la caserma di Bellolampo. I carabinieri respinsero l'attacco e lanciarono l'allarme, e così da Palermo partirono i rinforzi ma i controlli effettuati per tutto il giorno diedero esito negativo. Al momento del ritorno in città, alle 21.30, all'altezza di Passo di Rigano, l'ultimo autocarro della colonna fu investito dallo scoppio di una mina tirata da un filo. L’autocolonna era formata da 5 autocarri pesanti e da 2 autoblindate per un totale di 60 carabinieri del XII Battaglione Mobile di Palermo. I militari erano a bordo di un camion che rientrava in città attraversando quella che era allora una piccola borgata quando il mezzo fu investito dall’esplosione di una mina anticarro, collocata lungo la strada dagli uomini del bandito. L'esplosione investì il mezzo con a bordo 18 militari appartenenti al XII Battaglione mobile carabinieri di Palermo. La deflagrazione investì il mezzo e causò il ferimento di 11 feriti e la morte di sette carabinieri, tra i quali due calabresi. Altri 10 carabinieri rimasero feriti, e alcuni subirono gravi mutilazioni. Tutti facevano parte di un contingente che tornava in caserma dopo aver pattugliato le alture di Bellolampo dove nel pomeriggio la banda Giuliano aveva attaccato una stazione dei carabinieri, senza causare vittime, ma per attrarre sul posto altri militari da colpire con la bomba. Un secondo ordigno, piazzato poco distante, scoppiò al passaggio di due auto su cui viaggiavano i vertici dell’Arma e della polizia, diretti sul posto dell’attentato, e usciti fortunosamente indenni dall’esplosione. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 19 agosto....
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A Reggio Calabria si ricordano le vittime calabresi di Marcinelle del 1956.
"Nel 68° anniversario della strage di Marcinelle" è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si svolsero nella cittadina belga. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si verificò nella mattinata di mercoledì 8 agosto, a Bois du Cazier, miniera di carbon fossile, nel territorio dell'allora comune di Marcinelle, vicino Charleroi, in Belgio. Il Bois du Cazier fu la prima miniera in Vallonia, aperta nei primi decenni dell’Ottocento. Aveva strutture a dir poco antiquate. Avrebbe dovuto essere chiusa ma il prezzo internazionale del carbone dopo il ’45 permetteva a questa vetusta miniera di rimanere attiva. Il 23 giugno 1946 fu firmato il Protocollo italo-belga che prevedeva l'invio di 50 000 lavoratori in cambio di carbone. Nacquero così ampi flussi migratori verso il paese, uno dei quali, forse il più importante, fu quello degli italiani verso le miniere belghe. Nel 1956, fra i 142 000 minatori impiegati, 63 000 erano stranieri e fra questi 44 000 erano italiani. Tra il 1946 e il 1956 più di 140mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Il boom economico del dopoguerra aveva lasciato il Belgio con un bisogno disperato di manodopera e un accordo con il governo italiano aveva creato un corridoio preferenziale per l’arrivo di 50mila lavoratori. Il protocollo italo-belga, stipulato nel 1946 fra Italia e Belgio, era un accordo che assicurava fra le altre cose il trasferimento di lavoratori e le loro condizioni di lavoro. Un allegato che ne precisava certe modalità d'applicazione fu firmato a Roma il 27 aprile 1947. In questo modo, il Belgio superava la carenza di manodopera che ne stava rallentando la ripresa industriale, mentre l’Italia, Paese sconfitto nella seconda guerra mondiale e che versava in condizioni economiche disastrose, trovava una valvola di sfogo alla dilagante disoccupazione che caratterizzava il dopoguerra e si garantiva una materia prima indispensabile alla Ricostruzione. Ma all’ombra dei trattati si aprirà il dramma di migliaia di lavoratori, che si troveranno ad affrontare durissime condizioni di vita e di lavoro, che susciteranno vane critiche dello stesso governo De Gasperi e saliranno drammaticamente alla ribalta alcuni anni dopo la sua morte, quando un incendio scoppiato nella miniera del Bois du Cazier di Marcinelle perderanno la vita 262 persone, tra cui ben 136 immigrati italiani. Metà erano abruzzesi, e buona parte erano calabresi provenivano da Reggio Calabria, Cosenza, e da altre aree della regione. Quattro i calabresi morti nello spaventoso incendio di cui 3 reggini. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 8 agosto....
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"1924-2024: nel centenario della nascita di Corrado” è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative alla figura ed artistica di Corrado Mantoni, in arte Corrado. Nato a Roma, Corrado Mantoni è stato uno dei pionieri della televisione italiana, volto storico della Rai e decano dei conduttori insieme a Mike Bongiorno, Enzo Tortora e Pippo Baudo. Con la sua bonaria ironia ed eleganza entrò nei cuori di milioni di italiani, per i quali era Corrado e basta. Ventenne entrò all'EIAR come speaker radiofonico, annunciando al paese notizie di portata storica come la fine della Seconda guerra mondiale e la nascita della Repubblica Italiana. Negli anni ’50 Corrado conquista, ufficialmente, la radio italiana in veste di presentatore. Ogni suo programma è un successo, e il merito va soprattutto al suo carisma e a quell’ironia colta e brillante. È il decennio successivo, invece, a consacrarlo come uno dei migliori presentatori della televisione italiana. Esordisce con Un due tre nel 1955, ma quello è solo l’inizio di una serie di programmi iconici che hanno fatto la storia nostrana. Negli anni Sessanta approdò in TV con trasmissioni storiche, quali L'amico del giaguaro, Canzonissima, Fantastico e l'edizione del 1974 del Festival di Sanremo. Come autore ideò numerosi programmi per lui e per altri conduttori, come Domenica in per la Rai e Il pranzo è servito per Mediaset. Ma la sua creatura più riuscita fu la La corrida, ideato come programma radiofonico nel 1968 e portato sul piccolo schermo nel 1986, su Canale 5. Memorabili i siparietti con il maestro Roberto Pregadio e i concorrenti più bizzarri, sottoposti all'impietoso giudizio del pubblico. Fu attivo come doppiatore e attore in alcuni film (celebre lo sketch con Totò in Premio Nobel del 1967), mentre come cantante ebbe un enorme successo con la canzone Carletto (1982), con la quale vinse un Disco d'oro. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio culturale reggino, che ha registrato la presenze, in qualità di graditi ospiti, della ricercatrice toscana Elena Pierotti e del Vice Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” Antonino Megali, che nel corso della giornata di studi ne hanno ricordato le doti umani ed artistiche. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 2 agosto.
Il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha organizzato un incontro sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Lenin”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato la presenza dell’onorevole Michelangelo Tripodi. Vladimir Il’ic Ul’janov nasce a Simbirsk, città sulle rive del Volga, nel 1870. Entrambi i genitori sono legati alla professione scolastica: la madre è infatti un’insegnante mentre il padre lavora come educatore e ispettore. Il clima culturale della famiglia favorisce un’educazione progressista e illuminata al piccolo Vladimir e ai suoi sei fratelli. Un’educazione che è in forte contrasto con l’immobilismo culturale e politico della Russia di fine ‘800, dove gli zar governano con la repressione una società povera e arretrata. L’educazione familiare non produce effetti solo sul giovane Vladimir e anche gli altri fratelli hanno idee politiche in contrasto con il sistema zarista: Alexsandr, secondogenito maggiore di quattro anni, è infatti legato al populismo russo e progetta nel 1887 di attentare alla vita dello zar Alessandro III. Tratto in arresto dalla polizia si confessa colpevole e viene condannato a morte insieme a quattro suoi compagni. L’episodio segna per sempre il giovane Lenin che inizia a maturare idee politiche radicali sul futuro della Russia. Pochi mesi dopo l’evento Lenin termina a pieni voti il ginnasio e inizia gli studi di legge all’università del Kazan, avvicinandosi da subito ai movimenti studenteschi, tanto da essere espulso al primo anno dall’istituzione per la sua attività politica di agitatore. Confinato e messo sotto sorveglianza dalla polizia, il rivoluzionario inizia a dedicarsi allo studio del marxismo, che nel frattempo inizia a diffondersi in Russia grazie a intellettuali come Georgij Plechanov. Le teorie marxiste convincono subito Lenin: mentre coltiva lo studio di classici come “Il Capitale”, riesce nel frattempo a farsi riammettere come studente esterno all’Università di San Pietroburgo, dove ottiene la laurea in diritto nel 1891. Il contatto con la capitale russa inizia a legarlo sempre più agli ambienti politici rivoluzionari; trasferitosi in città nel 1893, la formazione politica di Lenin è ormai conclusa e inizia a rendersi noto per alcuni scritti dove critica fortemente la lotta politica dei populisti e afferma la superiorità del marxismo. Lenin è stato il maggiore leader rivoluzionario del Novecento. Gli effetti della sua opera hanno dominato il secolo. Fu un intellettuale di grande cultura, l’artefice della Rivoluzione di ottobre del 1917 in Russia, il fondatore dello Stato sovietico, la guida del comunismo internazionale tra il 1917 e il 1924 e il maggior continuatore di Marx, da lui interpretato secondo la tendenza che venne definita marxismo-leninismo. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da domenica 21 luglio...
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Le vicende della Calabria dai fatti del '70 ad oggi
Il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha organizzato un incontro sul tema “Le vicende della Calabria dai fatti del '70 ad oggi”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato la presenza dell’onorevole Fortunato Aloi. Il sodalizio culturale reggino non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine. Il 14 luglio di 54 anni fa scoppiava in riva allo Stretto, nella parte più meridionale della Penisola italiana, la rivolta urbana più lunga del novecento nel vecchio continente europeo. Ma ciò che accadde a Reggio ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto. Tali manovre, hanno radici antiche e lo dimostrano i vari eventi storici che si sono susseguiti con lo scorrere del tempo. A seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto. Tra questi si registra la Regia Udienza, che poi con l’andar del tempo fu trasformata nell’attuale Corte di Appello che decise le sorti della destinazione del Capoluogo regionale. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da domenica 14 luglio.
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A Reggio Calabria si celebra la Rivolta Operaria di Berlino Est del 17 giugno del 1953
"Nel settantunesimo della Rivolta operaia di Berlino Est del 17 giugno 1953" è il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si svolsero nella parte orientale della Germania. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Si tratta di una serie di indagini, scaturite da pazienti ed articolate ricerche, su testi e documenti archivistici, condotte dall’intervenuto. Ciò che accadde quel 17 giugno fu una sorpresa: nessuno l’aveva previsto, né a Est né a Ovest. Nel 1953 Stato e società della Repubblica democratica tedesca si trovavano in una crisi profonda, che non risparmiava nessuno. Già nell’estate precedente il tenore di vita della popolazione era a livelli molto bassi e la situazione peggiorò ulteriormente. Il 12 giugno in numerose città si registrarono assembramenti di fronte alle prigioni per chiedere il rilascio dei prigionieri politici: ed effettivamente, nel Brandeburgo e altrove, queste richieste vennero accolte! Dal 13 giugno la Sed, i sindacati la polizia e la Stasi dovettero fare i conti con richieste sempre più forti di dimissioni del governo e di libere elezioni. Il 16 giugno scoppiarono grandi scioperi a Berlino Est, in particolare nei grandi e prestigiosi cantieri sulla Stalinallee e all’ospedale di Friedrichshain. Emittenti radiofoniche occidentali, soprattutto Rias, raccontarono gli eventi. Il 17 giugno la vita a Berlino Est si paralizzò ulteriormente: quasi tutti i cantieri e le grandi imprese erano in sciopero, centinaia di migliaia manifestavano nel centro della città. La scintilla si diffuse in tutto il Paese: in oltre settecento città e comuni manifestava, scioperava e protestava quasi un milione di persone. Emittenti radiofoniche occidentali, soprattutto Rias, raccontarono gli eventi. Il 17 giugno la vita a Berlino Est si paralizzò ulteriormente: quasi tutti i cantieri e le grandi imprese erano in sciopero, centinaia di migliaia manifestavano nel centro della città. La scintilla si diffuse in tutto il Paese: in oltre settecento città e comuni manifestava, scioperava e protestava quasi un milione di persone. Alla fine, furono i militari sovietici a reprimere la rivolta. Obiettivi centrali erano libere elezioni, il ripristino dell’unità tedesca, nonché il miglioramento delle condizioni di vita. La rivolta non aveva alcuna possibilità di successo: metteva in discussione l’ordine del dopoguerra stabilito a Jalta e Potsdam.Le immagini di Berlino Est, nelle quali giovani attaccavano i carri armati con pietre e bottiglie, diventate presto famose in tutto il mondo, erano tutt’altro che normali in quel momento. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 17 giugno....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha organizzato un incontro sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Franz Kafka”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato la presenza del Vice presidente del sodalizio organizzatore Antonino Megali. Franz Kafka nasce a Praga il 3 luglio 1883. Figlio di un agiato commerciante ebreo, ha col padre un rapporto tormentoso. Il fidanzamento con Felice Bauer, interrotto, ripreso, poi definitivamente sciolto, la relazione con Dora Dymant, con cui convive dal 1923, testimoniano la ricerca di una stabilità sentimentale che non raggiunge mai. Studia Giurisprudenza, si laurea nel 1906 e si impiega in una compagnia di assicurazioni. Malato di tubercolosi, soggiorna per cure a Riva del Garda (1910-12), poi a Merano (1920) e infine nel sanatorio di Kierling, presso Vienna, dove muore il 3 giugno 1924. Nel 1913 esordisce con la raccolta di prose, Meditazione. Nel 1915 pubblica il suo racconto più celebre La metamorfosi. Il 1916 è l'anno de La condanna, seguono poi Nella colonia penale (1919), Il medico di campagna (1919), La costruzione della muraglia cinese e tre romanzi incompiuti: America (1924), Il processo (1924) e Il castello (1926). Con le sue opere, Franz Kafka ha rivoluzionato il modo di scrivere e raccontare storie del Novecento.La maggior parte delle sue opere, come Die Verwandlung (La metamorfosi), Der Prozess (Il processo) e Das Schloss (Il castello), è pregna di temi e archetipi di alienazione, brutalità fisica e psicologica, conflittualità genitori/figli, presentando personaggi in preda all'angoscia esistenziale, labirinti burocratici e trasformazioni mistiche. Le tematiche di Kafka, il senso di smarrimento e di angoscia di fronte all'esistenza, caricano la sua opera di contenuti filosofici che hanno stimolato l'esegesi dei suoi libri specialmente a partire dalla metà del Novecento. Nei suoi scritti è frequente imbattersi in una forma di crisi psicologica che pervade il protagonista sino all'epilogo della narrazione e che lo getta in modo progressivo in un'attenta analisi introspettiva. Non sono pochi i critici che hanno intravisto nei suoi testi elementi tali da farlo ritenere un interprete letterario dell'esistenzialismo. Altri infine hanno «coniato per Kafka la formula di "allegorismo vuoto". Come ogni autore allegorico, Kafka rappresenta una vicenda per "dire altro"; ma questo "altro" resta indecifrabile e dunque indicibile.» Secondo molti di essi Kafka volle con ciò forse rappresentare la solitudine e il senso di diversità dell'ebreo nella Mitteleuropa, la propria estraneità alla sua famiglia, il senso di colpa e l'impotenza umana del singolo di fronte al mondo e alla sua burocrazia. Il suo più celebre personaggio allegorico è lo scarafaggio umanoide Gregor Samsa, descritto ne La metamorfosi.Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 3 giugno....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha organizzato un incontro sul tema “Vasilij Kandinsky l’uomo che ascoltava i colori”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato la presenza della prof.ssa Manuela Quattrone, specializzata in Conservazione, Restauro e Valorizzazione dei beni architettonici e ambientali. La gradita ospite del sodalizio culturale organizzatore affronterà il mondo interiore dell’artista e il suo legame con la musica. Una riflessione sui colori collegabili ai suoni e alle emozioni che lo avrebbe portato a considerare le sue tele come un’opera musicale riuscendo a interiorizzare in modo sorprendente i meccanismi costruttivi della musica applicandoli alla pittura. Pochi artisti nella storia hanno avuto la sua padronanza e sensibilità. In lui c’è l’esigenza della libertà da ogni condizionamento esterno. Le sue opere vanno guardate con tutte le nostre capacità sensoriali. Durante l’esposizione dell’argomento verranno analizzate alcune delle sue opere più importanti attraverso questa nuova chiave di lettura individuata nel principio guida dell’interno lavoro acustico di Kandinsky: “principio della necessità”. Tele che rappresentano musica, in cui accosta a ogni colore un suono preciso, un’emozione, una sensazione, un profumo perché per lui ogni colore è capace di produrre determinati effetti sull’anima. Vasilij Vasil’evič Kandinskij nasce a Mosca il 16 dicembre 1866 e, solo sei anni dopo, si trasferisce a Monaco di Baviera. La sua è infatti una ricca famiglia di commercianti di tè i cui i viaggi in mare alla ricerca di affari lo portano a visitare i centri culturali più suggestivi d’Europa. A Venezia, scatta il colpo di fulmine con la pittura: affascinato dal modo in cui il mare riflette le luci della città, Kandinskij inizia a provare l’ardente desiderio di riprodurre gli stessi giochi di colore su tela. Sarà la zia Elizaveta ad essere la sua prima maestra e, sempre lei, lo avvicinerà anche al mondo della musica, piantando il seme di teorie artistiche covate per anni e destinate a segnare una svolta nella storia dell’arte una volta trascritte nero su bianco. Kandinsky crebbe a Odessa, dove da giovane imparò a suonare il violino e il pianoforte, e poi studiò diritto ed economia all'università di Mosca con eccellenti risultati, fino a ricevere l'offerta di una cattedra di diritto romano all'università di Dorpat, in Estonia. A 30 anni, nel 1896, lasciò la sua posizione accademica per iniziare a dipingere schizzi e studi anatomici, quindi si trasferì a Monaco per tentare l'ammissione all'Accademia delle belle arti. Dopo essere stato inizialmente rifiutato, riuscì a entrare all'accademia pochi anni dopo, e qui fiorì sia come pittore sia come teorico dell'arte. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 29 maggio....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha organizzato un incontro sul tema “I Carafa e la Santa Inquisizione”. La manifestazione, organizzata dal sodalizio culturale, ha il merito di analizzare ed accendere i riflettori su vari aspetti del periodo storico in argomento. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato le presenze della ricercatrice toscana Elena Pierotti e di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Il primo argomento della nuova conversazione, sarà affrontato dalla gradita ospite Elena Pierotti, su “Gian Pietro Carafa il “Papa nero”. Le origini della famiglia Carafa, secondo alcuni, si fanno risalire ai Caracciolo soprannominati "Carafa", e in particolare a tale Gregorio Caracciolo, patrizio napoletano, i cui discendenti si chiamarono Caracciolo Carafa e poi solo Carafa. I Carafa furono feudatari dai tempi di re Carlo I d'Angiò, patrizi napoletani del Seggio di Nido o di Nilo, iscritti nel "Libro d'Oro della Nobiltà Napolitana". I suoi membri furono decorati dei titoli di principe, duca, marchese, conte; furono ammessi all'Ordine Gerosolimitano di Malta nel 1394, del quale divenne Gran Maestro dal 1680 al 1690 frate Gregorio Carafa dei principi di Roccella. Gian Pietro Carafa venne eletto Pontefice il 23 maggio 1555 e, durante l’arco di tempo del suo pontificato, durato 4 anni e 87 giorni, utilizzò l’istituto del Sant'Uffizio come strumento di ricatto e selezione della classe dirigente ecclesiastica. Avviando indagini e raccogliendo documentatissimi dossiers ai danni di prelati, vescovi e cardinali, anche solo lontanamente sospettati di professare dottrine eretiche, l'Inquisizione romana riuscì a bloccare l'ascesa di tutti coloro che si opponevano alla sua linea intransigente.Il secondo intervento, quello di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), tratterà il tema “Eresie ed altre storie nella Calabria del cinquecento”. Si tratta dello sviluppo di una serie di indagini archivistiche, a seguito dei risultati scaturiti nel corso di un progetto, al quale aveva partecipato Gianni Aiello, finalizzato ad una indagine storica, dottrinale e sociologica delle comunità religiose non cattoliche della Città di Reggio Calabria. Nel corso del suo intervento, Gianni Aiello, presenterà alcuni dati, scaturiti da pazienti ed articolate ricerche, relativi all’analisi e la consultazione di diversi testi e documenti archivistici. Si argomenterà sulla dissidenza religiosa sul territorio durante il periodo della Riforma protestante, dell’emigrazione di molti reggini che si rifugiarono a Ginevra per sfuggire alle dure repressioni di quel periodo storico. Nella pubblicazione “Storia di Reggio Calabria da' tempi primitivi sino all'anno di Cristo 1797”di Domenico Spanò Bolani, vengono narrate le vicende a riguardo l’eresia luterana che ebbe a riguardare sia alcuni familiari dell’Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria Agostino Gonzaga, sia gli attriti tra due nobili famiglie cittadine, quelle dei Monsolino e dei Malgeri. A causa di questi dissidi giunse sul territorio Pietro Antonio Pansa, definito dallo Spanò Bolani “uomo d’inflessibile austerità: il quale esaminando a tortura molti infelici, con questo atroce argomento di quel secolo molti convinse di eresia, e molti condannò a perder la vita sul rogo. Tra questi sciagurati furono quattro cittadini di Reggio, ed undici di San Lorenzo; di questi undici sette eran frati Cappuccini”.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 22 maggio....
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Con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Verona, e la collaborazione con la storica casa editrice “Dellisanti”, il Circolo Culturale “L’Agorà”, organizza una giornata di studi sul tema “1924-2024: nel centenario della nascita di Walter Chiari”. Dopo i saluti istituzionali, seguiranno gli interventi del giornalista Antonio Dellisanti, direttore della omonima casa editrice. Di seguito, l’intervento del critico cinematografico Domenico Palattella, autore di “Walter Chiari 100 e … lode”. Concluderà la giornata di studi su Walter Chiari, il Vicepresidente del Circolo Culturale “L’Agorà”, Antonino Megali, che ne delineerà le doti umane ed artistiche. Walter Michele Armando Annicchiarico nacque l'8 marzo 1924 a Verona, terzogenito (prima di lui Osvaldo e Ada, e poi il minore Benito), da genitori pugliesi emigrati al Nord da Andria. Il padre Carmelo Annicchiarico era un funzionario di Pubblica Sicurezza originario di Grottaglie, la madre Enza (Vincenza) Tedesco, cui Walter fu sempre legatissimo, era maestra elementare. Attore, autore, regista, talent scout, Walter fu soprattutto il primo comico 'globale' dell’Italia moderna, abbandonando il retaggio dialettale, localistico, e l'aspetto buffonesco per innovare il modo di far ridere. Attore, comico, cabarettista, conduttore televisivo fu uno dei volti più noti della commedia all'italiana, nonché un grande mattatore sul piccolo schermo, un pioniere del varietà televisivo anni Sessanta. Ha interpretato fatto 112 film, ma il cinema italiano non lo ha mai veramente adottato nonostante l’esordio già nel 1946 (Vanità di Giorgio Pastina), la chiamata di Luchino Visconti (Bellissima, 1951) il successo personale con Alessandro Blasetti (Io, io, io e... gli altri, 1966). In teatro è stato mattatore della commedia musicale e del teatro di rivista. Incredibili i suoi successi tra Buonanotte Bettina, Il gufo e la gattina, Un mandarino per Teo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. È stato u carismatico attore di prosa: da La strana coppia, con Renato Rascel, nel 1966 a Finale di partita di Samuel Beckett, vent’anni dopo. Deve il suo successo soprattutto alla tivù di cui è protagonista in modo stabile fin dal 1958 quando appare insieme a Carlo Campanini, con il suo cavallo di battaglia, Il Sarchiapone, in cui ogni volta ripropone con aggiunte, modifiche, invenzioni in un flusso continuo di improvvisazione. Da allora e per oltre dieci anni è un geniale mattatore e sperimentatore tra Studio Uno, con il regista Antonello Falqui, Canzonissima, con Mina e Paolo Panelli, fino a Speciale per voi. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 15 maggio....
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Il prossimo 10 maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” ed avente come tema “Quando si abusa della credulità popolare?”. Il nuovo incontro, predisposto dalla associazione reggina, ha registrato la presenza del Professore Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria). Il gradito ospite del sodalizio culturale organizzatore è considerato uno dei massimi esperti di studi anatomici e di preparazione fisica in ambito sportivo e posturale, che da oltre vent’anni studia i corpi delle due statue avvalendosi di fonti storiche, scientifiche ed artistiche, promuovendo la sua ipotesi anatomica in tutto il mondo: al Getty Museum di Los Angeles nel 2010, al Museo di Lussino (Croazia) nel 2019, all’Ambasciata italiana a Tokyo durante le Olimpiadi del 2021, all’Università di Losanna nel 2022 ed in altri importanti siti culturali cittadini e d’Italia. La straordinaria storia dei Bronzi di Riace, le due sculture di provenienza greca, databili al V secolo a.C. e oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, comincia nel mese di agosto del 1972. Da quella data in poi diverse supposizioni, scuole di pensiero, si sono intrecciate tra di loro, creando un enorme groviglio che allo stato attuale, genera ulteriori domande a riguardo la loro provenienza e la loro esatta identità. In un contesto storico-geografico, inserito nello scenario del “feudalesimo del terzo millennio”, dove location indirizzata nell’alveo del “pensiero unico”, dove annida il restringimento del dibattito, del sano confronto, e si da per scontato e non confutabile le teorie di quella pseudo cultura dominante. La storia si basa su documenti, quindi è materia elastica: il ritrovamento di un atto, una nuova scoperta archeologica, arricchiscono le informazioni precedenti su una determinata opera, periodo o personaggio storico. Nuovi elementi questi che possono anche dare una chiave di lettura diversa da quella precedente, mentre quelle attitudini che ruotano intorno al “pensiero unico” sono da considerarsi come “pseudoscienza”.A cosa si è assistito nell’arco di tempo di questo mezzo secolo? Quante verità e quante cose celate sulle due figure bronzee? Erano veramente due? O più di due? E quelle pertinenze, quali elmi, lance, spade? Che fine hanno fatto? Insistentemente si parla di altre di altre scoperte delle quali si sarebbero perse le tracce in quella estate del 1972. Si parla anche poco di quei ragazzini, che secondo alcune fonti sarebbero i veri autori di quella scoperta. Leggende metropolitane o verità nascoste? Dati certi, invece sono gli studi che continuamente vengono effettuati da studiosi che non hanno la pretesa di essere i depositari della verità assoluta, ma di dare un modesto ma valido contributo culturale, promuovendo così alla messa in opera di nuovi tasselli nell’impalcatura identitaria dei Bronzi di Riace. Dando uno sguardo alle due statue, non bisogna essere degli esperti, ma appare chiaro che non vi è nessuna somiglianza tra i personaggi raffigurati, così come l’atteggiamento che esse assumono. Così come la loro datazione. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale organizzatore reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 10 maggio.
Il prossimo 5 maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, denominata “5 maggio”, giunta alla ventunesima edizione. Giunge alla ventunesima edizione, la giornata di studi sul periodo napoleonico, denominata “5 maggio”, avente come tema “Giuseppe Bonaparte, un sovrano illuminato”. La manifestazione, storicamente e da sempre organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro Studi “Gioacchino e Napoleone”, ha il merito di analizzare ed accendere i riflettori su vari aspetti del periodo storico in argomento. Il nuovo incontro, predisposto dalle due co-associazioni reggine, ha registrato le presenze della ricercatrice toscana Elena Pierotti e di Gianni Aiello , Presidente dei due sodalizi organizzatori. Il primo argomento della nuova edizione, è stato quello affrontato dalla gradita ospite Elena Pierotti,su“Giuseppe Bonaparte, un re Mediterraneo”. Giuseppe Bonaparte fu Re di Napoli dal 1806 al 1808, e re di Spagna dal 1808 al 1813, fratello maggiore di Napoleone, nacque a Corte (nel Dipartimento dell’Alta Corsica, il 7 gennaio del 1768 e quindi per sei mesi fu di nazionalità genovese. Infatti la Repubblica di Genova cedette l’isola alla Francia a seguito del trattato di Versailles, che venne stipulato il 15 giugno dello stesso anno, e firmato dal plenipotenziario genovese, Agostino Paolo Domenico Sorba, e dal ministro francese, il duca Étienne François de Choiseul. Ritornando alla famiglia Bonaparte, contrariamente alle consuetudini, il secondogenito Napoleone fu avviato alla carriera militare, mentre Giuseppe, per la sua indole docile e l'amore per la cultura, fu avviato alla carriera ecclesiastica. A dieci anni, nel 1778, entrò nel collegio di Autun, dove si segnalò per l'impegno negli studi e i buoni risultati, ma nel 1784 sentì di non avere la vocazione per la vita religiosa e decise di dedicarsi alle armi. Invece la morte del padre, nel gennaio 1785, a 39 anni, gli fece assumere il ruolo di capo della famiglia. Giuseppe fu nominato da Napoleone Bonaparte Re di Napoli in data 11 marzo del 1806 e qui rimase fino al 1808 quando fu sostituito nel ruolo da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e dello stesso Giuseppe. Nell’arco di tempo che va dal 1806 al 1808 Giuseppe Bonaparte fu il Sovrano del Regno di Napoli e, dal 30 marzo ebbe inizio il suo mandato reale. Dalla fine di marzo si susseguirono provvedimenti che investirono tutti i campi dell'amministrazione, avviando una profonda trasformazione dello Stato e della società. Nella capitale, i ministeri di Polizia generale, Interni, Finanze, Giustizia, Esteri e Guerra, formarono gli organi centrali dell'apparato governativo. Momento essenziale della modernizzazione dello Stato fu l'eversione della feudalità, che eliminò privilegi e differenze tra i cittadini nel campo giudiziario e fiscale, e fece della borghesia la classe dirigente. Il territorio fu diviso in 14 province, rette ciascuna da un intendente, che esercitava uno stretto controllo sui Comuni. Nominato il 7 luglio 1808 re di Spagna e delle Indie, Giuseppe Bonaparte promulgò da Baiona il giorno stesso una costituzione che decretò la fine dell'antico regime in Spagna. La storiografia presenta Giuseppe come un uomo meno dotato su piano politico. La Spagna, da sempre proiettata verso il nuovo Mondo, si trovò in casa un Re che svecchiò il precedente sistema politico così come era capitato alla realtà partenopea. È stata la volta di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” e del Centro Studi “Gioacchino e Napoleone”, che ha trattato il tema “Il ruolo del calabrese Giuseppe Raffaelli nel Regno di Napoli”. Nacque a Catanzaro il 20 febbraio 1750 (o come altri riportano, nel 1747) da Francesco, avvocato, e da Elisabetta Calabretti. Compì gli studi presso il collegio dei gesuiti di Catanzaro, dove frequentò i corsi liceali fino al 1766. Conclusi gli studi umanistici, per dedicarsi a quelli giuridici si trasferì a Napoli dove pare che abbia anche avuto modo di seguire le lezioni di Antonio Genovesi e di Ferdinando Galiani; unì, inoltre, allo studio del diritto quello dell’anatomia frequentando i corsi del medico Domenico Cotugno. Nel 1771, poco più che ventenne, Raffaelli acquistò fama, nel principale foro del Regno di Napoli, poiché, nel difendere una giovane donna accusata di aver svolto pratiche da fattucchiera, la sua arringa divenne celebre a tal punto che si decise di abolire il reato di stregoneria. Dopo la Rivoluzione napoletana del 1799, in cui aveva presieduto il Tribunale di Stato, fu costretto ad esiliare prima in Francia, poi a Torino e in Lombardia; qui divenne professore di diritto pubblico a Milano, occupando la cattedra lasciata libera da Cesare Beccaria. Ritornato a Napoli durante il decennio francese, prese parte ai lavori di stesura del codice di procedura penale del Regno italico. Dal 1808 fu chiamato, assieme a David Winspeare e a Giacinto Dragonetti, a comporre la Commissione Feudale. Nello stesso anno Gioacchino Murat lo volle anche riordinatore della Corte di cassazione (insediatasi il 7 gennaio 1809), della quale fu il primo procuratore generale, carica questa che mantenne sino al 1817. Dal 1815 fece anche parte della seconda commissione reale incaricata dello studio dei nuovi codici borbonici (ultimati nel 1819), contribuendo, in particolare, alla stesura del codice penale e di quello di procedura penale. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi,nel corso della ventunesima edizione, della giornata di studi sul periodo napoleonico, denominata “5 maggio”, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro Studi “Gioacchino e Napoleone”. La conversazione, organizzata dalle due co-associazioni culturali reggine, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da domenica cinque maggio....
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Il Circolo “L’Agorà” organizza incontro su Pasquale Galluppi e Gioacchino De Agostini
Il prossimo 26 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Galluppi & De Agostini una collaborazione (trascurata) dagli storici”. L’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore reggino, vedrà la partecipazione, in qualità di relatrice, della ricercatrice toscana Elena Pierotti , già presente in altre occasioni culturali organizzate dall’associazione culturale reggina. I primi indizi ci rimandano al Piemonte del 1840, dove i fratelli Gioacchino e Paolo erano noti giornalisti e proprietari di una tipografia, ubicata in quel periodo in via della Zecca, e pubblicava i libri di Silvio Pellico e di Don Bosco. Gioacchino De Agostini era uomo Mediterraneo, era uomo del Sud, ebbe a collaborare politicamente con il noto filosofo Pasquale Galluppi come attestano i documenti archivistici. Pasquale Galluppi, è uno dei maggiori esponenti della cultura meridionale del suo tempo. Ma anche uno dei filosofi che hanno anticipato il Risorgimento. Persona mite, ma decisa, ha promosso e divulgato la filosofia moderna europea in tutta Italia. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte della ricercatrice lucchese Elena Pierotti. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 26 aprile....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza incontro sul centenario di Eleonora Duse.
Il prossimo 21 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Eleonora Duse”. L’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore reggino, per il significato e la valenza, ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Asolo. Eleonora Duse, una delle più grandi attrici tra Ottocento e Novecento, nasce da Vincenzo Duse ed Angelica Cappelletto, due attori. Le vengono dati i nomi di Eleonora, Giulia, Amalia. Al seguito della compagnia teatrale del padre, prende subito confidenza con il palcoscenico. Ha quattro anni, quando, a Chioggia, recita nella parte di Cosetta dei Miserabili di Victor Hugo. A dodici sostituisce la madre ammalata nella parte di Francesca da Rimini di Silvio Pellico. A quattordici è Giulietta. Poi è un susseguirsi di prove sempre più impegnative fino all’ingresso nella compagnia Pezzana-Brunetti nel 1875 e in quella di Ciotti-Belli Blanes nel 1878 nel ruolo di prima amorosa. Nel 1880 diventa prima attrice nella compagnia di Cesare Rossi. Nel 1897 a Parigi la Duse interpreta il Sogno d’un mattino di primavera con enorme successo. Chiusa e riservata, non ama obbedire e diventa una sorta di punto di riferimento per chi vive in teatro e crede in un teatro moderno. Nel 1898 parte per l’Egitto e per la Grecia accompagnata da D’Annunzio. La loro storia d'amore finisce, nel 1904, per la conflittualità dei caratteri ma anche per i debiti che Eleonora accumula per aiutarlo e per la grande umiliazione che riceve in quello stesso anno, quando ”La figlia di Iorio” esordisce al Teatro Lirico di Milano con Irma Gramatica nella parte di Mila. Il 25 gennaio 1909 a Berlino, dopo la rappresentazione de ”La donna del mare” Eleonora Duse decide di lasciare il teatro. Nel 1916 eccola girare il suo primo e unico film, Cenere, dal romanzo di Grazia Deledda, per la regia di Febo Mari. Nel 1920, con la compagnia Zacconi, a Torino, è di nuovo La Donna Del Mare, benché invecchiata ancora una volta viene osannata per le sue intramontabili doti artistiche. Decide di organizzarsi con una sua compagnia e parte in tourneé, prima a Londra e a Vienna, poi negli Stati Uniti, dove a Pittsburgh, muore il 21 aprile 1924. Trasportata in Italia, si svolgono i funerali a Roma, nella basilica di Santa Maria Degli Angeli, e la sepoltura ad Asolo. Da queste cifre la conversazione la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Eleonora Duse”. L’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore reggino, per il significato e la valenza, ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Asolo. L’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore reggino, sarà visionabile dal prossimo 21 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete. ...
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza conversazione sulle condanne a morte del ‘37.
Il prossimo 12 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Quelle condanne a morte commutate a Reggio Calabria il 17 febbraio 1937”, a cura di Gianni Aiello, presidente del sodalizio organizzatore. A seguito dell’entrata in vigore del "codice Rocco", sull’intero territorio della Penisola italiana, nel decennio 1931-1940 le condanne a morte comminate dalle corti italiane per delitti comuni furono 118 e 65 furono effettivamente eseguite, tre di queste pene capitali furono eseguite a Reggio Calabria. Erano le prime luci dell’alba di mercoledì 17 febbraio del 1937, quando dal Carcere giudiziario centrale di Reggio Calabria, secondo la cronaca del periodo, uscivano delle macchine, con relativa scorta. Quelle automobili percorsero alcune vie della città che dal carcere di San Pietro conducevano al Cimitero Comunale di Condera, ubicato nella zona collinare della Città. Tale percorso interessò la via Macello, la Via Marina, l’attuale via Cardinale Portanova, per raggiungere l’area cimiteriale, posta nella parte alta della città. Tre uomini con i ferri ai polsi vengono collocati faccia al muro e bendati, davanti al plotone del Regio Esercito italiano. Chi erano costoro? Come si arrivò a tali conseguenze? Queste alcune delle cifre che saranno state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 12 aprile....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sulla Cina imperiale del ‘900.
Il prossimo 29 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sulla presenza di reggini nella Cina imperiale del Novecento del secolo scorso. “Tracce d’Oriente: prime testimonianze di reggini nella Cina imperiale del novecento” è il titolo della conferenza, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, a cura di Gianni Aiello, presidente del sodalizio organizzatore. Si tratta di un'indagine, condotta dall’intervenuto e derivante dalla consultazione di documenti su tale tema. Con il termine “guerre dell’Oppio”, si intendono i due conflitti alla metà del XIX secolo, tra l'Impero cinese della dinastia Qing e le potenze occidentali guidate dalla Gran Bretagna, che si svolsero dal 4 settembre 1839 al 24 ottobre 1860. Il conflitto, scoppiato per interessi militari e commerciali, si concluse con la vittoria delle potenze occidentali e con la stipula del Trattato di Nanchino e di quelli di Tientsin. A seguito della fine delle ostilità delle guerre dell’Oppio e della rivolta dei Taiping, la Cina ebbe a subire l’invasione del Giappone, e successivamente alla suddivisione delle varie zone d’influenza da parte delle potenze europee. Iniziò così a serpeggiare un forte risentimento da parte della popolazione contro l’influenza straniera colonialista, che scaturì nella famosa “guerra dei Boxer”, che si concluse con una nuova sconfitta della Cina. Dopo tale vittoria, il Regno d’Italia ottenne una serie di insediamenti territoriali, l’utilizzo di una serie di distretti commerciali internazionali come quello di Shangai, un quartiere commerciale sia a Pechino che in altre città, lo scalo portuale di Taku. La presenza italiana, oltre che dai civili, era costituita anche da militari, come Règia Marina, il primo battaglione di fanteria, il primo dei Bersaglieri, una batteria d'artiglieria da montagna, un plotone cavalleggeri esplorante, una batteria mitragliatrici, un distaccamento misto del Genio, e una sezione dei Real Carabinieri, Legione italiana Redenta, truppe del battaglione San Marco, ma anche diverse unità navali. Il 18 ottobre 1903 venne inaugurata la stazione radiotelegrafica nella Règia Legazione d'Italia a Pechino e, per maggiore sicurezza, se ne installò una seconda a Tientsin, entrata in servizio nel febbraio del 1904. Nel 1935 la concessione italiana raggiunse una popolazione di 6.261 persone: circa 110 italiani residenti, oltre a diverse centinaia di italiani che vi avevano sedi commerciali. Nella comunità italiana residente sul territorio cinese, vi erano anche dei reggini, come attestato da alcuni documenti ritrovati, dopo pazienti e complesse ricerche da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”. Tale scoperta riveste una notevole importanza, in quanto, in un territorio lontano vi è la testimonianza della alcuni nostri concittadini nella Cina imperiale del novecento. Il documento ritrovato da Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), riveste una notevole importanza, in quanto, attesta, in un territorio lontano, la testimonianza della alcuni reggini nella Cina imperiale del novecento. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 29 marzo sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete....
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I 5 calabresi trucidati a Roma il 24 marzo del 1944
Torna l’appuntamento degli “Avvisi ai naviganti”, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”, contenitore informativo, tradotto in video, recanti comunicati, notizie e momenti di riflessione a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”. Tale nuovo percorso divulgativo trasformerà in immagini in movimento, video, gli argomenti trattati dal sodalizio culturale reggino, riprendendo così in modo dinamico le attività e le proposte del Circolo Culturale “L’Agorà”. Il nuovo appuntamento ha come tema “In ricordo dei cinque calabresi vittime delle Fosse Ardeatine”. 80 anni fa, in Roma, avveniva l’eccidio di 335 tra civili e militari, a seguito dell’attentato dinamitardo, da parte dei Gap capitolini (Gruppi di Azione Patriottica), del 23 marzo del 1944 nel rione Trevi, in via Rasella, nei confronti di un reparto militare, composto da reclute altoatesine. Ciò causò la morte di 35 militari e 2 civili, mentre i feriti furono 53 militari ed 11 civili. Il 24 marzo,senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia tedesca, consumata con l'eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all'azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze. Ogni 24 marzo, oltre alla celebrazione commemorativa che si svolge ogni anno a Roma, luogo dell’eccidio, ma anche in altre Città della Penisola, visto la provenienza delle vittime da vari luoghi del Paese. Nei luoghi d’origine delle vittime vi è un momento del Ricordo, cosa che stranamente non avviene in altri ambiti territoriali. 80 anni fa, in Roma, avveniva l’eccidio di 335 tra civili e militari, a seguito dell’attentato dinamitardo, da parte dei Gap capitolini (Gruppi di Azione Patriottica), del 23 marzo del 1944 nel rione Trevi, in via Rasella, nei confronti di un reparto militare, composto da reclute altoatesine. Ciò causò la morte di 35 militari e 2 civili, mentre i feriti furono 53 militari ed 11 civili. Il 24 marzo,senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia tedesca, consumata con l'eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all'azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze. Nel primo pomeriggio di quel 24 marzo del 1944, 335 uomini di ogni estrazione sociale, vennero uccisi vicino alle cave di tufo lungo la via Ardeatina. Successivamente, i soldati del genio militare tedesco minarono gli accessi alle gallerie e fecero esplodere le cariche sbarrando le entrate. Le forti cariche esplosive furono avvertite da alcuni religiosi presenti nelle vicinanze. Nei giorni successivi, venne portato a conoscenza dell’opinione pubblica quell’eccidio. Tra i resti, di quei corpi, ammassati nelle gallerie di quelle cave di tufo, vi erano anche quelli di cinque calabresi: Donato Bendicenti, avvocato e militante comunista classe 1907 di Rogliano, Francesco Bucciano, impiegato e militante del Movimento Comunista Italiani classe 1894 di Castrovillari, Paolo Frascà, impiegato e componente del Comitato Nazionale di Liberazione classe 1898 di Gerace Superiore nel Reggino, Giuseppe Lo Presti classe 1919, militante socialista nato da genitori palmesi (Antonino Lo Presti e Augusta Marchetti) emigrati nella Capitale, e Giovanni Vercillo, funzionario della Corte dei Conti classe 1908 di Catanzaro. Sarebbe indicativo ed un vero segnale culturale, da parte delle istituzioni locali commemorarli, anche in riva allo Stretto, magari con delle pietre d’inciampo, evitando, come avvenuto in un recente passato, qualcosa di anonimo e freddo, ma indicando, per come dovrebbe essere, nome, anno di nascita, giorno e luogo di deportazione, data di morte. Quindi è opportuno, doveroso, ricordare e far ricordare i nomi di quei nostri concittadini e corregionali per evitare ulteriori limitazioni a chi, in quell’epoca, sacrificò la propria vita per la più grande conquista civile, la Democrazia. Tanto dovevamo per fatto di onestà nei confronti di tutti i reggini caduti, ripetesi, solo per la loro diversità storico-politica. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Forse sarebbe opportuno, doveroso, che anche in riva allo Stretto, istituzioni, comitati, si ricordassero anche di loro nella giornata del ricordo, quella riportata sul calendario istituzionale del 24 marzo. Tanto dovevamo per fatto di onestà nei confronti di chi, in quell’epoca, sacrificò la propria vita per la più grande conquista civile, la Democrazia. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 27 marzo sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, il reportage sul tema in argomento consultando il link sotto indicato.
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sul Mito della Fata Morgana .
Venerdì 8 Marzo il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una Giunge alla tredicesima edizione la conversazione sul tema „Miti e Leggende nell'Area dello Stretto” organizzata dal Circolo Culturale „L'Agorà”. Nel corso della precedente edizione, il sodalizio culturale reggino ha inteso collocare, all’interno di una «mostra virtuale», una serie di installazioni in rete, facenti parte di uno spazio espositivo, dove sono ubicate le opere dell’artista reggina Eugenia Musolino. Nel corso della nuova conversazione, a cura di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) saranno accesi i riflettori sulla Fata Morgana. Un percorso tra letteratura, antiche credenze. Tornando al mondo reale tali effetti visivi si verificano in determinate condizioni atmosferiche nell’Area dello Stretto, nello specchio d’acqua tra Reggio e Messina, nel corso delle giornate estive, prive di vento. In quelle condizioni climatiche quando un fenomeno ottico ne rifrange la luce. Esso mostra le residenze abitative e la costiera siciliana in movimento o capovolte. Il programma della manifestazione “Miti e Leggende nell’Area dello Stretto”, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” ha come scopo di rievocare tali eventi, quali pertinenze dell'area dello Stretto, crocevia di antiche civiltà, dove vennero collocati i miti più famosi del passato. Lungo le sponde calabro-sicule, crocevia di antiche civiltà, vennero collocati i miti più famosi del passato e leggende popolari che offrirono spunti preziosi a poeti, scrittori e ricercatori di tutto il mondo. Suggestionati dalle pagine dell'Odissea, viaggiatori stranieri di ogni tempo hanno sempre avvertito una paura ancestrale attraversando quel tratto di mare dove " ... le onde greche vengono a cercare le latine ..." . Un percorso tra letteratura, antiche credenze. Il suo nome si diffuse nelle letterature romanze attraverso la poesia narrativa francese (e la forma italiana tradusse per tempo quella dell'antico francese Morgain), connesso alla leggenda arturiana e in genere al ciclo della Tavola Rotonda. Morgana appare anche in racconti fantastici posteriori e non correlati al ciclo di re Artù, spesso come personificazione del fenomeno ottico del miraggio. Per esempio, la "Fata Morgana" appare nella fiaba “I cigni selvatici” di Hans Christian Andersen. Secondo la tradizione Morgana curò le profonde ferite, riportate da re Artù durante una sanguinosa battaglia, lungo le pendici dell’Etna. La Fata Morgana rimase entusiasta dalla bellezza di quei luoghi, tanto che, secondo la leggenda, edificò una fortezza di cristallo nelle profondità delle acque dello Stretto di Messina. Sempre secondo tale letteratura si narra che Morgana, illudeva quei navigatori che, desiderosi di attraversare lo Stretto, con illusioni ottiche. A seguito di tali miraggi, le imbarcazioni, non riuscivano a stabilire la giusta rotta e, tragicamente naufragavano sulle coste. Tornando al mondo reale tali effetti visivi si verificano in determinate condizioni atmosferiche nell’Area dello Stretto, nello specchio d’acqua tra Reggio e Messina, nel corso delle giornate estive, prive di vento. Con quelle condizioni climatiche si verifica un fenomeno ottico, dovuto alla creazione di un condotto atmosferico capace di rinfrangere la luce. Esso mostra le residenze abitative e la costiera siciliana in movimento o capovolte. Queste alcune delle cifre che saranno state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 8 Marzo....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza incontro su “Il ritorno del Cavaliere”.
Dopo un lungo ed articolato contenzioso farà ritorno a Reggio Calabria il monumento funebre del cavaliere gerosolimitano Francesco Giuseppe Monsolini. L’opera marmorea era stata trafugata da ignoti circa mezzo secolo fa e successivamente ritrovata a Parma, a seguito di una segnalazione al Nucleo di Cosenza del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di rintracciare il manufatto presso un collezionista privato. Il monumento funebre, risalente al 1637, appare in diverse scene del film “La migliore offerta” del regista Giuseppe Tornatore e nei titoli di coda appare la location delle scene del film. Particolari che sono stati notati dal discendente della nobile Famiglia dei Monsolini durante la proiezione del film, in un noto cinema di Reggio Calabria. L’opera ritrovata fa parte di un monumento sepolcrale dedicato alla memoria del cavaliere gerosolimitano Francesco Giuseppe Monsolini (nato nel 1574). Morì in battaglia nel 1622, all’età di 48 anni. I resti furono poi restituiti alla famiglia che, nel 1637, eresse, per volontà di Lelio Monsolini, suo figlio maggiore, un monumento sepolcrale per custodirne la salma per l’eternità. Il sarcofago di marmo bianco aveva sul coperchio due angioletti finemente modellati e la statua del defunto vestito con l’armatura crociata. Nella rappresentazione scultorea il cavaliere stringeva un libro con la mano sinistra e con la destra si sosteneva il capo, adagiato su un pulvinare marmoreo. La statua tornerà dunque al suo posto, nel Santuario dell’Eremo della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria. In tale location si trovano «le restanti parti in marmo, che un tempo componevano nella sua interezza il monumento sepolcrale (epigrafe, due puttini, bassorilievo con lo stemma dell’antico casato dei Monsolini; parte dell’epigrafe non coeva alle altre parti, riguardante il restauro dell’opera avvenuto nel 1913). Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso del reportage, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Il ritorno del Cavaliere”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 27 febbraio....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza incontro sui “Gesuiti calabresi in Giappone”.
Martedì 20 febbraio il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sul tema “Gesuiti calabresi in Giappone”. Si tratta di un'indagine, condotta da Gianni Aiello (Presidente del sodalizio organizzatore) derivante dalla consultazione di diversi testi e documenti su tale tema che, per motivi logistici viene sintetizzata nel corso del reportage. L'attività dei missionari cattolici in Giappone cominciò nel 1549 ad opera di gesuiti, sostenuti dal Portogallo, e di francescani e domenicani, appoggiati dalla Spagna. Tra i primi contatti documentati tra italiani e giapponesi troviamo Antonio Prenestino nato a Polistena. Fu presente in Giappone. dal 1578 al 1589 e fu l’autore della prima grammatica della lingua giapponese.Il Giappone aveva saputo dell’esistenza dell’Europa, il 25 agosto 1543, con lo sbarco dei portoghesi a Tanegashima, mentre il cristianesimo aveva fatto il suo ingresso in terra nipponica nel 1549, con il missionario gesuita Francesco Saverio (1506-1552). Nella seconda metà del XVI secolo, al responsabile della missione evangelica gesuita in Giappone, padre Francisco Cabral (1529-1609), portoghese, era seguito Alessandro Valignano (1539-1606). Il portoghese pensava che in fondo i giapponesi fossero, come tutti gli altri, un popolo di barbari da convertire, se necessario, con la forza, portandoli in un modo o nell’altro alla fede. La spedizione partì il 20 febbraio 1582, e dopo due anni e mezzo giunse a Lisbona, l’11 agosto 1584. Nel frattempo, Valignano era stato richiamato e trattenuto in India, per sostenere il percorso di evangelizzazione dell’area. L’ambasceria fu ricevuta da Filippo II di Spagna (1527-1598) il 14 novembre 1584. Il re apprezzò la manifattura della spada di Mancio. La visita era accompagnata da una lettera, vergata in giapponese, da parte dei tre daimyō, i tre “re del Giappone”. Il 23 marzo 1585 avvenne l’incontro con papa Gregorio XIII, che, come suggeriscono le fonti, aspettava quel momento con crescente trepidazione. La notizia di quell’incontro fece il giro dell’Europa, anzi del mondo. Quello divenne il giorno in cui il mondo conobbe per la prima volta il Giappone. L’incontro con Filippo II e con i Pontefici di Roma rendeva la patria dei giovani ambasciatori un Paese degno di compartecipare della civiltà occidentale e nel contempo costituiva una porta aperta a quella civiltà occidentale per accedere su larga scala in Giappone. In quello stesso Giappone, però, la storia faceva il suo corso, senza posa. Toyotomi Hideyoshi (1536-1598) era diventato il guerriero più potente dopo il tradimento dello Honnōji del giugno 1582, a causa del quale Nobunaga aveva perso la vita. Hideyoshi riteneva che il re di Spagna stesse utilizzando i gesuiti e l’evangelizzazione cristiana per conquistare il Giappone e non ci volle molto prima che le politiche anticristiane si rafforzassero, fino al bando dei padri missionari e il rogo delle chiese. In quel Giappone, così profondamente cambiato, fecero ritorno nel 1590 i quattro ambasciatori. Portarono con loro anche il torchio tipografico di Gutenberg, che venne usato ad Amakusa, presso la scuola gesuita, per stampare numerosi testi, non solo libri cristiani ma anche opere secolari, come una versione in caratteri latini dello Heike monogatari (Storia degli Heike, XIV secolo) e l’Isoppo monogatari (Racconti di Esopo, XVII secolo), una riscrittura giapponese delle Favole di Esopo: i prodromi dell’incontro dei giapponesi con la cultura letteraria d’Occidente e degli occidentali con la cultura letteraria giapponese. Il 25 luglio 1587, dopo anni di collaborazione e aiuto ai gesuiti, Hideyoshi emanò il primo editto generale di proscrizione e obbligò tutti i missionari a riunirsi entro 20 giorni nell’isola di Kyūshū in attesa dell’espulsione, con l’accusa di aver commerciato seta indiana, di aver trasformato templi buddisti in residenze e seminari, e favorito l’uso del calendario occidentale. Queste alcune delle cifre che sono emerse nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 20 Febbraio....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza incontro sui 70 anni della televisione italiana “.
Il prossimo 13 febbraio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema“1954-2024: i settanta anni della televisione italiana”.Era il 3 gennaio del 1954, quando alle 11, l’annunciatrice Fulvia Colombo, dagli studi di Milano, dette il via ufficiale alle trasmissioni televisive regolari. E lo stesso fece Nicoletta Orsomando da Roma. Due Signorine Buonasera che dettero l'avvio alla lunga storia della nostra televisione ammiraglia. La radio già funzionava da tempo, dai primi Anni ‘20, con tre reti nazionali: il Primo, il Secondo e il Terzo Programma. Dopo cinque anni di sperimentazione da Torino e due da Milano, anche la televisione italiana era pronta a partire ufficialmente, giungendo fino a Roma grazie a sette trasmettitori. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Antonino Megali (Vice presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 13 febbraio....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” presenta il romanzo “L’Opera degli Ulivi” dell’autore Santo Gioffrè.
Il percorso letterario parte dalle scene dei fermenti politici studenteschi che animavano le università negli anni Settanta. Manifestazioni, proteste, perquisizioni, detenzioni di armi, arresti. "L'opera degli Ulivi" è anche amicizia, complicità, amore. Il protagonista, Enzo Capoferro, è un giovane studente di Medicina, militante politico di sinistra. Giulia si innamora di lui e lo sostiene nelle sue lotte, gli è compagna silenziosa e attenta. Non cerca di deviare il corso degli accadimenti nemmeno quando si accorge che Enzo è compromesso da una condanna ben lontana dalle ritorsioni per le lotte studentesche. La mala vivenza di Enzo è frutto di quella compromissione ancestrale, avuta per diritto di nascita, o obbligo di discendenza. È dunque in seno alla sua famiglia, e nel cuore del suo paese d'origine, che si scatenano le dure dinamiche sociali che trovano sfogo nella cruenta legge della vendetta. "L'opera degli ulivi" è metafora di un bivio, uno dei tanti davanti ai quali tutti gli uomini presto o tardi si ritrovano. Continuare o cambiare?Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi della presentazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul saggio letterario “La Terra Rossa” del romanziere e ricercatore dott. Santo Gioffrè , gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 6 febbraio....
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Il prossimo 31 Gennaio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Pietra d’inciampo a Reggio Calabria: un mosaico per quale memoria?”. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, sarà un momento di riflessione e di ricordo nei confronti di quei reggini che non tornarono dai lager nazisti. Nella giornata della Memoria commemorata a Reggio Calabria si è assistito alla scopertura, come riporta la cronaca, di una “pietra d’inciampo” , dove viene riportatala seguente dicitura: “In memoria di tutti i calabresi deportati nei lager nazisti, vittime dell’olocausto delle leggi razziali naziste”. Non viene riportato, per come dovrebbe essere, nessun nome, nessun anno di nascita, nessun giorno e luogo di deportazione, nessuna data di morte. Solo qualcosa di anonimo e freddo,ubicato nel luogo che fu il quartiere ebraico di Reggio Calabria, la via che ricorda la Giudecca. Si rimane molto perplessi su tale infelice scelta e a dire il vero, ci si sente offesi come cittadini, in quanto quella dicitura non ne ricorda i nomi, lasciando così quei nostri concittadini nell’oblio. Quella iscrizione è un’offesa nei loro confronti ed ai rispettivi parenti, ma anche alla Città ed alle sue vicende ed alla Storia. La Storia (quella con la S maiuscola), quella caratterizzata da documenti archivistici, da ricerche, da testimonianze e non da sunti delle scuole elementari. Quale messaggio si vuol dare alle nuove generazioni? Su quali elementi andranno a riflettere “famiglie, bambini o turisti”? Questo sarebbe il metodo a preservare la memoria storica in modo tangibile e duraturo?È opportuno, doveroso, ricordare e far ricordare i nomi di quei nostri concittadini per evitare ulteriori limitazioni a chi, in quell’epoca, sacrificò la propria vita per la più grande conquista civile, la Democrazia. A far data da mercoledì 31 gennaio sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, il reportage sul tema in argomento consultando il link sotto indicato.
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Il prossimo 27 Gennaio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Quale memoria per quei reggini che non fecero ritorno dai lager nazisti”. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, sarà un momento di riflessione e di ricordo nei confronti di quei reggini che per una serie di circostanze furono coinvolti nel vortice dei campi di concentramento della Germania nazista e che furono inghiottiti in quella spirale di violenza e dalla quale sia deportati civili che militari reggini che non tornarono da quella immane tragedia. Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto, come stabilito nella risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005. L'Italia ha formalmente istituito la giornata commemorativa, nello stesso giorno, alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite: essa ricorda le vittime dell'Olocausto, delle leggi razziali e coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista. La data del 27 gennaio venne scelta in quanto in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista e i loro alleati crearono più di 44.000 campi di concentramento.
Luoghi quelli che ospitarono diversi deportati civili e militari reggini che non tornarono da quella immane tragedia. Per comprendere, forse, quei tragici momenti, qualcuno dovrebbe digitare su google le parole inerenti a Dachau, Buchenwlad, Flossenbürg, Thalheim, Bergen, Belsen, Auschwitz, Mauthausen, Natzweiler, Neuengamme, Ravensbrück, per comprendere che tali località sono state punti di arrivo e non di ritorno anche di diversi componenti della comunità reggina coinvolta solo per la loro diversità storico-politica. Sarebbe quindi, opportuno, per la sbandierata “memoria storica”, doveroso, ricordarsi anche di loro. Quindi sarebbe una buona occasione, onde evitare ulteriori limitazioni, per ricordare coloro, che in quell’epoca, immolarono la propria vita credendo negli ideali di libertà e democrazia. Sarebbe quindi giusto a nostro parere, intitolare a quei sfortunati concittadini un qualche luogo pubblico, magari un semplice ma significativo blocco marmoreo con su riportato i nomi di quei sfortunati reggini. Fino al momento si sono susseguiti anche a riguardo tale tema solo slogan solo di facciata che non trova riscontro, poi nella realtà dei fatti e delle conclusioni. Tutto ciò dovuto alla decadenza culturale della politica ed il decadimento di coloro che la praticano. Riteniamo che sarebbe opportuno, per evitare ulteriori limitazioni a chi, in quell’epoca, immolò la propria vita credendo negli ideali di libertà e democrazia. Pertanto sarebbe necessario, opportuno, doveroso ricordare e far ricordare le tristi vicende che coinvolsero i nostri concittadini in quelle tristi vicende. Tanto dovevamo per fatto di onestà nei confronti di tutti i reggini caduti, ripetesi, solo per la loro diversità storico-politica e che hanno sacrificato le loro vite per la pìù grande conquista civile la Democrazia. A far data da sabato 27 gennaio sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, la riflessione sul tema “QUALE MEMORIA PER QUEI REGGINI CHE NON FECERO RITORNO DAI LAGER NAZISTI?”, consultando il link sotto indicato.
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” presenta il romanzo “La Terra Rossa” dell’autore Santo Gioffrè.
Un paese senza nome di quella parte di Calabria lambita dal fiume Petrace (il Metauro del tempo mitico) e battuta dallo scirocco che rende folli gli uomini. Gli anni della breve vita di don Ciccio d'Alessandro (1890-1935), nobile e ricco medico, le cui azioni renderanno tragiche le esistenze di coloro che userà quasi fossero strumenti in suo possesso. Strumenti che si ammalano delle malattie incurabili della povertà e che a volte prendono il nome di "mantenute", giovani donne fedeli come mogli ma senza averne i diritti. E poi c'è la 'ndrangheta che finisce di avvelenare una società impietrita da meccanismi di millenaria iniquità, congegnati per dare sempre più privilegi a chi già li ha e dolore a chi non ha neppure il diritto di vivere e di amare i propri figli. Due parti di umanità che la morale vorrebbe lontane ma che la natura, il destino, l'istinto vogliono mescolati in incroci sterili, come sterili sono i muli. Cortocircuiti che generano vite con un difetto d'origine da coprire con la morte. Chi sfida le leggi di casta ha solo due alternative: essere ammazzato o diventare assassino. Saverio è troppo giovane per morire. L’intera storia è intessuta del rapporto subalterno tra Don Ciccio e Carmela: della progressiva deriva dell’uomo che, piuttosto che procedere verso l’elevazione spirituale, pur avendone mezzi e ingegno, si proietta scientemente verso gli inferi della totale abiezione morale. Trattando Carmela da oggetto sessuale impedisce a sé stesso di godere della paternità che la donna, suo malgrado, gli procura, e alleandosi segretamente con i membri di quel folto sottobosco criminale costituito dalla nascente organizzazione mafiosa, diviene un colluso, un fiancheggiatore doppiamente responsabile e perciò stesso doppiamente spregevole. Don Ciccio e’un personaggio irrisolto, un immaturo diremmo oggi, un ignavo che, pur percependo lucidamente la realtà infima del luogo in cui vive, non sceglie la vita, come dovrebbe secondo coscienza e secondo l’educazione ricevuta: sceglie, nel privato, di appartenere all’oscurità dei rapporti non svelati, alla quiete umiliante dell’accoppiamento senza emozioni e - nella vita pubblica - di aderire ad una classe sociale ignava e immobile, quella della borghesia terriera meridionale. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi della presentazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul saggio letterario “La Terra Rossa” del romanziere e ricercatore dott. Santo Gioffrè , gradito ospite del sodalizio culturale reggino. L’incontro sarà disponibile a partire da venerdì 19 gennaio sulle piattaforme Social Network presenti nella rete. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 19 gennaio....
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà” su Leonzio Pilato
Il prossimo 29 Dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, del saggio letterario “Leonzio Pilato” dello studioso dott. Santo Gioffrè. Nel dicembre del 1365, di ritorno dal suo ultimo viaggio da Costantinopoli a Venezia, il greco di Calabria Leonzio Pilato, distrutto nel fisico e stanco nella mente, punto nell’orgoglio, ripercorre, a ritroso, la sua intensa e tragica vita. Il romanzo affonda il suo dire in quel periodo storico misterioso e sconosciuto che portò , da una parte, all’annientamento fisico, culturale e spirituale dei greci di Calabria da parte degli Angioini e, dall’altra, alla vendetta di quella cultura che, attraverso la penna di Leonzio, perpetuò se stessa dando all’Occidente le fonti dell’umanesimo: la traduzione, per la prima volta al mondo, dal greco in latino dell’Iliade e dell’Odissea. Diverse le cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione, organizzata dal sodalizio organizzatore, come l’incontro di Leonzio Pilato a Padova, nel 1358, con Francesco Petrarca. Dall’incontro dei due e, poi, con Giovanni Boccaccio, ebbe inizio la traduzione, dal greco in latino, dell’Iliade e dell’Odissea, su un codice fornito dal Petrarca, da parte del Calabrese di Seminara. Così nacque quel grande movimento letterario e culturale che fu l’Umanesimo. Leonzio Pilato, con la traduzione, per la prima volta al mondo, dal Greco in Latino, dell’Iliade e dell’Odissea, dell’Ecuba di Euripide, del Digesto di Giustiniano e della Fisica di Aristotele, spalancò all’Occidente le porte dell’immenso sapere conservato in quelle opere immortali, dando inizio ad una rivoluzione nel modello di pensiero in rapporto al mondo classico ed al rimodellamento dei parametri di comportamento degli Scrittori del tempo in merito alla composizione e diffusione delle loro opere. Queste alcuni dei temi che saranno affrontati nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” visionabile del prossimo 29 dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 29 dicembre....
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: si parlerà del noto soprano Maria Callas
Il prossimo 5 Dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, “1923-2023: nel centenario della nascita di Maria Callas” . Dopo i saluti di Gianni Aiello (Presidente del sodalizio organizzatore) la parola passerà al Vice presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” Antonino Megali, che, nel corso del suo intervento, analizzerà le varie vicissitudini sia artistiche che umane di Maria Callas, celebre soprano e voce senza tempo, nome d’arte dell’artista greca Maria Anna Kalogheropoùlous (New York 1923 - Parigi 1977). Di famiglia greca, studiò ad Atene. La sua vera carriera ebbe inizio in Italia, suo paese di adozione, nel 1947, con l'esordio nella Gioconda (Arena di Verona). In seguito ottenne trionfali successi nei principali teatri del mondo, interpretando un repertorio vastissimo, dal Tristano e Isotta di Wagner alla Lucia di Lammermoor di Donizetti, dalla Medea di Cherubini al Turco in Italia di Rossini. Ritiratasi dalle scene nel 1965, fu apprezzata attrice nella Medea di P. P. Pasolini (1969) e regista con G. Di Stefano dei Vespri siciliani al Teatro Regio di Torino (1973). Le sue straordinarie doti vocali, unite a notevolissima padronanza della scena, ne hanno fatto una delle maggiori personalità del teatro lirico contemporaneo. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” visionabile del prossimo 12 dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 12 dicembre.
Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: si parlerà del noto show man Lelio Luttazzi
Il prossimo 5 Dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione del libro della giornalista Nadia Pastorcich, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” su “Lelio Luttazzi e la settima arte. Musicista, attore e regista”. “Lo swing per quelli che lo capiscono è una goduria, ma si tratta sempre di una minoranza, e sarà sempre così. Ma non morirà mai”. Lelio Luttazzi ha vissuto immerso nella musica, soprattutto nel suo amato swing. Dopo l’incontro fortuito con Ernesto Bonino, con Teddy Reno è partito per Milano. Da lì in poi radio, teatro, cinema e televisione sono entrati a far parte del suo quotidiano, lasciando un segno nella storia culturale italiana del Novecento. Con “Studio Uno” e “Teatro 10” si è fatto conoscere sul piccolo schermo per l’eleganza e l’ironia. Al cinema invece ha scritto vari commenti musicali per importanti film che ancora oggi ricordiamo come “Totò, Peppino e la malafemmina” di Mastrocinque, “Souvenir d’Itali” di Pietrangeli, “Venezia, la luna e tu” di Risi, “Risate di gioia” di Monicelli. Non solo musicista e compositore, ma anche attore ne “L’avventura” di Antonioni, “L’ombrellone” di Risi e altre pellicole. Questo libro vuole ricordare un grande artista che ha dato un importante contributo anche alla settima arte....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” presenta il libro sulla storia del bergamotto di Reggio Calabria.
Il prossimo 28 Novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, del saggio “Storia fantastica del bergamotto di Reggio Calabria”. Nel nuovo incontro, l’autore del volume, dedicato al prezioso agrume, ripercorrerà
i momenti salienti delle indagini condotte in forma virtuale presso biblioteche ed archivi italiani, tedeschi, francesi, inglesi ed americani. In questo modo, reso fortunatamente possibile dalla moderna tecnologia, ha potuto attingere ad oltre un centinaio di pubblicazioni di grande valore scientifico, nelle quali, a partire dalla metà del XVII secolo, si parla della coltivazione dell’albero di bergamotto e della utilizzazione della sua essenza, ma anche del succo del frutto, chiamato, al suo primo apparire, “pera bergamotta” per la sua somiglianza con l’omonima, profumata, ‘pera’. Ne è scaturito, così, un vasto panorama di testimonianze assolutamente inedite, talvolta anche inaspettate, che parlano di questo agrume veramente prezioso. Sulla sua comparsa nel campo della Aromataria, i documenti fin qui acquisiti attestano una sua presenza solo a partire dagli ultimi decenni di quel secolo. Sulla sua nascita, come ibrido forse voluto, le tracce portano verso Firenze, nella grande tenuta ‘la Fonderia del Granduca’ di Cosimo II dei Medici, a Poggio a Caiano, dove si eseguivano audaci esperimenti innovativi in agricoltura. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel prossimo incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 28 novembre.
Il Circolo Culturale “L’Agorà” presenta il romanzo “Artemisia Sanchez” dell’autore Santo Gioffrè.
Il prossimo 16 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, del romanzo “Artemisia Sanchez.Tragedia di amori e potere nel Settecento calabrese”. Il nuovo incontro, organizzato dal sodalizio culturale reggino, verterà sull’opera letteraria del dott. Santo Gioffrè, storico e romanziere per passione. “Artemisia Sanchez. Tragedia di amori e potere nel Settecento calabrese” tra spunto da una storia vera della Calabria di fine ‘700, da cui è stata realizzata la fiction televisiva trasmessa da Rai Uno nel 2008. Un episodio registrato dalle cronache dell'epoca che lo studioso Santo Gioffré, storico e romanziere per passione, ha ritrovato mentre si documentava sul terremoto del 1783 che aveva sconvolto quel territorio. Santo Gioffré rievoca un dramma ma con tutta la carica negativa di godimento del potere e le sue liete parentesi. La storia d’amore di Don Angelo e di Artemisia ci appartiene, ma con le riserve di una vittoria di classe su quel Settecento ancora in catene. Il romanzo prende il via da un evento scatenante: l’uccisione, in un agguato, di un sacerdote di nobili origini, che però aveva idee illuministe, in un periodo di difficile transizione storica in Calabria, caratterizzato dal conflitto tra mondo feudale e nuovi fermenti ideologici. L’autore presente nella conversazione organizzata dal sodalizio culturale reggino è da sempre attivo nella vita politica e sociale. Ha ricoperto in diverse occasioni la carica di consigliere al Comune di Seminara e, dal 1994, due volte Consigliere provinciale, ricoprendo anche la carica di assessore alla cultura della Provincia di Reggio Calabria. Nel 2015 assunse la carica di Commissario Straordinario dell'ASP di Reggio Calabria.Questi alcuni delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della conversazione, da parte dell’autore del saggio letterario. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 16 novembre.
Incontro del Circolo Culturale “L’Agorà” su una traversata notturna dello Stretto del 1677
Il prossimo 7 Novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Una traversata dello Stretto nella notte del 1677”. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, ospiterà come gradito ospite Prof. Filippo Arillotta (docente di letteratura e latino, presso il Liceo cittadino “Leonardo da Vinci”). Messina nel 1600 era famosa e conosciuta in tutte le corti e piazze d’Europa per le merci che dal suo porto partivano verso occidente ed oriente. Questa situazione di floridezza economica e sociale mutò nel luglio del 1674 a seguito della concessione di una serie di privilegi, sfociando in una rivolta anti spagnola che proseguì fino all’aprile del 1678 con il chiaro intento di quella Città di diventare una repubblica mercantile indipendente. A seguito del susseguirsi di tali eventi si decise di chiedere la protezione del sovrano francese Luigi XIV. La proposta venne accolta ed il Re francese inviò a Messina una flotta di soccorso, al comando del duca di Vivonne, Louis Victor de Rochechouart de Mortemart. Dopo una battaglia navale presso le Isole Eolie, che finì con la sconfitta degli spagnoli, Vivonne entrò trionfante con le sue galere nel porto di Messina, dove fu ricevuto con grandi onori, nel febbraio 1675. Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”, nel corso della conversazione, illustrerà un caso singolare che ebbe a verificarsi nel corso della notte del 10 Agosto 1677 nello Stretto: durante la Rivolta che vide Messina in mano alla Francia di Luigi XIV per quattro anni, un marinaio francese, per scampare ai rigori della galera, decise di tuffarsi dalla nave su cui era consegnato al porto di Messina e raggiungere la riva opposta a nuoto. Effettivamente, dopo circa tre ore, riuscì a giungere la spiaggia di Catona, dove rese testimonianza dell’accaduto al Governatore. L’eccezionalità dell’evento ebbe grande rilievo negli organi d’informazione del periodo e venne pubblicato sulla Gazzetta di Madrid. Messina nel 1600 era famosa e conosciuta in tutte le corti e piazze d’Europa per le merci che dal suo porto partivano verso occidente ed oriente. Questa situazione di floridezza economica e sociale mutò nel luglio del 1674 a seguito della concessione di una serie di privilegi, sfociando in una rivolta anti spagnola che proseguì fino all’aprile del 1678 con il chiaro intento di quella Città di diventare una repubblica mercantile indipendente. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 7 novembre....
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: su ”C’era una volta una Città ...”
Torna l'appuntamento degli "Avvisi ai naviganti" , organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”, contenitore informativo, tradotto in video, recanti comunicati, notizie e momenti di riflessione a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”. Tale nuovo percorso divulgativo trasformerà in immagini in movimento, video, gli argomenti trattati dal sodalizio culturale reggino, riprendendo così in modo dinamico le attività e le proposte del Circolo Culturale “L’Agorà”. Il nuovo appuntamento ha come tema "C’era una volta una Città". Una mostra dalla durata effimera di poche ore, tra illusioni e speranze, in attesa di essere riposte e che ancora attendono delle risposte. Forse troppo poco per un momento di riflessione sul passato non troppo lontano della Città. Ci riferiamo ai famosi tritoni che adornavano le tre fontane di via Reggio Campi e quella ubicata, a Piazza Castello prima dei lavori di restyling che hanno ammodernato la piazza intorno al maniero aragonese tra il 2004 ed il 2007. A riguardo l’argomentata mostra, tenutasi presso i locali della Pinacoteca cittadina, oltre alle bocche delle fontane, che raffigurano delle figure marine a metà tra animali e creature mitologiche, ci si aspettava di poter ammirare anche un’altra pertinenza che ornavano quella di piazza Castello. Nella città che l’immaginario collettivo associa quelle bocche d’acqua o a figure mitologiche dei tritoni, o semplicemente a dei delfini, manca, non a tutti, per fortuna, la memoria storica, pertinenza questa che deve essere rivolta ad un serio momento di riflessione, dato questo utile a tenere accesa la fiammella dell’identità, del senso di appartenenza e della memoria degli abitanti del territorio in questione. Quelle pertinenze che ornavano la “Fontana della pescheria” o “Fontana Nuova” vennero forgiate a Roma tra il 1799 e l’inizio del 1800 da Mastro Fortunato Monti (“per servizio della regia fontana della città”). La fontana con i quattro delfini era ubicata sul lungomare di Reggio ma venne distrutta dal terremoto del 1908. Tra l’altro la stessa fonte era in precedenza costituita in origine da cinque bocche marmoree, che a seguito del terremoto del 1783, vennero sostituite dalle quattro bocche a forma di tritoni bronzei che oggi conosciamo. Successivamente al maremoto del 1908, l'edificio della fontana Nuova subì pesantissimi danni e le bocche bronzee vennero collocate nelle location già indicate. Ritornando alla mostra, tenutasi presso i locali della Pinacoteca cittadina, ci si aspettava di poter ammirare, a distanza di tempo, un’altra pertinenza: quella che caratterizzava la fontana bifacciale di piazza Castello. Essa era costituita da un mascherone bronzeo di cui, al momento, si disconosce la sua precedente ubicazione. A tal proposito cosa ha da dire a riguardo il caro Assessore? Tale nuova applicazione è presente sulle varie piattaforme dei social network. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 3 novembre.
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: su Ermete Pierotti
Il prossimo 31 Ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema "Ermete Pierotti, il René Belloq non celebrato in Patria". Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, vedrà come gradita ospite la ricercatrice toscana Elena Pierotti. La storia di quest’uomo, il primo ricercatore ad avventurarsi all’interno del Monte Sacro, è talmente travagliata da sembrare mistificatoria. Si tratta di un ingegnere militare di grande esperienza e talento, nato a Modena nel 1821. Di stanza a Genova, accusato di diserzione e di complicità nel furto di beni militari, nel 1849 venne cacciato dall’esercito. Egli, Cattolico liberale, pieno di energie, dopo le tristi vicende lasciò la Patria e si recò a Gerusalemme. Per sbarcare il lunario svolse diversi lavori, nel tentativo di coronare il suo sogno: cercare di svelare i misteri del Monte del Tempio. Per il gran bisogno di lavorare, nell’estate del 1856 il nostro assistette un ingegnere turco, Assad Effendi, nel restauro del principale acquedotto della città. Questo impegno gli permise di avventurarsi all’interno del Monte del Tempio, in cui si trovano tuttora importanti riserve d’acqua, e di compiere ricerche. I lavori di manutenzione dell’acquedotto, dove furono impiegati, vista la particolare siccità degli anni 1858 e 1859, numerosi tecnici, furono per Ermete Pierotti motivo di completamento del progetto iniziale che vide il suo coronamento con la pubblicazione nel 1864 in Inghilterra del libro Jerusalem Explored, ossia la Gerusalemme esplorata. Purtroppo i fatti accaduti nel 1849 in Italia lo bollarono per il resto dei suoi giorni. In ogni modo il ricercatore inglese Charles Warren, conducendo ulteriori studi, decretò che le mappe del valente ingegnere italiano, pur se in alcuni casi approssimative ed imprecise, erano unicamente contestabili per le dimensioni delle strutture sotterranee visitate.Questi alcuni dei dati che sono emersi nel corso della conversazione, alla quale ha partecipato la ricercatrice toscana Elena Pierotti. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 31 ottobre....
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Quarta conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sui trasporti
Il Ponte dello Stretto è un altro tema facente parte del programma organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” inerente al “Sistema dei trasporti nello Stretto: quale futuro?”. Nel corso della quarta giornata, che si svolgerà martedì 24 Ottobre, verrà affrontato tale tema a cura di Gerardo Pontecorvo (segretario metropolitano di “Europa Verde”) che nel corso del suo intervento affronterà il tema“L’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto di Messina” in un’area di grandissimo pregio che presenta una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo e dove sono stati registrati i terremoti più devastanti avvenuti in Italia. Tra l’altro, come evidenziato in un dossier la Calabria meridionale (tutta l’area di Reggio Calabria) e la Sicilia Orientale (area messinese), sono ricomprese nella Zona sismica 1 (a maggiore pericolosità), secondo la Classificazione sismica – aggiornata al novembre 2020, del Dipartimento della Protezione Civile. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 24 ottobre.
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“Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia” , sesto incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 21 Ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema “Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia 6.zero”. Il sodalizio culturale reggino ha già organizza una serie di incontri su tali tematiche inerenti al luogo che rappresenta la rinascita di Reggio Calabria a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908. In tale location risultavano ben visibili tre stili architettonici: quello umbertino eclettico della seconda metà dell’ottocento, quello liberty, quello razionalista italiano del ventennio del secolo scorso, alcuni dei quali forzatamente assenti i visti “i lavori” cui il sito è stato interessato. Parteciperà, in qualità di relatore, lo storico locale prof. Alberto Cafarelli che nel corso dell’incontro analizzerà i vari passaggi storici che hanno interessato l’area in argomento. Le piazze di Reggio Calabria rappresentano accenti storici, architettonici e turistici, che costituiscono una grande parte dell'atmosfera millenaria della "Città della Fata Morgana". Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione su Piazza De Nava da parte del Prof. Alberto Cafarelli. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da sabato 21 ottobre.
Terza conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sui trasporti
Il Ponte dello Stretto è un altro tema facente parte del programma organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” inerente al “Sistema dei trasporti nello Stretto: quale futuro?”. Nel corso della terza giornata, che si svolgerà martedì 17 Ottobre, verrà affrontato tale tema a cura di Nino Liotta (innovatore dell’Area dello Stretto) che nel corso del suo intervento analizzerà la situazione relativa alla realizzazione o meno del Ponte sullo Stretto, le eventuali alternative alla stessa infrastruttura. L’opera in argomento dovrà essere attenzionata - come più volte affermato in diverse occasioni da Nino Liotta – da adeguati e precisi parametri di valutazione. Tornato in auge nell’ambito delle valutazioni che si accompagnano ai progetti di alta velocità dei treni in Calabria e Sicilia, per il ponte pare tutt’altro che imminente il tempo delle decisioni. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 17 ottobre.
Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà” e del Centro studi “Gioacchino e Napoleone”
Il prossimo 13 Ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, sul tema “Confutando il diario di una spia ”. Il nuovo incontro, predisposto dalle due co-associazioni culturali reggine, giunge alla XXVIII edizione e fa parte della giornata di studi denominata “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Le conversazioni culturali, articolate in giornate di studi, si rinnovano annualmente a far data dal 1995. Esse rappresentano un giusto momento di riflessione, in Calabria, dove si rievoca la figura di Gioacchino Murat nel giorno della sua scomparsa, caratterizzate dalla presenza di autorevoli studiosi. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di variegati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. La storiografia ufficiale ha oscurato la sua azione democratica, tesa al liberalismo ed alla costituzione di una nazione, un Regno unito, indipendente, secondo i modelli illuministici. Il periodo, comunemente indicato come “decennio francese”, ha inizio il 14 gennaio 1806, giorno dell’entrata in Napoli di Giuseppe Bonaparte, fino all'amministrazione di Gioacchino Murat, che rimase a governare il Regno fino al marzo 1815. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di variegati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. Il prossimo 13 Ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la XXVIII edizione la giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”. Il nuovo incontro, predisposto dalle due co-associazioni reggine, vedrà come gradita ospite la ricercatrice toscana Elena Pierotti che analizzando la figura di Giuseppe Binda tratterà il tema “Confutando il diario di una spia”. sulla figura di Giuseppe Binda trattando il tema “Confutando il diario di una spia”. . Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 13 ottobre....
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Seconda conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sui trasporti
L’Alta Velocità ferroviaria in Calabria è un altro tema facente parte del programma organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” inerente al “Sistema dei trasporti nello Stretto: quale futuro?”. Nel corso della seconda giornata, che si svolgerà martedì 10 Ottobre, verrà affrontato tale tema a cura del segretario regionale OR.S.A. Enzo Rogolino. Con dati alla mano, il tema relativo al tracciato Alta Velocità ed il rischio che si possano vanificare le aspettative di sviluppo per il nostro territorio e questo a causa di scelte sbagliate sugli interventi da realizzare grazie ai prestiti dell’UE attraverso il PNRR. A riguardo il nuovo tracciato dell’Alta il segretario regionale OR.S.A. Enzo Rogolino esprime preoccupazione e perplessità. “Da tempo – rivendica Vincenzo Rogolino, Responsabile Confederale Orsa Calabria – denunciamo, inascoltati, il rischio che si possano vanificare le aspettative di sviluppo per il nostro territorio e questo a causa di scelte sbagliate sugli interventi da realizzare grazie ai prestiti dell’UE attraverso il PNRR. ”. Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”, ha manifestato in diverse occasioni una serie di preoccupanti perplessità, come ad esempio il percorso che da Battipaglia punterebbe verso Vallo di Diano e Buonabitacolo fino a Praia a Mare per poi rinfilarsi in un’ulteriore galleria in notevole salita con uscita a Tarsia e da qui attraverso un traforo sotto il Pollino raggiungere Cosenza per poi finalmente ricongiungersi al tracciato storico puntando su Lamezia Terme, deve essere di una seria analisi meritevole approfondimenti. Tempi di percorrenza, chilometri e costi di investimento aumenterebbero notevolmente. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 10 ottobre....
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Serie di conversazioni organizzate dal Circolo Culturale “L’Agorà” sui trasporti
Il prossimo 3 Ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema “Sistema dei trasporti nello Stretto: quale futuro?”. Il sodalizio culturale reggino organizza una serie di incontri sulle tematiche inerenti allo scalo aeroportuale “Tito Minniti”, alle strade ferrate, al trasporto marittimo, al ponte sullo Stretto.Questi i temi che faranno parte del palinsesto di ottobre nelle giornate del 3, 10, 17 e 24. Trasposti ed infrastrutture saranno al centro di una serie di conversazioni, nel corso delle quali saranno analizzati da vari intervenuti che si susseguiranno nei quattro incontri organizzati dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Ad aprire questa full immersion, sarà l’onorevole Fortunato Aloi che tratterà la situazione dell’aeroporto “Tito Minniti”. L'Aeroporto dello Stretto rimane sempre al centro del dibattitocittadino.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 3 ottobre....
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: breve analisi del romanzo “I ragazzi di via Pál”.
Il prossimo 27 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi italo-ungherese “Árpád”, sul tema “Le fiabe e la letteratura per gli adolescenti hanno ancora importanza nella formazione dei ragazzi di oggi?: Breve analisi del romanzo I ragazzi di via Pál / A Pálutcaifiúk di MolnárFerenc”.Il nuovo incontro, predisposto dalle due co-associazioni culturali, ha ricevuto l’Alto Patronato dell’Ambasciata di Ungheria.Dopo i saluti di S.E. ÁdámZoltánKovács (Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Ungheria) e Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) la parola passerà a Jámbor Judit Katalin (Presidente Associazione “Maria d’Ungheria Regina di Napoli”).“I ragazzi della via Pál” è un capolavoro della letteratura ungherese, nonché uno dei più noti classici per l’infanzia. Scritto da Ferenc Molnár (Budapest 1878 – New York 1952), il romanzo è popolare per la realizzazione di numerose trasposizioni cinematografiche.Il titolo originale prevedeva che la celeberrima “via Pál” fosse scritta con un idioma ungherese, difficile da rendere in italiano, quindi, quando è giunto nel Bel paese, ha immediatamente acquistato la doppia vocale. Pubblicato per la prima volta nel 1906, a puntate su una rivista, si proponeva di denunciare la mancanza di spazi adeguati per il gioco dei bambini. È la storia di un gruppo di ragazzi nella Budapest di fine Ottocento, divisi in due fazioni e disposti a tutto pur di conquistare uno spazio verde in cui poter giocare a calcio e svolgere attività all’aria aperta.L’autore si rivolge spesso al lettore e fa notare come, per chi è abituato a vivere in campagna, questo caparbio accanimento appaia assurdo. Per un bambino che vive in città, al contrario, la conquista di uno spazio aperto e libero da pericoli, in cui poter giocare, si rivela di fondamentale importanza. La storia della banda della via Pál è stata in primo luogo pensata per essere letta dai ragazzi, come spiega lo stesso Molnár: “I ragazzi della via Pál, il romanzo che mi sta più a cuore, lo scrissi a puntate nel 1906, per un giornale per ragazzi”. Successivamente ne sono state date letture a livelli diversi, esaminandolo alla luce delle vicende travagliate dell’Europa di inizio Novecento ed evidenziandone il patriottismo, assimilando la difesa del campo da gioco da parte dei bambini a quelli della patria da parte degli adulti, con tutti gli aspetti ad essa correlati – la bandiera, la disciplina, l’esercito, l’eroismo e l’esecrazione del tradimento. Tuttavia, il romanzo rimane un bel libro per ragazzi. E se è probabile che i ragazzi di oggi potranno avere qualche difficoltà ad identificarsi nei loro coetanei ungheresi che si preoccupavano dei calamai versati nelle tasche e che si aggiravano liberi in mezzo a una grande città, di sicuro potranno apprezzare una storia di amicizia e di lealtà. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 27 settembre....
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: si parla del centenario della nascita di Albertazzi
Il prossimo 20 Settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema “1923-2023: nel centenario della nascita di Giorgio Albertazzi”. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, verterà sulla figura del grande artista italiano. Giorgio Albertazzi è stato attore di teatro attivo per decenni sulle scene fu anche uno dei primi divi televisivi, protagonista di letture poetiche e di sceneggiati di grande successo. Cominciò a lavorare in teatro nel 1949 nello shakesperiano “Troilo e Cressida” per la regia di Luchino Visconti, iniziando una lunga carriera come attore elegante e istrionico di testi classici e moderni. Attraversa con la sua attività attorale, registica e autorale la storia dello spettacolo del nostro Paese. Debutta con la regia di Luchino Visconti nel 1956. Ricordiamo il suo storico Amleto del 1964 per la regia di Franco Zeffirelli (vincitore del Challange al Thèatre de Nation a Parigi e in cartellone all’Old Vic di Londra con ben 21 repliche ). Dirige e interpreta per la Rai-Tv, adattandone i testi, L’idiota di Dostoevskij, Il dottor Jekyll e Mister Hyde e George Sand: interpretazioni-mito che segnano la storia della televisione.
E’ protagonista del film di Alain Resnais L’anno scorso a Marienbad, premiato nel 1961 con il Leone d’Oro alla XXII Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Per il cinema scrive e dirige Gradiva, tratto da un saggio di Freud che vince un premio al Festival del Cinema di Locarno (1974). Fonda e dirige la Compagnia Proclemer-Albertazzi.
Nell’estate 1989 interpreta, nella splendida cornice di Villa Adriana a Tivoli, Memorie di Adriano, regia di Maurizio Scaparro, tratto dall’omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar. Lo spettacolo riscosse e continua a riscuotere un successo unanime di critica e pubblico, in Italia e all’estero. Nel corso della nuova conversazione culturale, organizzata dal sodalizio culturale reggino, dopo i saluti istituzionali da parte del Sindaco del Comune di Fiesole Anna Ravoni, seguiranno quelli di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), sarà poi la volta di Antonino Megale (vice Presidente del sodalizio organizzatore) che analizzerà, nel corso del suo intervento la figura del grande artista italiano. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dalsodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 20 settembre.
Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: il colpo di Stato in Cile dell’11 settembre 1973.
Il prossimo 11 Settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema “Chile 50 años: 1973-2023: Mezzo secolo di Golpe militare. Il 4 settembre 1970, il socialista Salvador Allende, candidato di Unidad Popular, riscuoteva la maggioranza relativa dei consensi alle elezioni presidenziali. Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, la votazione era rimandata al Congresso, che per consuetudine, in situazioni simili, ratificava l’investitura del candidato più votato dal popolo. Tuttavia, l’elezione di Allende avrebbe comportato la formazione di un governo di sinistra che includeva i partiti comunista e socialista, suscitando preoccupazioni e ingerenze internazionali e l’opposizione, sin da subito decisa, del Partido Nacional e dell’estrema destra. Il Partido Demócrata Cristiano (PDC), dal canto suo, si trovava in una situazione difficile. Il suo candidato, RodomiroTomic, rappresentava la corrente progressista nel partito e si era presentato alle elezioni con un programma di riforme che aveva molte assonanze con quello della sinistra, mentre, per impedire democraticamente l’elezione di Allende, avrebbe dovuto appoggiare Jorge Alessandri, il candidato della destra. Un accordo tra Allende e i democristiani, che sanciva l’adozione dell’Estatuto de garantíasdemocráticas, un emendamento alla Costituzione in base al quale il futuro esecutivo sarebbe stato vincolato al rispetto di una serie di fondamentali principi democratici, come la libertà di espressione e il mantenimento di libere elezioni, conferiva al candidato socialista l’appoggio della maggioranza del Congresso, che ne ratificava l’elezione il 24 ottobre con 153 voti a suo favore, 35 per Alessandri e 7 astenuti. La formazione, per via democratica, di un governo che aspirava dichiaratamente a realizzare il socialismo era un evento di portata storica, che doveva suscitare l’interesse internazionale. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, infatti, l’avanzata del socialismo si era concretizzata esclusivamente nelle aree periferiche dello sviluppo capitalistico e in paesi che non avevano ancora maturato un ordinamento democratico. In Cile, invece, per la prima volta, con l’investitura di Allende, un marxista giungeva legalmente alla presidenza di un paese con una solida tradizione democratica e, per di più, nel “cortile di casa” degli USA. L’esperienza cilena andava a inserirsi, in questo modo, in quel passaggio storico della crisi del comunismo internazionale che vedeva il modello sovietico avviarsi progressivamente al tramonto e lasciare spazio, nell’immaginario della sinistra europea, a nuovi riferimenti. L’interesse per la “via cilena al socialismo”, inoltre, doveva alimentarsi del significato che essa avrebbe assunto agli occhi degli osservatori internazionali come modello alternativo alla “via armata” propugnata dal regime di Cuba. In Italia, il paese andino aveva attirato l’attenzione dei principali partiti politici sin dalla metà degli anni Sessanta, anche sulla base di importanti analogie che sussistevano tra i due paesi. Dalla fine degli anni Cinquanta, infatti, in Cile si erano andati affermando due grandi partiti di massa, ispirati alle correnti ideologiche della politica europea e allineati ai due principali schieramenti della Guerra fredda. Entrambi consolidarono i vincoli ideologici, politici e materiali con i rispettivi omologhi italiani nel corso degli anni Sessanta.La conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” verterà sia sulla microstoria (solidarietà da parte della popolazione reggina e delle istituzioni locali) che sui grandi eventi e nel corso della quale si registrano i saluti istituzionali da parte di S.E. il Signor Ambasciatore della Repubblica del Cile Ennio Augusto Vivaldi Véjar. Seguiranno gli interventi di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) e di Ivan Tripodi (studioso dei Paesi dell’America Latina).Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 11 settembre.
Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: sulla figura dell’esploratore Giovanni Miani.
Il prossimo 6 Settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema "L’alter ego di Indiana Jones e l’esploratore Giovanni Miani". Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, vedrà come gradita ospite la ricercatrice toscana Elena Pierotti. Giovanni Miani partecipa ai moti rivoluzionari del 1848-49 contro la dominazione austriaca, ma qualche giorno prima della definitiva capitolazione prende la via del volontario esilio. Raggiunge Costantinopoli e poi l’Egitto, dove per un periodo presta servizio come pedagogo e insegnante di francese e italiano. Nel frattempo si fa strada il sogno di individuare le sorgenti del grande Nilo, che nella sua idea coincidevano con la mitica regione dell’Ofir, la terra dalle immense ricchezze ricordata dalla Bibbia. Nel 1859, un modesto finanziamento del governo francese gli consente di avventurarsi in una spedizione che lo conduce a Khartoum, dove giunge il 20 luglio del 1859. Da Khartoum Miani riparte senza i compagni di spedizione, decisi a non seguirlo. Raggiunge Gondokoro, oltre 1500 km a sud della città, trascrivendo dettagliatamente il viaggio nel suo diario e in una mappa del territorio destinata alla Società Geografica Francese. Del suo passaggio lascia traccia sul tronco di un tamarindo. Per gli indigeni era intanto diventato il “Leone Bianco”, tributo al suo coraggio e alla sua lunga e candida barba. Visitò la Palestina e raggiunse il Cairo, dove si fermò per un anno. In Egitto Miani si recò nel Sinai e condusse studi archeologici e filologici, guadagnandosi da vivere come precettore presso la famiglia Lucovich e come direttore di una risaia sperimentale. Nel 1853, quando era in Egitto, Miani conobbe l'ingegnere Ermete Pierotti e lo convinse a sostenerlo finanziariamente, cosa che quest'ultimo fece per un po' di tempo. Questi alcuni dei dati che sono emersi nel corso della conversazione, alla quale ha partecipato la ricercatrice toscana Elena Pierotti. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 6 settembre....
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Nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”: si parla dello stato di salute di Piazza del Popolo
Il prossimo 25 Agosto sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”sul tema “Piazza del Popolo: attualità e prospettive future”.Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, ha come location proprio la location di Piazza del Popolo, verranno illustrati gli elementi architettonici e la storia dell’area ed anche lo stato di abbandono della stessa.Di pianta trapezoidale e in dislivello rispetto agli assi viari che la perimetrano, è delimitata dal viale Giovanni Amendola, dalle vie 25 luglio 1943 e Monsignor De Lorenzo mentre il suo lato a sud è completamente occupato da uno dei prospetti della Casa del Fascio. Alla piazza si può accedere direttamente da via 25 luglio 1943 o da due grandi scalinate in pietra di Macellari poste nelle altre due vie che la costeggiano. Dal lato ovest si scorge l'abside della chiesa di Santa Lucia e alcune palazzine di epoca fascista. Allo stato attuale nell’area mercatale di Piazza del Popolo, oltre al degrado, ad incendi di rifiuti, emergono altri dati negativi come il cedimento strutturale su via Monsignor De Lorenzo, la pavimentazione che lascia molto a desiderare. La grande piazza riveste per la città una grande importanzastorica, urbanistica, e mercatale ma ormai da anni versa in totale abbandono. I pilastrini (quelli ancora in piedi) della recinzione sono ormai semidistrutti, i tubi di raccordo mancano del tutto e quelli superstiti totalmente arrugginiti. Il distintivo e particolare architettonico costituito dai dieci pilastri rivestiti un tempo di candido marmo è in condizioni pessime: molte lastre sono mancanti, le poche che resistono risultano sfregiate e nella migliore delle ipotesi sporcate dal tempo e da vernici spray… Davvero preoccupanti sono le condizioni di quelli che forse un giorno erano stati dei gabinetti pubblici, e i cedimenti strutturali su via Monsignor De Lorenzo. A completare il quadro c’è via 25 luglio 1943 che fiancheggia un lato della piazza dove la vecchia fontanina è semi distrutta come il marciapiede.Parteciperanno alla nuova conversazione Gerardo Pontecorvo (Presidente della 1^ Consulta – Assetto del Territorio – Comune di Reggio Calabria) e lo storico locale Alberto Cafarelli. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 25 agosto....
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Terzo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà” sui locali storici di enogastronomia cittadina.
Il prossimo 18 agosto sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la terza conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”relativo agli storici ritrovi enogastronomici di Reggio Calabria.Posti che oggi non ci sono più ma che continuano a vivere nei ricordi di generazioni di reggini e non solo.Ci sono simboli della città rimasti sostanzialmente immutati, e altri che hanno completamente cambiato volto, diversi invece che non esistono più. Queste alcune delle cifre che sono state affrontate nel corso della terza conversazione inerente alla location conosciuta con l’acronimo di “U luppinaru”, ubicato nella zona Nord della città di Reggio Calabria. Un microcosmo animato di persone, di vita e mestieri, di tradizioni culinarie di una Reggio a cavallo tra metà ottocento ed inizio degli anni ottanta del secolo scorso. Erano presenti assieme alla calia, ai semi di zucca, alle castagne, alle arachidi anche nelle sagra e nelle feste sia rionali che nelle piccole realtà territoriali, dove venivano esposte nelle bancarelle, mentre oggi si trovano nei supermercati in buste debitamente sigillate. Il sodalizio organizzatore reggino tratterà una location che era ubicata nella zona nord della città: “U luppinaru”. “U luppinaru” (il venditore di lupini). Il lupino è una leguminosa da granella nota e diffusa fin dalla più remota antichità nel Bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente per la sua notevole adattabilità agli ambienti più ingrati, acidi e magri dove ogni altra leguminosa fallisce, per il suo potere di migliorare la fertilità del terreno e per la sua capacità di produrre una granella ricchissima di proteine (fin oltre il 35%) anche se non priva di vari inconvenienti. In Italia la coltura del lupino è crollata a seguito dello spopolamento delle aree svantaggiate nelle quali il lupino aveva trovato inserimento in ordinamenti colturali quanto mai poveri. Le regioni italiane dove il lupino ha la maggior diffusione sono Calabria, Lazio, Puglia e Campania, diffusissimi anche in Sicilia.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 18 agosto....
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Il prossimo 2 Agosto sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile dossier, caratterizzato da 15 interviste relative inerente ad Francesco Antonio Lascala, una delle 85 vittime innocenti della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Il momento di riflessione, organizzato dal sodalizio reggino, ha come titolo “1980-2023: nel ricordo di Francesco Antonio Lascala” , ex centralinista delle Ferrovie dello Stato, ormai in pensione, si trovava sul primo binario, in attesa del treno delle 11,05 che lo avrebbe portato a Fidenza e poi a Cremona dalla figlia Enza. Quel che si racconta è un pezzo di storia troppo a lungo dimenticata da parte delle istituzioni locali della Città della Fata Morgana: una vicenda rimasta stranamente sconosciuta da parte di chi dovrebbe avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato. In tutta Italia vi suono dei luoghi pubblici (strade, piazze) che ricordano il nome delle vittime, Reggio Calabria ancora no, anche se a distanza di ben 43 anni. Sono trascorsi quarantatré anni dalla strage di Bologna (2 agosto 1980, ore 10:25) dove si spensero bruscamente sogni, speranze, affetti familiari, progetti, stroncati da uno spaventoso fragore scaturito da un ordigno posto all’interno della stazione emiliana. Ogni anno, a far data dal 1981, a Bologna, la giornata del 2 agosto diventa meta obbligatoria di un incontro della memoria. Tutta la Penisola italiana, come sempre, è stata interessata da diverse iniziative, mentre in riva lo Stretto un silenzio assordante. Il Circolo Culturale “L’Agorà”, vuole ricordare tale figura, anche se purtroppo dimenticata nella memoria, da parte delle istituzioni locali che dovrebbero avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato. A tal fine piace ricordare che venne inoltrata da parte del sodalizio reggino una richiesta di intitolazione di luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria, proposta acquisita d’ufficio al prot. 125802 del 6 agosto 2018 – indirizzata al sindaco, al segretario generale, al presidente della Commissione Toponomastica, al presidente del Consiglio. A distanza di cinque anni il Circolo Culturale “L’Agorà”, nonostante sia stato anche individuato il luogo per l’intitolazione, il sodalizio culturale reggino non ha ricevuto nessuna risposta in tal senso. Quali sono i tempi per una risposta a un’istanza regolarmente presentata a un comune in Italia? 30 giorni? 45? 90? 180? Un anno? Due anni? Tre anni? Non è dato saperlo, almeno in certi frangenti … geografici. L’unica cosa certa è che il Circolo Culturale “L’Agorà” sta ancora aspettando risposta. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 2 agosto.
Il prossimo 21 luglio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, in collaborazione con la Fondazione “Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico”, sui fatti di Reggio del 1970. “Testimonianze sulla Rivolta di Reggio Calabria” è il titolo della nuova conversazione da remoto, organizzata dal sodalizio culturale reggino che non è nuovo a queste iniziative, come testimoniato dai vari incontri organizzati sul tema in argomento.L’espressione moti di Reggio (anche fatti di Reggio o rivolta di Reggio Calabria) indica una sommossa popolare avvenuta a Reggio Calabria dal luglio del 1970 al febbraio del 1971, in seguito alla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro nel quadro dell’istituzione degli enti regionali. Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine. Alla prossima conversazione organizzata dal sodalizio culturale reggino, parteciperà in qualità di relatore l’onorevole Vincenzo Maria Vita, Direttore dell'Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD). Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” nel corso del suo intervento analizzerà alcuni dei documenti visivi presenti nell’importante istituto culturale. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 21 luglio....
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Il prossimo 14 luglio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sui fatti di Reggio del 1970. L’espressione moti di Reggio (anche fatti di Reggio o rivolta di Reggio Calabria) indica una sommossa popolare avvenuta a Reggio Calabria dal luglio del 1970 al febbraio del 1971, in seguito alla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro nel quadro dell’istituzione degli enti regionali. Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine.Tutto ebbe inizio il 5 luglio quando l’allora sindaco, Piero Battaglia (DC), con il suo “Rapporto alla città”, informò i reggini dell’accordo politico-istituzionale fatto a Roma, sull’asse Catanzaro-Cosenza, ai danni di Reggio Calabria. Al centro della questione la decisione, appoggiata da Roma, di scegliere Catanzaro come sede del capoluogo della Calabria, una decisione caldeggiata e favorita in particolare dai politici cosentini Riccardo Misasi e Giacomo Mancini, all’epoca influenti l’uno nella DC, l’altro nel PSI, e ritenuti i veri responsabili di questo “furto del capoluogo”. Tutto ebbe inizio il 5 luglio quando l’allora sindaco, Piero Battaglia (DC), con il suo “Rapporto alla città”, informò i reggini dell’accordo politico-istituzionale fatto a Roma, sull’asse Catanzaro-Cosenza, ai danni di Reggio Calabria. Al centro della questione la decisione, appoggiata da Roma, di scegliere Catanzaro come sede del capoluogo della Calabria, una decisione caldeggiata e favorita in particolare dai politici cosentini Riccardo Misasi e Giacomo Mancini, all’epoca influenti l’uno nella Dc, l’altro nel Psi, e ritenuti i veri responsabili di questo “furto del capoluogo”. Fu la scintilla di una rivolta che diventerà inarrestabile all’indomani della decisione di convocare a Catanzaro la prima seduta del neo eletto Consiglio regionale della Calabria. I Moti di Reggio hanno creato un solco profondo nel territorio regionale ed il famoso “pacchetto” Colombo, di cui il pezzo più consistente era il Centro siderurgico di Gioia Tauro che, da solo, avrebbe dovuto dare occupazione a 7.500 operai, si è disciolse come neve al sole. Dietro la facciata del campanile, l’oggetto vero dei moti era il controllo della Regione come nuovo grande centro di potere e di erogazione di risorse. La città sede del governo regionale avrebbe beneficiato di migliaia di assunzioni e i partiti al governo avrebbero avuto un grande vantaggio clientelare. Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine. I moti di Reggio Calabria sono stati oggetto di duro confronto nelle aule istituzionali, comprese quelle di Palazzo Montecitorio. Il 14 luglio di 53 anni fa scoppiava in riva allo Stretto, nella parte più meridionale della Penisola italiana, la rivolta urbana più lunga del novecento nel vecchio continente europeo. Ma ciò che accadde a Reggio ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto.Ma ciò che accadde a Reggio ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto.Il 2 ottobre 1948 il Consiglio Comunale di Reggio Calabria porta all’ordine del giorno, approvato dallo stesso organo, che Reggio sia capoluogo della Calabria.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del sodalizio culturale reggino). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 14 luglio.
Nuovo incontro sulle storiche location enogastronomiche di Reggio Calabria.
Il prossimo 7 luglio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la seconda conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Luoghi e figure cittadine: ricordi reggini”. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale reggino, è una lettura sui quei punti di aggregazione, anche dal punto di vista gastronomico, simbolo di una città che fu. Posti che oggi non ci sono più ma che continuano a vivere nei ricordi di generazioni di reggini e non solo. Nel corso della seconda conversazione si parlerà di una nuova location cittadina conosciuta con l’acronimo de “’U cavularu”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 7 luglio. suo “Rapporto alla città”, informò i reggini dell’accordo politico-istituzionale fatto a Roma, sull’asse Catanzaro-Cosenza, ai danni di Reggio Calabria. Al centro della questione la decisione, appoggiata da Roma, di scegliere Catanzaro come sede del capoluogo della Calabria, una decisione caldeggiata e favorita in particolare dai politici cosentini Riccardo Misasi e Giacomo Mancini, all’epoca influenti l’uno nella DC, l’altro nel PSI, e ritenuti i veri responsabili di questo “furto del capoluogo”. Tutto ebbe inizio il 5 luglio quando l’allora sindaco, Piero Battaglia (DC), con il suo “Rapporto alla città”, informò i reggini dell’accordo politico-istituzionale fatto a Roma, sull’asse Catanzaro-Cosenza, ai danni di Reggio Calabria. Al centro della questione la decisione, appoggiata da Roma, di scegliere Catanzaro come sede del capoluogo della Calabria, una decisione caldeggiata e favorita in particolare dai politici cosentini Riccardo Misasi e Giacomo Mancini, all’epoca influenti l’uno nella Dc, l’altro nel Psi, e ritenuti i veri responsabili di questo “furto del capoluogo”. Fu la scintilla di una rivolta che diventerà inarrestabile all’indomani della decisione di convocare a Catanzaro la prima seduta del neo eletto Consiglio regionale della Calabria. I Moti di Reggio hanno creato un solco profondo nel territorio regionale ed il famoso “pacchetto” Colombo, di cui il pezzo più consistente era il Centro siderurgico di Gioia Tauro che, da solo, avrebbe dovuto dare occupazione a 7.500 operai, si è disciolse come neve al sole. Dietro la facciata del campanile, l’oggetto vero dei moti era il controllo della Regione come nuovo grande centro di potere e di erogazione di risorse. La città sede del governo regionale avrebbe beneficiato di migliaia di assunzioni e i partiti al governo avrebbero avuto un grande vantaggio clientelare. Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine. I moti di Reggio Calabria sono stati oggetto di duro confronto nelle aule istituzionali, comprese quelle di Palazzo Montecitorio. Il 14 luglio di 53 anni fa scoppiava in riva allo Stretto, nella parte più meridionale della Penisola italiana, la rivolta urbana più lunga del novecento nel vecchio continente europeo. Ma ciò che accadde a Reggio ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto.Ma ciò che accadde a Reggio ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto.Il 2 ottobre 1948 il Consiglio Comunale di Reggio Calabria porta all’ordine del giorno, approvato dallo stesso organo, che Reggio sia capoluogo della Calabria.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del sodalizio culturale reggino). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 14 luglio.
"1923-2023": nel centenario della nascita di Nicola Arigliano
Il prossimo 16 Giugno sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “1923-2023: nel centenario della nascita di Nicola Arigliano”. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio organizzatore reggino, ha ricevuto per il significato e la valenza culturale il patrocinio del Comune di Squinzano, dell’Amministrazione Provinciale di Lecce, della Proloco di Squinzano e del Circolo Jazz “Nicola Arigliano” di Squinzano. Nicola Arigliano è stato cantante, attore, volto noto della TV e della pubblicità, sarto, cultore del benessere, amante delle scarpe e della sua inseparabile coppola ma, soprattutto, jazzista e artista con lo swing nel sangue. Voce calda e di velluto, volto caratteristico e Go Man! Gianpaolo Ascolese, Simone Corami e Bruno Alvaro, insieme a colleghi, amici e parenti raccontano, come nessuno ha mai fatto prima, l’uomo e l’artista, nei suoi pregi e difetti e, soprattutto, nel talento che l’ha portato a essere un personaggio nell’Olimpo dei grandissimi del jazz, un Crooner, anzi, il Crooner italiano amato e ammirato anche dagli artisti d’oltreoceano. Il Crooner “Colpevole” di aver inventato uno stile unico nel suo genere. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 16 giugno....
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Il prossimo 9 Giugno sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione del libro “Gli Spinelli e le nobili famiglie di Seminara” del dott. Santo Gioffrè. Si tratta del primo saggio storico pubblicato dallo studioso pubblicato nel 1999.Un intreccio tra storia locale e grandi eventi: le Crociate, la battaglia di Lepanto, il terremoto del 1783. Queste alcune delle cifre che saranno analizzate dal dott. Santo Gioffrè, gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”.Medico e scrittore calabrese, è stato consigliere nel suo comune di origine, Seminara, e assessore alla Cultura della provincia di Reggio Calabria.Santo Gioffrè, medico e scrittore calabrese, è stato consigliere nel suo comune di origine, Seminara, e assessore alla Cultura della provincia di Reggio Calabria. Nel 2015 è commissario straordinario dell’Asp reggina. È autore, tra gli altri, di Artemisia Sanchez (Mondadori, 2008) da cui la Rai ha tratto una fiction televisiva di grande successo.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dalsodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 9 giugno....
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“Luoghi e figure cittadine: ricordi reggini” , serie di incontri organizzati dal Circolo “L'Agor
Il prossimo 2 Giugno sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema del “Luoghi e figure cittadine: ricordi reggini”.Si tratta di una serie di incontri, organizzate dal sodalizio culturale reggino, rivolti alla lettura di quei punti di aggregazione, e che rappresentavano il cuore gastronomico della Città dello Stretto. Il primo degli incontri spetta ad un locale molto conosciuto, non solo a Reggio, ma anche nella vicina Messina. Si tratta della famosa “Grotta”, conosciuta anche come “’U Mindu” che aveva il suo quartier generale nella zona Sud della Città, ed ubicato al numero civico 22 di via Pio XI (oggi viale Pio XI).Location enogastronomiche che oggi non ci sono più ma che continuano a vivere nei ricordi di generazioni di reggini e non solo. Punti che rappresentavano, specialmente nelle feste settembrine, un vero e proprio rito: prendere la carrozza (l'auto era ancora un lusso di pochi) dall’area portuale, per chi proveniva da Messina, e giungere a Sbarre Centrali, dove era ubicato “’U Mindu”. La famosa “Grotta” è il primo degli appuntamenti che sarà oggetto di analisi.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione,organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 2 giugno....
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“Ho visto. La grande truffa nella sanità calabrese”
Il prossimo 26 maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione del saggio “Ho visto. La grande truffa nella sanità calabrese” del dott. Santo Gioffrè, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La testimonianza dell’uomo che ha scoperto la grande truffa ai danni della sanità in Calabria: nascosta nelle omissioni contabili, nei registri incompleti, negli atti non impugnati; nella tecnica perfetta con cui si liquidavano le stesse fatture più volte. Santo Gioffrè, medico e scrittore, come commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria ha svelato – e qui racconta – i meccanismi e le perpetuazioni criminali di un sistema rimasto fino ad allora inattaccabile.Queste alcune delle cifre che sono state analizzate dal gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 26 maggio.
“1923-2023:nel centenario della nascita di “Lelio Luttazzi”,incontro del Circolo Culturale “L’Agorà&q
Il prossimo 19 maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “1923-2023: nel centenario della nascita di Lelio Luttazzi” che ha ricevuto il Patrocinio della Fondazione “Lelio Luttazzi”. Lelio Luttazzi è stato un pianista, attore, cantante, direttore d'orchestra, showman, conduttore televisivo, radiofonico, scrittore e regista italiano. Figlio di Sidonia Semani (maestra elementare a Prosecco) e Mario Luttazzi, rimane, a soli tre anni di età, orfano di padre, morto nel 1926 di tubercolosi. La madre si stabilisce nel 1929 a Prosecco dove riprende a lavorare e, durante le elementari, è allievo della madre nella scuola elementare del paese, unico italiano in una classe di sloveni; in seguito, parlando della sua infanzia, si definirà un bambino triste e pessimista, a causa dei suoi problemi familiari. Riceve la prima formazione musicale da don Križman, parroco di Prosecco, che gli impartisce lezioni di pianoforte per alcuni mesi nella canonica del paese. Dopo la scuola media inferiore s'iscrive al liceo Petrarca di Trieste, dove instaura una grande amicizia con un suo compagno di classe, Sergio Fonda Savio, nipote di Italo Svevo. Incominciano anche in questo periodo i dissidi ideologici con la madre, che è una fascista convinta mentre Luttazzi si avvicina all'antifascismo. Durante la seconda guerra mondiale s'iscrive all'Università di Trieste alla facoltà di giurisprudenza, sostenendo soltanto due esami poiché incomincia a suonare il pianoforte a Radio Trieste e a comporre le sue prime canzoni. Terminata la guerra, apprende dalla SIAE di aver guadagnato con la canzone 350 000 lire; decide quindi di fare il musicista in maniera professionale e, nel 1948, si trasferisce a Milano, dove comincia a lavorare presso la casa discografica CGD, fondata dal suo concittadino Teddy Reno, che lo ha contattato per dargli l'incarico di direttore artistico; sempre per Teddy Reno, nel 1948, scrive Muleta mia. Negli anni Cinquanta partecipa ad alcuni quiz televisivi condotti da da Mike Bongiorno e approda al cinema per comporre le musiche di Il microfono è vostro (1951) di Giuseppe Bennati. Il successo è travolgente: nel 1956 la versione italiana della sua canzone "You'll say to-morrow" viene incisa da Sophia Loren e, nello stesso anno compone "Souvenir d'Italie", leitmotiv del film omonimo diretto da Antonio Pietrangeli. Fortunato autore delle colonne sonore dei film di Totò e Peppino (da "Totò, lascia o raddoppia?"; 1956 a "Totò, Peppino e la malafemmina"; 1956, "Peppino, le modelle e chella là"; 1957 e "Gambe d'oro"; 1958) e di capolavori della storia del cinema italiano come "Venezia, la luna e tu"(1958) di Dino Risi e "Risate di gioia"(1960) di Mario Monicelli, negli stessi anni compie il suo debutto televisivo come direttore d'orchestra nel varietà"Musica in vacanza", a fianco di Gorni Kramer, Alberto Bonucci, Paolo Ferrari e Adriana Serra. Negli anni Sessanta dà spazio alla sua breve ma significativa carriera di attore con "L'avventura"(1960) di Michelangelo Antonioni, "L'ombrellone"(1965) di Risi e nel film a episodi "I complessi"(1965). Il vero e proprio successo arriva nel 1967 con la trasmissione radiofonica "Hit parade", un appuntamento immancabile per la maggioranza degli italiani. Nel giugno del 1970, però, la sua carriera ha una brusca interruzione quando Luttazzi viene arrestato insieme a Walter Chiari con l'accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rilasciato dopo venticinque giorni di carcere, deve aspettare il 22 gennaio 1971 per essere formalmente prosciolto dalle accuse e tornare al suo lavoro in televisione. Questa esperienza lo segna a tal punto da spingerlo a diradare le sue apparizioni sul piccolo schermo, ma anche al cinema, che abbandona definitivamente nel 1977 dopo aver firmato la colonna sonora di "La presidentessa" di Luciano Salce. La conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “1923-2023: nel centenario della nascita di Lelio Luttazzi” prevede un cast ricco di interventi, come quelli del Sindaco di Trieste Roberto Di Piazza, del direttore della Biblioteca Statale di Trieste “Stelio Crise” Francesca Richetti”, della moglie del grande showman Rossana Luttazzi, tra l’altro anche Presidente della Fondazione “Lelio Luttazzi”. Faranno parte della giornata di studi anche Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” ed Antonino Megali (Vicepresidente del sodalizio organizzatore).Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 19 maggio....
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“Steppa bianca – memoria di Albino cavallo da guerra”.
Il prossimo 12maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione del saggio storico del giornalista indipendente senese Michele Taddei, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, “Steppa bianca – memoria di Albino cavallo da guerra”.Questo è un libro che parla di guerra che narra le vicende che si svolsero nelle steppe della Russia durante le operazioni belliche del 1943 nelle steppe della Russia, nel 1943 che sancirono la perdita di circa 85mila soldati italiani, privi di equipaggiamento invernale, che morirono per il freddo, la fame, le ferite, o furono rinchiusi nei gulag sovietici. Queste alcune delle cifre che sono state analizzate dal prof. Roberto Pizzi, gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria. L’8^ Armata Italiana in Russia, nota con l’acronimo di ARMIR, fu l’unità del Regio Esercito italiano impegnata durante la Seconda Guerra Mondiale sul fronte sovietico del fiume Don dal luglio 1942 al febbraio 1943. Subentrò al più modesto Corpo di Spedizione Italiano in Russia, con l’acronimo di CSIR, entrato in azione per la prima volta sul fronte orientale nell’agosto del 1941. Agli ordini del Generale Giovanni Messe, il Corpo di Spedizione Italiano venne istituito nell’estate del 1941 e successivamente venne inviato in Russia per partecipare all’offensiva tedesca (Operazione Barbarossa) scattata il 22 giugno dello stesso anno. Male equipaggiata sotto tutti gli aspetti, dalle armi alle divise, dalle scarpe al rancio, l'ARMIR fu travolta dall'offensiva sovietica del dicembre 1942, perdendo nella ritirata metà degli effettivi. Su 230.000 uomini, di cui 7.000 ufficiali, le perdite furono di 84.300 unità tra caduti e dispersi; 30.000 furono i casi di congelamento. Con la distruzione dell'ARMIR e il rimpatrio in Italia nella primavera 1943 dei pochi superstiti, ebbe fine la partecipazione italiana alla campagna sul fronte orientale. Alcuni reparti, tra volontari e non, rimasero sul fronte russo operando sotto il comando tedesco.Queste alcune delle cifre che sono state analizzate dal prof. Roberto Pizzi, gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 12 maggio....
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La giornata di studi sul periodo napoleonico, denominata “5 maggio” , giunge alla ventesima edizione
Il prossimo 5 Maggio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro Studi “Gioacchino e Napoleone”, sul tema del “5 maggio”, giornata di studi sul periodo napoleonico giunta alla ventesima edizione.Il nuovo incontro, predisposto dalle due co-associazioni reggine, vedrà il susseguirsi di interventi su temi alquanto eterogenei tra di loro. Gossip e album di ricordo familiari che si aprono e fanno conoscere nuove vicende e personaggi del periodo napoleonico, la battaglia di Waterloo decisa dalle condizioni meteo, strane coincidenze e contiguità che si svolsero sia sul campo di battaglia e che dopo tali operazioni belliche, saranno alcuni degli aspetti che saranno oggetto di analisi nella nuova edizione storico-culturale sul periodo napoleonico. Parteciperanno alla nuova edizione la ricercatrice toscana Elena Pierotti, del direttore della testata giornalistica “MeteoWeb” Giuseppe Caridi e di Gianni Aiello, presidente delle due co-associazioni organizzatrici. Gli argomentati trattati sono stati alquanto eterogenei tra di loro ed alquanto singolari come “Napoleone privato. Quando il “gossip” fa storia”(Elena Pierotti), “Il ruolo della meteorologia nella battaglia di Waterloo” (Giuseppe Caridi) e “La battaglia di Mont Saint Jean (Waterloo) nel memoriale di Sant’Elena” (Gianni Aiello).Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 5 maggio....
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“Il Gran Capitàn e il mistero della Madonna nera” , il nuovo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 28 Aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la presentazione del romanzo “Il Gran Capitàn e il mistero della Madonna nera”, opera letteraria del medico scrittore calabrese Santo Gioffré. Un uomo del Rinascimento che volle immaginarsi Re! L’affresco storico in cui operò Consalvo Fernandez da Cordova y Aquilar, Duca di Terranova, il più gran Capitano dell’Esercito Spagnolo, durante la sua epopea di conquista della Calabria e del Regno di Napoli, tra sofferti amori, sacri misteri e furiose battaglie. Si tratta di un romanzo ambientato in una Calabria rinascimentale resa ancora più misteriosa per l’intreccio sapiente di miti e leggende che l’autore mescola agli eventi storici realmente accaduti. Il protagonista è Gonzalo Fernàndez de Còrdoba, generale spagnolo alla corte di Isabella di Castiglia inviato in Italia dal re Ferdinando il Cattolico per combattere i francesi e difendere il Regno di Napoli. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte del gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo storico “Gli Spinelli e le Nobili Famiglie di Seminara”, ambientato nel periodo del terremoto del 1783, ma il successo arriva nel 2008 con “Artemisia Sanchez”, da cui è stata tratta anche una serie televisiva trasmessa dalla Rai. Ha pubblicato, oltre alle due citate, le seguenti opere: “Leonzio Pilato” (2007), “La terra rossa” (2010), “Il Gran Capitán e il mistero della Madonna nera” (2014), “L’opera degli ulivi” (2018) e “Fadia” nel 2022. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 28 aprile....
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“Il Parco dello Stretto e della Costa Viola” , l'incontro organizzato dal Circolo Culturale “L
Il prossimo 21 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Il Parco dello Stretto e della Costa Viola”. Lo stretto di Messina e la costa Viola hanno un inquadramento territoriale e ambientale di elevata importanza e sensibilità ospitando habitat marini e terrestri ricchi di biodiversità ed essendo un corridoio ecologico per molte specie faunistiche dell’ambiente marino e per l’avifauna, come testimonia la rete di zone afferenti alla Rete Natura 2000. Ma l’area presenta anche massimi valori per ricchezza e varietà paesaggistica, culturale, storica, archeologica, mitologica come evidenziato dagli strumenti di pianificazione territoriale/urbanistica e da riconoscimenti specifici. Il paesaggio è composto da una moltitudine di ambiti strettamente interconnessi in cui le acque interne e marine (lo Stretto, le fiumare, i laghi di Ganzirri sul versante messinese) si uniscono ai paesaggi terrestri (gli spazi naturali, rurali, periurbani e urbani). Il cielo dell’area è pure scenario di una fondamentale rotta migratoria dell’avifauna tra l’Africa e l’Europa. E il mare vede le migrazioni del tonno rosso, di cetacei, del pesce spada, nonché è ricco di specie abissali. L’area che comprende lo stretto di Messina e la Costa Viola può pertanto essere considerata un’unità paesaggistica, parte di un più grande contesto che ha nel massiccio dell’Aspromonte e dei monti Peloritani le colonne portanti, che comprende anche l’Etna e le Isole Eolie. Siamo in presenza di valori scenici eccezionali. Stretto e della Costa Viola. Possiamo quindi affermare che si tratta di un paesaggio antropico per storia e attività (pesca, agricoltura, artigianato) molto identitario. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte del relatore, Gerardo Pontecorvo, segretario metropolitano di “Europa Verde” , gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 21 aprile....
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"Nel centenario della nascita di Franco Zeffirelli” , incontro del Circolo Culturale “L’Agorà
Il prossimo 14 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “1923-2023: nel centenario della nascita di Franco Zeffirelli” che ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Firenze della Città Metropolitana di Firenze. Dopo i ringraziamenti da parte di Gianni Aiello (presidente del sodalizio organizzatore), sarà la volta dei saluti istituzionali, a seguire la relazione di Antonino Megali (vice Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”. Regista e scenografo. Esordisce nel mondo dello spettacolo come scenografo di alcune compagnie teatrali quando è ancora uno studente della facoltà di Architettura a Firenze. Nel corso degli anni '50 si mette in evidenza come regista teatrale portando in scena l'opera lirica a Milano, Londra e New York. Dopo l'esperienza di aiuto regista per Antonioni, De Sica, Rossellini e soprattutto Visconti, debutta dietro la macchina da presa con "Camping" (1958). I successivi "La bisbetica domata" (1966), "Romeo e Giulietta" (1967, nomination all'Oscar per la miglior regia), "Amore senza fine" (1980) e "La Traviata" (1982, BAFTA per i migliori costumi e la miglior scenografia) contribuiscono ad accrescere la sua già consolidata fama internazionale. Nel 1971 indirizza la sua opera verso il film religioso con "Fratello sole, Sorella luna". Nel 1976 gira per la televisione, sempre nello stesso filone, "Gesù di Nazareth", kolossal sulla vita e le opere di Cristo. Dopo "Il Campione" (1978) e "Amore senza fine" (1980), nel 1982 realizza una sontuosa edizione della "Traviata" con Placido Domingo. Lo stesso tenore, con Katia Ricciarelli, è il protagonista dell'"Otello" messo in scena nel 1986. Dopo i non fortunati "Il giovane Toscanini" (1988) e "Storia di una capinera" (1993, tratto da Giovanni Verga), Zeffirelli realizza ancora due grandi film: "Amleto" (1991, con Mel Gibson e Glen Close) e "Jane Eyre" (1995, con Charlotte Gainsbourgh e William Hurt). Dopo un periodo dedicato anche alla politica (è stato eletto senatore nelle liste di Forza Italia) nel 1998 è tornato al grande successo internazionale con "Un tè con Mussolini", ispirato alla sua autobiografia, nel quale viene raccontata la sua infanzia a Firenze e l'educazione ricevuta da un gruppo di eccentriche signore inglesi amanti dell'arte. Nel 2002 gli è stato consegnato il David di Donatello alla carriera. Quando è in Italia Zeffirelli vive tra la sua prestigiosa villa sull'Appia Antica a Roma e la sua famosa villa di Positano dove ha ospitato tutto il bel mondo internazionale. Nel 2001, per necessità di spazio - ha messo all'asta molti dei suoi tesori d'arte raccolti durante la sua professione e i suoi viaggi nel mondo.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 14 aprile....
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“Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia” , quinto incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 7 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia 5.zero”. Le piazze di Reggio Calabria rappresentano accenti storici, architettonici e turistici, che costituiscono una grande parte dell'atmosfera millenaria della "Città della Fata Morgana". Piazza De Nava, rappresenta la rinascita di Reggio Calabria a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908 ed in tale area trovano allocazione tre stili architettonici: quello umbertino eclettico della seconda metà dell’ottocento, quello liberty, quello razionalista italiano del ventennio. La piazza, a pianta rettangolare, è intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908. Non a caso il luogo è dedicato al famoso statista, in quanto lo stesso fu il promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il sisma del 1908.Piazza De Nava, storico punto di riferimento del cuore di Reggio Calabria èla piazza antistante Palazzo Piacentini, ossia il Museo nazionale della Magna Grecia, dove sono custoditi i Bronzi di Riace , ed è intitolata al reggino Giuseppe De Nava, ministro del regno d'italia nel 1918 e nel 1921. Al centro della stessa, adornata da vari esempi arborei, sorge una monumentale fontana a due bocche, sormontata da una statua raffigurante il ministro De Nava.Tali testimonianze verrebbero cancellate dalla nuova idea progettuale che prevede un’idea moderna che andrebbe a sconvolgere tali segni identitari, non tenendo conto quindi di quanto stabilito dalla “Carta di Gubbio” del 1960, documento che venne redatto dall’Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici e della Convenzione del paesaggio ed il Codice dei Beni Culturali. Tali testimonianze verrebbero cancellate dalla nuova idea progettuale che prevede un’idea moderna che andrebbe a sconvolgere tali segni identitari e che non tiene conto di quanto stabilito dalla “Carta di Gubbio” del 1960 redatta dall’Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici e della Convenzione del paesaggio ed il Codice dei Beni Culturali. Il successo dei Convegno di Gubbio promosso da un gruppo di Comuni, affiancato da parlamentari e studiosi, consente la formulazione di una dichiarazione di principi sulla salvaguardia ed il risanamento dei Centri Storici, ma sembra ne avere terreno fertile ne trovare applicazione in altri ambiti territoriali e nonostante le critiche e le obiezioni che si sono susseguite da più parti, per mesi, nei confronti delle linee guida del Palazzo, lo stesso continua nella sua idea di violare le caratteristiche di piazza De Nava.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di anali da parte del prof. Pasquale Amato, gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Il docente è ben noto alla comunità, per i suoi tantissimi anni di insegnamento tra l'Università Dante Alighieri e quella di Messina, e per le sue battaglie a sostegno del bergamotto di Reggio Calabria. Il prof. Pasquale Amato, oltre chè autore di saggio storici è anche fondatore del Premio Mondiale di Poesia Nosside, fondato mel 1983, giunto in questo 2023 alla XXXVIII Edizione. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020, la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 7 aprile....
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“Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia” , quarto incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 31 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Piazza De Nava 4.zero: una lunga e sconcertante storia”.Si tratta del quarto di una serie di appuntamenti che il sodalizio organizzatore ha inteso inserire nel proprio palinsesto. Nel corso del nuovo incontro si discuterà della formazione ed evoluzione geologica del centro storico cittadino, con particolare riferimento all’area in cui si colloca Piazza De Nava. Verrà evidenziato come il centro storico della città sia ubicato a cavallo tra le Fiumare Calopinace e Annunziata e di come la città si sia sviluppata anticamente lungo una ristretta piana alluvionale che risultava attraversata anche da altri corsi d’acqua minori oggi cancellati dall’urbanizzazione. Dopo le osservazioni del biologo Matteo Gatto Goldestein, seguirà la relazione da parte del geologo Alfonso Aliperta.Si discuterà della formazione ed evoluzione geologica del centro storico cittadino, con particolare riferimento all’area in cui si colloca Piazza De Nava. Verrà evidenziato come il centro storico della città sia ubicato a cavallo tra le Fiumare Calopinace e Annunziata e di come la città si sia sviluppata anticamente lungo una ristretta piana alluvionale che risultava attraversata anche da altri corsi d’acqua minori oggi cancellati dall’urbanizzazione. Come si vedrà, infatti l’antico reticolo idrografico cittadino è ormai cancellato dalla struttura urbana della città, anche se ne restano numerose testimonianze. In particolare, in adiacenza all’area oggi occupata dalla Piazza De Nava, defluiva il vecchio Torrente Santa Lucia / Schiavone oggi completamente intubato ed al cui posto si trovano la Via Domenico, la Via G. Melacrino, la Via S. Lucia e la Via Collina degli Angeli. Come testimoniato da alcune forme del territorio, questo corso d’acqua nel passato era dotato di una discreta capacità idraulica, ma allo stato attuale non produce alcun rischio. Difatti, oltre alle opere di raccolta e canalizzazione delle acque, con la realizzazione della Tangenziale si è operata un’artificiosa riduzione del bacino di alimentazione. Il confronto tra Foto storiche e quelle recenti, nonché di cartografie geologiche, consentirà agli spettatori di guardare la nostra città con un occhio differente, pensando a come era nel passato ed a cosa ci sia sotto i nostri piedi.Il territorio fa parte di una vasta regione - tettonica definita nel suo complesso Arco Calabro Peloritano e qui caratterizzata dal Graben dello Stretto di Messina al quale, sul fronte calabro emerso, corrispondono l’Horst dell’Aspromonte e il meno esteso Horst di Piale che delimitano l’ampia depressione controllata da più sistemi di faglie, nota in letteratura come Bacino di Reggio. Si tratta di una regione interessata da intensi movimenti tettonici verticali ancora attivi, che hanno dato origine al rapido sollevamento dell’Aspromonte in Calabria e dei Monti Peloritani in Sicilia e allo sprofondamento dello Stretto. L’Arco Calabro Peloritano nell’evoluzione tettonica del Mediterraneo centrale (da Lentini et al., 2005, mod.) Secondo gli studi più accettati, la struttura principale di questa regione sarebbe rappresentata da uno slab orientato in direzione NE-SW e immergente a NW, posto sul fronte ionico, verso il quale con movimento rotatorio anti-orario sembrerebbe dirigersi l’intero Blocco Calabro. L’area ricade nella zona centrale del Bacino di Reggio Calabria, fossa articolata e complessa posta tra il margine sud-occidentale dell’Aspromonte e lo Stretto di Messina, il cui sviluppo è controllato da più sistemi di faglie normali alcune delle quali sono correlabili a quelle dello Stretto, mentre altre sono specifiche del bacino emerso I diversi sistemi di faglie, caratterizzati da piani di scorrimento prossimi alla verticale lungo i quali si verifica il sollevamento discontinuo del basamento cristallino, hanno originato le scarpate che delimitano il bordo esterno dei terrazzi pleistocenici che scandiscono il sollevamento regionale polifasico che interessa la Calabria meridionale almeno dal Pleistocene. Nel Bacino di Reggio, dove importanti fenomeni di subsidenza avrebbero accentuato la depressione rispetto all’entroterra appenninico in sollevamento, si sono succeduti diversi cicli di sedimentazione, talora interferenti con le deposizioni del bacino ionico. I sedimenti più antichi, deposti in aree marine peri-costiere e generalmente a debole profondità, risalgono al Miocene (Calcareniti e Sabbie molassiche) e sostengono potenti successioni, più o meno continue e spesso in forte discordanza stratigrafica e angolare, di sedimenti plio-pleistocenici di facies deltizia e continentale (Ghiaie e sabbie di Messina) apicalmente ricoperti da depositi olocenico – attuali di facies francamente continentale (Depositi di terrazzo e Deposti alluvionali). La continuità stratigrafica della sedimentazione mostra tracce evidenti dei fenomeni tettonici e delle faglie, ma in tutte le aree emerse è lateralmente interrotta dagli intensi processi erosivi che hanno inciso e segmentato le formazioni, in particolare quelle pleistoceniche, che spesso si osservano soltanto come affioramenti isolati alla sommità dei rilievi interfluviali. Per altro va posto in evidenza che i sedimenti plio-pleistocenici del bacino di Reggio Calabria appoggiano con uguale frequenza sui litotipi del basamento cristallino-metamorfico oppure sui sedimenti miocenici e questi ultimi, talvolta anche in aree prossime alla costa, appoggiano sullo stesso basamento. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 31 marzo.
“Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia” , terzo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 24 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Piazza De Nava 3.zero: una lunga e sconcertante storia”. L’area in argomento rappresenta uno degli ultimi simboli storici della città di Reggio Calabria sta per essere demolito, in barba alle regole, per fare spazio alla realizzazione di una gelida superficie marmorea che cancellerà l’originario e tutelato stile Liberty e il quasi secolo di ricordi e d’importanti avvenimenti che nel tempo si sono susseguiti, richiamando nella splendida “Piazza balconcino” la presenza di migliaia di persone. Al nuovo incontro parteciperà come ospite il presidente dell’Associazione “Amici del Museo di Reggio Calabria” Francesco Arillotta che, nel corso del suo intervento, analizzerà le varie fasi inerenti l’area cittadina, intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava, ed alcune osservazioni sulla progettazione della stessa. Nel 2013, Reggio Calabria fu agitata dall’ipotesi del cosiddetto 'Progetto Di Battista', elaborato manco a dirlo dal Segretariato Regionale per la Calabria, che prevedeva un scavo profondo 12 metri su tutto il fronte del palazzo del Museo Nazionale, 103 trivellazioni in piena area archeologica e 3 cabine di sollevamento ascensori alte 4 metri sul marciapiede antistante proprio Piazza de Nava. L’area di piazza Giuseppe De Nava rappresenta un “bene culturale materiale e immateriale” e come tale deve essere tutelato e conservato come sancito nel dettato del “Codice dei beni culturali”. Ma il principio fondamentale su cui si basa la tutela di Piazza De Nava, ovviamente non è soltanto di natura sociale o affettiva, ma bensì, e soprattutto di natura Legislativa, poiché la Piazza è ubicata all’interno del perimetro della zona urbana di notevole interesse pubblico, avendo valore estetico e tradizionale, costituito dal complesso degli edifici che pur costruiti all’inizio del 900, hanno rilevante valore estetico e compositivo. Le piazze di Reggio Calabria rappresentano accenti storici, architettonici e turistici, che costituiscono una grande parte dell'atmosfera millenaria della "Città della Fata Morgana". Piazza De Nava, rappresenta la rinascita di Reggio Calabria a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908 ed in tale area trovano allocazione tre stili architettonici: quello umbertino eclettico della seconda metà dell’ottocento, quello liberty, quello razionalista italiano del ventennio. La piazza, a pianta rettangolare, è intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908. Non a caso il luogo è dedicato al famoso statista, in quanto lo stesso fu il promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il sisma del 1908. Piazza De Nava, storico punto di riferimento del cuore di Reggio Calabria è la piazza antistante Palazzo Piacentini, ossia il Museo Nazionale della Magna Grecia, dove sono custoditi i Bronzi di Riace , ed è intitolata al reggino Giuseppe De Nava, ministro del regno d'italia nel 1918 e nel 1921. Al centro della stessa, adornata da vari esempi arborei, sorge una monumentale fontana a due bocche, sormontata da una statua raffigurante il ministro De Nava. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di anali da parte del presidente dell’Associazione “Amici del Museo di Reggio Calabria” Francesco Arillotta. Nel corso del suo intervento, il gradito ospite del sodalizio organizzatore analizzerà le varie fasi inerenti l’area cittadina, intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava, ed alcune osservazioni sulla progettazione della stessa. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 24 marzo....
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“Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia” , secondo incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 17 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Piazza De Nava 2.zero: una lunga e sconcertante storia”.L’area in argomento rappresenta uno degli ultimi simboli storici della città di Reggio Calabria sta per essere demolito, in barba alle regole, per fare spazio alla realizzazione di una gelida superficie marmorea che cancellerà l’originario e tutelato stile Liberty e il quasi secolo di ricordi e d’importanti avvenimenti che nel tempo si sono susseguiti, richiamando nella splendida “Piazza balconcino” la presenza di migliaia di persone. Piazza De Nava è sempre stata apprezzata più delle altre Piazze cittadine, soprattutto dai bambini e dalle mamme in dolce attesa, sia in occasione della ricorrenza delle feste Mariane, sia di tutte quelle altre manifestazioni a testimonianza dei nostri usi, costumi e tradizioni. Proprio la particolare conformazione rialzata rispetto al piano stradale del Corso Garibaldi, è meta preferita dai reggini, perché permette a tutti di poter guardare dall’alto verso il basso. Ma il principio fondamentale su cui si basa la tutela di Piazza De Nava, ovviamente non è soltanto di natura sociale o affettiva, ma bensì, e soprattutto di natura Legislativa, poiché la Piazza è ubicata all’interno del perimetro della zona urbana di notevole interesse pubblico, avendo valore estetico e tradizionale, costituito dal complesso degli edifici che pur costruiti all’inizio del 900, hanno rilevante valore estetico e compositivo. Le piazze di Reggio Calabria rappresentano accenti storici, architettonici e turistici, che costituiscono una grande parte dell'atmosfera millenaria della "Città della Fata Morgana". Piazza De Nava, rappresenta la rinascita di Reggio Calabria a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908 ed in tale area trovano allocazione tre stili architettonici: quello umbertino eclettico della seconda metà dell’ottocento, quello liberty, quello razionalista italiano del ventennio. La piazza, a pianta rettangolare, è intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908. Non a caso il luogo è dedicato al famoso statista, in quanto lo stesso fu il promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il sisma del 1908. Piazza De Nava, storico punto di riferimento del cuore di Reggio Calabria è la piazza antistante Palazzo Piacentini, ossia il Museo Nazionale della Magna Grecia, dove sono custoditi i Bronzi di Riace , ed è intitolata al reggino Giuseppe De Nava, ministro del regno d'italia nel 1918 e nel 1921. Al centro della stessa, adornata da vari esempi arborei, sorge una monumentale fontana a due bocche, sormontata da una statua raffigurante il ministro De Nava. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di anali da parte dell’avvocato Antonio Vacalebre, gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020, la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 17 marzo.
“Guerra in Ucraina/ Oltre il ‘fermo immagine’ del 24 febbraio 2022” , il tema del nuovo incontro
Il prossimo 10 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Guerra in Ucraina:oltre il 'fermo immagine' del 24 febbraio 2022”.Sono trascorsi i primi dodici mesi dalla notte fra il 23 e 24 febbraio che ha trascinato sul terreno una lunga scia di sangue, di lutti, di bombardamenti e mobilitazioni, di denunce di crimini bellici efferati e bollettini di propaganda inevitabili in un contesto di guerra nel quale - come è arcinoto - prima vittima è sempre la verità. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Francesco Labonia, componente della redazione della rivista (cartacea) “Indipendenza” e del direttivo dell’omonima associazione.Francesco Labonia, insegnante di liceo al quale poniamo alcune domande, è uno dei principali redattori della rivista Indipendenza che, insieme all’omonima associazione, si batte da anni per la sovranità dei popoli mettendo in discussione l’Unione Europea che ha concentrato nelle mani di alcuni tecnocrati al servizio della Germania, del Fondo Monetario Internazionale e dei mercati, le decisioni in materia monetaria ed economica. Indipendenza propone l’uscita dagli onerosi trattati europei e il ritorno alle banche e alle monete nazionali nell’ambito di un progetto socialista. Contraria alle ingerenze di altri Paesi verso le politiche estere ed interne nazionali, denuncia il colonialismo occidentale che interviene politicamente o militarmente per piegare ai propri interessi le popolazioni di tutto il mondo.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 10 marzo.
“Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia” , incontro del Circolo Culturale “L’Agorà”
Il prossimo 7 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia”. Le piazze di Reggio Calabria rappresentano accenti storici, architettonici e turistici, che costituiscono una grande parte dell'atmosfera millenaria della "Città della Fata Morgana". Piazza De Nava, rappresenta la rinascita di Reggio Calabria a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908 ed in tale area trovano allocazione tre stili architettonici: quello umbertino eclettico della seconda metà dell’ottocento, quello liberty, quello razionalista italiano del ventennio. La piazza, a pianta rettangolare, è intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908. Non a caso il luogo è dedicato al famoso statista, in quanto lo stesso fu il promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il sisma del 1908. Piazza De Nava, storico punto di riferimento del cuore di Reggio Calabria è la piazza antistante Palazzo Piacentini, ossia il Museo nazionale della Magna Grecia, dove sono custoditi i Bronzi di Riace , ed è intitolata al reggino Giuseppe De Nava, ministro del regno d'italia nel 1918 e nel 1921. Al centro della stessa, adornata da vari esempi arborei, sorge una monumentale fontana a due bocche, sormontata da una statua raffigurante il ministro De Nava. Tali testimonianze verrebbero cancellate dalla nuova idea progettuale che prevede un’idea moderna che andrebbe a sconvolgere tali segni identitari, non tenendo conto quindi di quanto stabilito dalla “Carta di Gubbio” del 1960, documento che venne redatto dall’Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici e della Convenzione del paesaggio ed il Codice dei Beni Culturali. Tali testimonianze verrebbero cancellate dalla nuova idea progettuale che prevede un’idea moderna che andrebbe a sconvolgere tali segni identitari e che non tiene conto di quanto stabilito dalla “Carta di Gubbio” del 1960 redatta dall’Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici e della Convenzione del paesaggio ed il Codice dei Beni Culturali. Il successo dei Convegno di Gubbio promosso da un gruppo di Comuni, affiancato da parlamentari e studiosi, consente la formulazione di una dichiarazione di principi sulla salvaguardia ed il risanamento dei Centri Storici, ma sembra ne avere terreno fertile ne trovare applicazione in altri ambiti territoriali e nonostante le critiche e le obiezioni che si sono susseguite da più parti, per mesi, nei confronti delle linee guida del Palazzo , lo stesso continua nella sua idea di violare le caratteristiche di piazza De Nava. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di anali da parte dell’onorevole Fortunato Aloi, gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020, la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 7 marzo....
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“Matilde di Canossa e la Calabria tra Passato e Presente” incontro del CIrcolo Culturale "L'
Il prossimo 24 febbraio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Matilde di Canossa in Calabria tra Passato e Presente”.Matilde di Canossa era figlia di Bonifacio di Canossa, marchese di Toscana, e di Beatrice di Lorena; discendeva dall’alta feudalità italica e germanica. Il padre fu assassinato nel 1052 e presto morirono anche il fratello e la sorella maggiore. La madre si risposò con Goffredo il Barbuto, duca della Bassa Lotaringia. I contrasti con l’imperatore Enrico III costrinsero la coppia ad allontanarsi dall’Italia dove fecero ritorno solo nel 1057. Della giovane Matilde non si perdono le tracce ed è probabile che in questo periodo abbia seguito la famiglia nel soggiorno in Lorena.Matilde ricompare nei documenti nel 1067 e prima del 1069 sposò il fratellastro Goffredo il Gobbo, figlio di quel Goffredo il Barbuto che era il suo patrigno e il secondo marito di sua madre Beatrice. Come ha stabilito Paolo Golinelli, Matilde aveva concepito una bambina che era morta poco dopo il parto: ella era stata battezzata con lo stesso nome della nonna Beatrice. Ben presto Matilde tornò a risiedere con la madre e iniziò così la lunga serie di documenti che riferiscono la sua presenza nei placiti, che si tenevano alla presenza sua e di Beatrice, in tutta l’Italia centro settentrionale.Fu la prima donna della Penisola che si impose in politica non come “moglie di”, ma in virtù del suo prorompente carisma, che Torquato Tasso, nel canto XVII della Gerusalemme liberata, 500 anni dopo celebrò in due versi: “Può la saggia e valorosa donna / sovra corone e scettri alzar la gonna”.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di anali da parte della ricercatrice toscana Elena Pierotti, gradita ospite del sodalizio culturale reggino. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 24 febbraio....
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“Fadia” , l’ultima fatica letteraria di Santo Gioffrè presentata dal Circolo Culturale “L’Agorà”
Promosso dal Circolo Culturale “L’Agorà” dal prossimo 17 febbraio sarà presente sui vari social net presenti nella rete la conversazione con lo scrittore Santo Gioffré, autore del volume “Fadia”. Il dott. Santo Gioffrè è un eccellente romanziere e personalità politica calabrese, per primo denunciò il malaffare della sanità calabra quando fu presidente dell’Asp di Reggio Calabria. L’ultima fatica letteraria del gradito ospite del Circolo Culturale “’L’Agorà” apre scenari di profonda riflessione sui rapporti tra Oriente e Occidente, tra spiritualità e materialismo. E soprattutto diventa viatico alla riflessione individuale. La microstoria e la macrostoria si intersecano portando il lettore a rispolverare l’immaginario di due civiltà che si incontrano e si riscoprono affini. Al centro di questa vicenda umana ed esistenziale c’è una profonda storia d’amore a sottolineare come l’amore sia motore imprescindibile nella nostra esistenza. È il destino di una Siria martoriata dalla guerra e, forse ancor peggio, dimenticata da un Occidente affaccendato tra follie e indifferenze capitaliste. Aleppo, Damasco, il deserto, Bisi alias Gioffrè ha davvero conosciuto la grande bellezza, e poi le sue macerie umane e storiche. Da ateo e comunista, si confronta con l’arcivescovo ortodosso della stessa prodigiosa Aleppo, Boulos Yazigi, e con Kaled Al Asaad, il famosissimo Archeologo di Palmira. Tutti e due, assassinati dai terroristi dell’Isis. Santo Gioffrè è attivo nella vita politica e sociale, è stato eletto più volte consigliere al Comune di Seminara e, dal 1994, due volte Consigliere provinciale, ricoprendo anche la carica di assessore alla cultura della Provincia di Reggio Calabria. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo storico Gli Spinelli e le Nobili Famiglie di Seminara, ambientato nel periodo del terremoto del 1783, ma il successo arriva nel 2008 con Artemisia Sanchez, da cui è stata tratta anche una serie televisiva trasmessa dalla Rai. Nel 2015 viene nominato dalla giunta Oliverio quale Commissario straordinario dell’ASP di Reggio Calabria. È stato il primo a denunciare le anomalie dei pagamenti all’ASP di Reggio Calabria, che porteranno la stessa azienda sanitaria ad essere sciolta per infiltrazione mafiosa. Ha pubblicato, oltre alle due citate, le seguenti opere: Leonzio Pilato (2007), La terra rossa (2010), Il Gran Capitán e il mistero della Madonna nera (2014), L’opera degli ulivi (2018). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 17 febbraio....
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Venerdì 10 febbraio il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sul tema “Nel ricordo di Giorgio Gaber nel ventennale della morte”. Giorgio Gaber è stato un grande artista a tutto tondo: cantautore, musicista, cabarettista. Giorgio Gaber rimane un elegante e sorridente signore alla guida di una Torpedo blu. Colto, raffinato, intelligente. Ottimo pensatore e coraggioso provocatore. Un amico a cui poter chiedere: «Giorgio, di questa cosa che pensi? », consapevole del fatto che sarebbe riuscito a dipingere qualsiasi aspetto della vita a tinte di una semplicità disarmante, senza stereotipi o falsi moralismi. Per il mondo Giorgio Gaber era innanzitutto un intellettuale, che iniziò la sua carriera come pioniere del rock’n’roll negli anni ’50. Unendo poi l’amore per il jazz – adatto ad esprimere meglio atmosfere più introverse – e l’amore per gli chansonniers francesi – da Leo Ferrè a George Brassens, fino all’attore teatrale Jacques Brel – a doti non comuni di entertainer, diventò uno dei personaggi più amati della musica e della tv. Nasce con lui e con altri artisti come Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Paolo Conte, Luigi Tenco ed Enzo Jannacci, una scena musicale impegnata, non schierata politicamente e dalla spiccata sensibilità umanistica, alla costante ricerca di note capaci di raccontare la società e i suoi cambiamenti. Gaber, però, resta uno di quei personaggi impossibili da inquadrare o catalogare. Uno spirito libero, un innovatore; Giorgio sperimenta sentieri nuovi e personali, non curandosi di qualsivoglia corrente o moda del momento. Dai suoi testi emerge una Milano crepuscolare, nebbiosa e a tratti amara. Dubbi, incertezze ed evasioni si declinano in scala di grigio, corredate da un linguaggio limpido e diretto, che non suona mai come predica o rimprovero. Con un umorismo fulminante, ma sempre leggiadro ed elegante, Gaber risulta profondo e toccante nella sua semplicità, al pari di artisti come Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano o Francesco Guccini, pur in parte allontanandosi dallo stile di questi.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi a cura di Antonino Megali (vice-Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”). Nel corso della conversazione dopo i saluti di Gianni Aiello (Presidente del sodalizio organizzatore) hanno fatto seguito quelli del Sindaco di Milano Giuseppe Sala (lettura di un documento) del Presidente della Fondazione “Giorgio Gaber” Paolo Dal Bon e del noto fotografo e critico musicale Guido Harari. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 10 febbraio....
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Il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato, nel corso del 2022, 48 incontri i cui risultati in video ed in scrittura sono consultabili alla pagina istituzionale circoloculturalelagora.it/P_2022.html e sui vari social network presenti nella rete. Nel palinsesto del sodalizio culturale reggino sono state inserite diverse attività divulgative, alquanto eterogenee, rinnovando anche le nuove edizioni trattate dalla stessa Associazioni, si vari temi, come quelle inerenti al periodo napoleonico . A riguardo tali iniziative, piace ricordare che le stesse sono state organizzate da remoto per le note vicende pandemiche, e tenuto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 tali appuntamenti sono disponibili sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete. A tal proposito risulta utile ricordare che le precedenti attività pubbliche, organizzate dal sodalizio culturale reggino, prevedevano il coinvolgimento di persone o la fruizione di spazi, che se pur non di proprietà della stessa Associazione, permettevano alla stessa di organizzare le attività culturali, quindi, a seguito dello stato emergenziale, l’organizzazione di tali incontri venivano immediatamente convertite in altre modalità. Quindi, tali circostanze hanno spinto i componenti del Circolo Culturale “L’Agorà” a porsi una serie di quesiti a riguardo tale scenario e sulla sua criticità e sulle possibili nuove vie da seguire per il normale prosieguo delle attività associative. E dopo una serie di attente valutazioni, il sodalizio culturale reggino ha inteso procedere con un nuovo dispositivo organizzativo per ovviare all’emergenza sanitaria, tributando alla comunicazione digitale il principale se non l’unico strumento e possibilità di relazione, di dialogo e di contatto fra le persone. Alcuni incontri organizzati dal Circolo Culturale “L’Agorà” si sono caratterizzati da una serie di installazioni in rete atte alla realizzazione di una «mostra virtuale» all’interno della quale sono visibili le opere artistiche, facenti parte del patrimonio del sodalizio culturale reggino, come la “Galleria Faber”, consultabile digitando
emaze.com/@AOQITQWRZ/galleria-faber
Un altro itinerario visivo è quello relativo al tema “Miti e Leggende nell’Area dello Stretto”, un secondo percorso multimediale che ospita le opere dell’artista Eugenia Musolino ed anche diverse iniziative, organizzate dal Circolo Culturale “L’Agorà” come quella che venne organizzate a Budapest. Tali spazi espositivi saranno oggetto di nuovi inserimenti visivi in modo da coinvolgere in tale percorso lo spettatore, proponendo così un’esperienza diversa ed interessante. Un itinerario visivo lungo il quale trovano posto i vari elaborati che hanno partecipato alle varie edizioni del concorso scolastico collegato alla manifestazione “Una giornata per De Andrè - Popoli e Culture nel Mediterraneo”. Anche il secondo spazio espositivo, allestito dal Circolo Culturale “L’Agorà”, propone un percorso tematico dove, oltre di quadri, sculture vi è la presenza di documenti multimediali come trasmissioni televisive o radiofoniche, filmati) che concorrono ad approfondire il tema con lo scopo di coinvolgere l’attenzione del pubblico generico o di quello più specialistico, consultabile
emaze.com/@ALROOCTIR/gallery
Nel corso dell’anno 2022 il Circolo Culturale “L’Agorà” si è confrontato, come istituzionalmente e storicamente dimostrato, con altre territorialità amministrative, quali Fondazioni, Comuni, Province, Città Metropolitane, ricevendo, a riguardo le iniziative il patrocinio morali di tali Enti, tenuto conto anche della valenza e bontà delle iniziative organizzate dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Nel corso del suo trentennale di attività ha avuto modo di confrontarsi anche con istituzioni diplomatiche quali le ambasciate di Ungheria, della Repubblica Ceca, della Repubblica Slovacca, Austria, Giappone, ospitando in diverse occasioni diverse figure del mondo istituzionale, diplomatico, accademico. Tra le altre attività associative, si segnalano quelle relative all’attenzionamento da parte del Circolo Culturale “L’Agorà” a riguardo il degrado urbano, il futuro del patrimonio artistico, a varie proposte, inoltrate all’Amministrazione comunale di Reggio Calabria, indirizzate all’intitolazione di spazi pubblici. Il sodalizio culturale reggino, presieduto da Gianni Aiello, si è fatto promotore anche di una «petizione popolare, denominata “Un posto per Camagna” . Tale istanza, dopo un lungo ed articolato iter burocratico, successivamente accolta, determinò il ritorno del monumento di Biagio Camagna nella piazza omonima a lui dedicata. Nel corso dell’anno 2022 il Circolo Culturale “L’Agorà” si è confrontato, come istituzionalmente e storicamente dimostrato, con altre territorialità amministrative, quali Fondazioni, Comuni, Province, Città Metropolitane, ricevendo, a riguardo le iniziative il patrocinio morali di tali Enti, tenuto conto anche della valenza e bontà delle iniziative organizzate dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Anche per il 2023 le attività associative continueranno, pur se tra le tante difficoltà, con lo stesso entusiasmo che ha caratterizzato e caratterizza le linee programmatiche del Circolo Culturale “L’Agorà”. Proprio quest’anno il sodalizio reggino raggiunge un altro importante obiettivo: quello del trentennale di attività nel campo della cultura e della ricerca delle radici storiche del territorio. Un luogo di incontri di varie culture, aspetti questi dimenticati o poco conosciuti dal Palazzo e che invece il Circolo Culturale “L’Agorà” ricorda e fa ricordare con appositi incontri utili allo scopo....
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Il prossimo 23 dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , avente come titolo “1922-2022: nel centenario della nascita di Adolfo Celi”. L’incontro, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” ha ricevuto il patrocinio del Comune di Messina e della Città Metropolitana di Messina. Il tema organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sarà analizzato da Antonino Megali (vice Presidente del sodalizio organizzatore). Adolfo Celi nasce 100 anni fa a Messina, il 27 luglio 1922. Figlio di Giuseppe (prefetto di Grosseto e di Padova, Senatore del Regno d'Italia e presidente della Provincia di Catania) e di Giulia Mondello. Adolfo Celi crebbe tra la Sicilia e il Nord Italia; tra le sue residenze ci fu anche Padova. Grazie a una cinepresa amatoriale regalatagli dal padre, iniziò a impratichirsi con la ripresa. Nel 1942 s'iscrisse all'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma, dove si diplomò nel 1945 mettendo in scena “I giorni della vita” di William Saroyan. Negli anni dell'Accademia conobbe, tra i tanti, Vittorio Gassman, Mario Landi e Vittorio Caprioli, che gli trasmisero la passione per il teatro e per il cinema. Frequenta l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico negli anni Quaranta, gli anni d'oro in cui la prestigiosa "università della recitazione" sfornò i migliori talenti del nostro cinema e teatro: da Gassman a Strelher, da Nora Ricci a Rossella Falk. Qui si diploma nel 1945 come regista e comincia a lavorare come attore in teatro. Arriva al cinema grazie al produttore Carlo Ponti, che lo sceglie per il film Un americano in vacanza (1946) di Luigi Zampa. Due anni dopo parte per l'Argentina per interpretare, insieme ad Aldo Fabrizi, Emigrantes (1949). Portato a termine l'impegno non torna in Italia, si trasferisce in Brasile dove per oltre quindici anni, dirige il Teatro Brasileiro da Comoedia di San Paolo e il Teatro dell'Opera di Rio de Janeiro. Contemporaneamente dirige e produce alcuni film (“Caiçara”, 1950 e “Tico-Tico no Fubà”, 1952). Torna in Europa agli inizi degli anni Sessanta, quando il regista francese Philippe de Broca lo vuole nel cast di “L'homme de Rio” (1964) insieme a Jean-Paul Belmondo. Il successo internazionale arriva l'anno successivo con “Thunderball - Operazione tuono” (1965), tratto dall'ottavo romanzo dello scrittore britannico Ian Fleming con protagonista Sean Connery nei panni dell'Agente 007. La maggior parte degli oltre 90 film nei quali Celi compare, la interpretò tra il 1963 e gli inizi degli anni Ottanta. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 23 dicembre....
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Nuovo incontro su Franco Franchi e Ciccio Ingrassia
Il prossimo 16 dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , avente come titolo “Nel ricordo di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia”. L’incontro, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” ha ricevuto il patrocinio del Comune di Palermo e della Città Metropolitana di Palermo. Centotrentadue film in coppia, quasi tutti negli anni 60. Il primo è “Appuntamento a Ischia” (1960) di Mario Mattoli. Nel 1961 il loro quinto film è “Il giudizio universale” di Vittorio De Sica, un film corale nel quale sono bravissimi. Negli anni successivi lavorano spesso con Lucio Fulci, Camillo Mastrocinque, Sergio Corbucci, Luigi Scattini, Steno, Giorgio Bianchi, Mario Bava: il meglio del cinema popolare di allora. “Due marines e un generale”, dove hanno l’onore di lavorare con Buster Keaton, è un piccolo gioiello. Alcune parodie (“002 agenti segretissimi”, “Due mafiosi nel Far West”, “Due mafiosi contro Goldginger”, “I due figli di Ringo”, “Le spie vengono dal semifreddo”) incassano più degli originali. E poi, già negli anni 60, arrivano gli incontri con i grandi autori. Entrambi palermitani, i due esordirono al cinema nel 1960. I loro film furono in maniera ingiusta etichettati all’epoca come opere di “serie B”, sebbene fossero invece molto apprezzati dal pubblico con importanti riscontri in termini di incassi. Il loro modello di comicità era ispirato a quello di Stanlio & Ollio. Mentre Ciccio considerava il suo idolo indiscusso Totò, Franco invece metteva al primo posto Buster Keaton, considerato addirittura migliore di Chaplin. Alla giornata di studi parteciperà Antonino Megali (vice presidente del sodalizio organizzatore). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 16 dicembre....
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Il prossimo 9 dicembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, avente come titolo “Nel ricordo di Renato Rascel”. Il tema sarà analizzato dal vice presidente del sodalio organizzatore Antonino Megali.Renato nacque a Torino il 27 aprile 1912 durante una tappa della tournée della compagnia d'arte in cui lavorano suo padre Cesare Ranucci, cantante di operetta, e sua madre Paola Massa, ballerina classica. Riceve il battesimo nella basilica di San Pietro in Vaticano secondo il desiderio del padre, romano da ben sette generazioni, e alla Città eterna la sua vita resterà sempre legata.Affidato dai genitori a una zia a causa del loro lavoro che li costringeva a continui spostamenti, Renato cresce a Roma, nell'antico rione di Borgo, insieme alla sorella Giuseppina (scomparsa a soli diciassette anni). Frequenta la Scuola Pontificia Pio IX, gestita dai Fratelli di Nostra Signora della Misericordia, i quali, oltre a impartire l'insegnamento scolastico, organizzavano corsi di canto, musica e recitazione. Già durante la partecipazione a queste attività Renato mostra i segni del suo precoce talento, al punto di essere ammesso a far parte, all'età di dieci anni, del Coro delle Voci Bianche della Cappella Sistina, allora diretto dal Maestro don Lorenzo Perosi. Sempre in questo periodo si esibisce per la prima volta in pubblico, come batterista di un complesso jazz di dilettanti scritturato dal Circolo della Stampa.Poco tempo dopo esordisce in teatro a fianco del padre, divenuto direttore della filodrammatica "Fortitudo", nel dramma popolare Più che monelli, dove interpreta la parte di un ragazzino che muore a causa di un sasso tiratogli da un compagno di giochi.Consapevole del fatto che la carriera artistica non è tra le più facili e remunerative, il padre cerca di avviare Renato a lavori più sicuri e redditizi. Per qualche tempo il ragazzo lavora come apprendista calderaio, muratore e garzone di barbiere, ma il richiamo dell'arte è troppo forte per lui. Renato ha solo tredici anni quando viene scritturato in pianta stabile come musicista dal proprietario del locale "La Bomboniera"; in seguito suonerà alla "Sala Bruscolotti", noto ritrovo della Capitale. A quindici anni entra a far parte del complesso musicale "Arcobaleno". L'impresario teatrale napoletano Luigi Vitolo, notata la sua esuberanza, lo spinge a improvvisare negli intervalli dell'orchestra numeri di danza e di arte varia che riscuotono ilarità e successo dal pubblico. Nella sua lunghissima carriera ha spaziato dall'avanspettacolo alla rivista, dalla commedia musicale, all'intrattenimento televisivo e radiofonico. Nel 1957 Rascel acquisisce notorietà internazionale con la sua canzone Arrivederci Roma, che spinge un produttore cinematografico di Hollywood a proporgli di girare un film al fianco del tenore Mario Lanza. Nasce così The Seven Hills of Rome, girato in esterni a Roma e in interni negli stabilimenti della Titanus, dove Rascel non sfigura al fianco del grande tenore americano e di Marisa Allasio. Il film verrà distribuito in Italia con il titolo Arrivederci Roma.Parteciperà in qualità di relatore Antonino Megali (vice presidente del sodalizio culturale organizzatore). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 9 dicembre....
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Il prossimo 30 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , avente come titolo “Il mio nome è Giuseppe Garibaldi”. Alla conversazione, organizzata da remoto, parteciperà l’Onorevole Fortunato Aloi. Il gradito ospite del sodalizio organizzatore ha ricoperto il ruolo di docente negli istituti superiori. Dirigente missino e consigliere comunale e provinciale di Reggio Calabria e Deputato della Repubblica Italiana per quattro legislature, ricoprendo prestigiosi incarichi parlamentari, tra i quali quello di Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione dal 13 maggio 1994 al 16 gennaio 1995. Ritornando al tema dell’incontro, relativa all’Eroe dei due mondi, verranno analizzate dall’onorevole Aloi le varie fasi della vita di Giuseppe Garibaldi. Patriota, generale e uomo politico (Nizza 1807 - Caprera 1882). Dopo aver aderito alla Giovine Italia e preso parte a moti insurrezionali in Italia, visse alcuni anni (1835-48) in America, combattendo per l’indipendenza in vari paesi. Rientrato in Italia, partecipò al governo provvisorio di Milano e, dopo la proclamazione della Repubblica romana, nonostante i dissidi nati con Mazzini circa l’atteggiamento da tenere nei confronti di Casa Savoia, ricevette l’incarico della difesa di Roma. Sconfitto dai francesi, fuggì nuovamente all’estero (1849). Al rientro in Italia (1854) si allontanò ulteriormente dalle idee di Mazzini, accondiscendendo a divenire sostenitore della monarchia sabauda finché questa dimostrasse di credere fermamente nella causa italiana e assumendo la guida dell’esercito sardo contro l’Austria (1858-59). Dopo l'annessione da parte del Piemonte di Lombardia, Emilia, Toscana e Romagna, Garibaldi riavviò il processo di unificazione d’Italia, che sembrava essersi bloccato nell’impossibilità di prendere Roma, con l’impresa dei Mille, che consentì di unire il Mezzogiorno al Piemonte (1860) e quindi di giungere alla costituzione del Regno d’Italia (1861). Per le sue imprese, nelle quali dimostrò di avere non solo rare doti militari ma anche indiscutibile acume politico, Garibaldi è considerato uno dei più grandi artefici del Risorgimento italiano.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 30 novembre....
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Il prossimo 23 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , avente come titolo “I Bronzi di Riace guardiani dell’immortalitá”. Alla conversazione, organizzata da remoto, parteciperà l’onorevole Fortunato Aloi. Il gradito ospite del sodalizio organizzatore ha ricoperto il ruolo di docente negli istituti superiori. Dirigente missino e consigliere comunale e provinciale di Reggio Calabria e Deputato della Repubblica Italiana per quattro legislature, ricoprendo prestigiosi incarichi parlamentari, tra i quali quello di Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione dal 13 maggio 1994 al 16 gennaio 1995. Nel Museo Nazionale di Reggio Calabria sono conservati i Bronzi di Riace, due statue di bronzo che rappresentano, senza dubbio, uno dei momenti più alti della produzione scultorea di tutti i tempi e il più importante rinvenimento archeologico dell’ultimo secolo. Eppure, ancora oggi, la storia degli eroi dalla bellezza eterna risulta avvolta dal mistero e continua ad interrogare studiosi da ogni parte del mondo che a distanza di mezzo secolo dal ritrovamento provano a tracciare le coordinate storiche dei simboli inconfondibili del mondo antico, risalenti al V sec. a.C., un mondo che ci appartiene, che scorre nelle nostre vene, la cui cultura ha forgiato la nostra identità, la nostra esistenza. Sicuramente rappresentano gli aspetti tradizionali della Magna Grecia, della cultura ellenica, di un territorio, quello reggino legato per ovvi motivi storici e culturali alle tradizioni dell’Antica Grecia. A distanza di mezzo secolo dal loro ritrovamento, tante le curiosità, i segreti da svelare come la loro reale identità, la destinazione, la rotta di navigazione, la data e gli autori del ritrovamento. Secondo la cronaca le due statue vennero scoperte il 16 agosto 1972 dal giovane sub romano Stefano Mariottini che si immerse nel mar Ionio a 230 metri dalle coste di Riace Marina, a 8 metri di profondità. Secondo altre fonti tale scoperta è collegata ad alcuni ragazzini del luogo, come lo studioso e ricercatore di archeologia, prof. Giuseppe Bragò indica nei suoi dossier e nelle successive pubblicazioni. Ma altre “leggende” aleggiano sulle due opere bronzee “Sono Eumolpo ed Eretteo disse il primo. No! Sono Anfiarao e Tideo ribattè il secondo. Ma cosa state dicendo disse il più sponsorizzato, sono Eteocle e Polinice”, vengono da Roma, dovevano andare a Costantinopoli e sono naufragati a Riace”. Fin qui tutto è ammissibile, in democrazia ognuno può esprimere la propria opinione e proporre la propria ipotesi, ma non dobbiamo dimenticare che nessuno di costoro ha la verità in tasca. Quelle sui Bronzi di Riace sono tutte ipotesi, nessuna certificata dal Ministero per i Beni Culturali, alcune delle quali possono essere credibili, altre crollano al primo approfondimento. Poi il periodo della volontà che si alterna periodicamente di far viaggiare le due statue, cosa improponibile – come tra l’altro riportato da autorevoli note scientifiche. Altre vicende riguardano la duplicazione delle due statue a seguito della delibera n. 507/2002 avente per oggetto la “clonazione” dei Bronzi datata 10 giugno 2002. Nella stessa la Giunta della Regione Calabria delibera “la riproduzione dei Bronzi di Riace”, sulla base di una Convenzione precedentemente stipulata con il Ministero per i Beni culturali e ambientali. Le pagine del saggio “I guerrieri di Riace - Un antico messaggio di avvenire” vogliono essere solo un contributo, sia pure modesto, all’analisi interpretativa di una “vicenda” – quella dei “guerrieri” di Riace -, che tanto interesse sta suscitando a livello di pubblica opinione non solo locale, ma anche nazionale e mondiale. E ciò senza ovviamente prescindere dall’apporto, che ho cercato di dare, mediante questo lavoro, ad una Città e ad una Regione, che, avendo alle spalle un passato ricco di Storia e di Cultura, ed essendo, per ciò stesso, depositarie di un vasto patrimonio artistico-archeologico, meritano di essere al centro di una giusta ed adeguata valorizzazione. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 23 novembre.
Il prossimo 17 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , avente come titolo “1922-2022: nel centenario della marcia su Roma”. Il tema sarà analizzato dall’onorevole Fortunato Aloi. Docente negli istituti superiori. Dirigente missino e consigliere comunale e provinciale di Reggio Calabria e Deputato della Repubblica Italiana per quattro legislature, ricoprendo prestigiosi incarichi parlamentari, tra i quali quello di Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione dal 13 maggio 1994 al 16 gennaio 1995. Il 28 ottobre 1922 l’Italia fu consegnata a Mussolini diventando di fatto un paese fascista. A cento anni dalla marcia su Roma, il gradito ospite del sodalizio culturale regginone ripercorrerà le cause e le conseguenze.Nel 1922 i fascisti cercarono di espandersi sia a Nord nei luoghi ancora controllati dai socialisti sia nell'Italia meridionale.Inoltre, considerati anche gli esiti negativi delle giornate romane a fine 1921, quando ad aprile 1922 si tenne il consiglio nazionale fascista, Benito Mussolini e Dino Grandi spinsero per abbandonare le idee insurrezionali e seguire una via legalitaria. La marcia su Roma fu una manifestazione armata eversiva organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), volta al colpo di Stato con l'obiettivo di favorire l'ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo in Italia. Il 28 ottobre 1922 migliaia di fascisti si diressero verso la capitale minacciando la presa del potere con la violenza. La manifestazione ebbe termine il 30 ottobre, quando il re Vittorio Emanuele III incaricò Mussolini di formare un nuovo governo La giornata di studi, organizzata dal sodalizio culturale reggino, ha carattere prettamente storico-culturale. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 17 novembre....
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Il prof. Giuseppe Caridi ospite nella nuova conversazione sul Viceregno spagnolo
Il prossimo 11 novembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la nuova conversazione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , avente come titolo “Da Regno a Viceregno: primo secolo di Governo spagnolo”. Alla conversazione, organizzata da remoto, parteciperà lo storico Giuseppe Caridi. Studioso degli aspetti sociali, economici, religiosi e politico–amministrativi della Calabria, è autore di numerosi libri, monografie, saggi e articoli. Dal novembre 2000 ricopre l’incarico di Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Con la caduta della dinastia aragonese nel 1503, dopo le intricate vicende dell'ultimo periodo (dalla calata di Carlo VIII in Italia, la morte di Ferrante, i brevi regni sfortunati dei suoi successori), Ferdinando il Cattolico annette il Regno di Napoli alla corona Spagnola e sancisce la fine della sua indipendenza. Il Vicereame spagnolo durerà formalmente dal 1516 al 1713, circa due secoli, e si succederanno più di cinquanta Viceré. Gli Spagnoli videro nell'Antico Stato un ingrandimento di domini da cui trarre risorse e da utilizzare come base militare. Furono più di due lunghi secoli, scanditi delle epidemie di peste e dalle carestie, e dalle rivolte popolari, come quella di Masaniello. La miseria dell'epoca era largamente condivisa anche dagli altri Stati della penisola. Il periodo della dominazione spagnola lasciò inoltre una fisionomia particolare al Meridione e specialmente alla sua capitale: usi e costumi degli Spagnoli dominatori furono in buona parte assorbiti. Nell'ottobre 1696 morì il re di Spagna Carlo II. Si aprì un conflitto per la successione tra il nuovo sovrano Filippo V, francese, e gli Asburgo d'Austria.Nel 1701, l'aristocrazia napoletana tentò di approfittare della situazione, e si schierò dalla parte austriaca offrendo la corona all'arciduca Carlo d'Asburgo, figlio dell'imperatore Leopoldo. Il tentativo passò alla storia come la congiura dei Macchia, dal nome di uno dei protagonisti, Gaetano Gambacó principe di Macchia. Il nobile napoletano, avverso al regime spagnolo, divenne il capo militare della congiura, che ebbe anche per protagonista il principe Tiberio Carafa. Scoperta la congiura, il principe di Macchia, dopo aver combattuto le truppe spagnole inviategli contro dal vicerè Medinaceli, fu costretto a rifugiarsi a Vienna, dove morì nel 1703. il fallimento del tentativo di liberare il regno dagli Spagnoli fu anche dovuto alla diffidenza popolare nei confronti dell'aristocrazia napoletana, acuitasi dopo i fatti di Masaniello. Infatti nell'occasione, il Sedile del Popolo rifiutò l'appoggio alla rivolta. La Spagna riuscì a domarla, mentre la guerra vera e propria si combatteva in Piemonte. Pochi anni dopo, il 7 luglio 1707, l'esercito austriaco entrò in Napoli senza spargimento di sangue. Il Regno restò sottomesso all'Impero, fino alla liberazione che Carlo di Borbone porterà a termine nel 1734. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 11 novembre....
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Il Circolo Culturale "L'Agorà" organizza una nuova conversazione sulla Rivolta
Il prossimo 28 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile un nuovo momento di riflessione sui Moti del 1970, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Conversazione con il dott. Polimeni sulla Rivolta di Reggio”. Nel corso del colloquio saranno affrontati diversi aspetti sia per quanto riguarda ciò che accadde a Reggio in quei frangenti storici ed anche le vicissitudini che la Città stà attraversando in questi momenti. Girolamo Polimeni è stato Assessore presso il Comune di Reggio Calabria per 6 anni con delega nei settori della cultura, del turismo e della promozione dell’immagine della città. La conversazione organizzata dal sodalizio culturale reggino fa parte di una serie di conversazioni sulla Rivolta che faranno parte del nuovo programma sui Moti del 1970. Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine. Il Circolo Culturale “L’Agorà” non è nuovo a queste iniziative, organizzando a far data dal 2000 diversi momenti di riflessione su tale periodo storico che rappresenta la ribellione urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine.“ 14 luglio 1970: attualità e significato storico-morale della Rivolta di Reggio” è il titolo della nuova conversazione facente parte del ciclo di incontri che si sono svolti per tutto il mese di luglio a riguardo i moti di Reggio del 1970. Diversi gli accadimenti che si verificarono nella Città dello Stretto e che ancora su molti dei quali cala una fitta serie di interrogativi ancora irrisolti. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 28 ottobre.
Nel centenario della nascita della cantante lirica Renata Tebaldi
“1922-2022: nel centenario della nascita di Renata Tebaldi” è il titolo della prossima conversazione, organizzata, da remoto, dal Circolo Culturale “L’Agorà”. L’iniziativa organizzata dal sodalizio culturale reggino ha ricevuto il patrocinio della Fondazione Museo “Renata Tebaldi”, dell’Amministrazione Provinciale di Pesaro-Urbino e del Comune di Pesaro. È considerata una delle cantanti liriche più amate di tutti i tempi, acclamata in particolare come interprete di Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini. Renata Tebaldi fu definita "voce d'angelo" dal grande maestro Arturo Toscanini, in occasione del concerto di riapertura del teatro alla Scala nel 1946 e viene ricordata negli Stati Uniti d’America come "Miss Sold Out", ovvero "Miss Tutto Esaurito", grazie alla massiccia presenza di pubblico nel corso delle sue esibizioni negli USA. Renata Tebaldi è una delle personalità italiane ad avere una stella nella celebre Hollywood Walk of Fame, la famosa strada di Hollywood dove sono incastonate oltre 2000 stelle a cinque punte che recano i nomi di celebrità onorate per il loro contributo allo star system e all'industria dello spettacolo. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della conversazione, alla quale parteciperà Antonino Megali (vice Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”, in qualità di relatore. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 20 ottobre.
Il Circolo Culturale "L'Agorà" organizza la XXVII edizione sul decennio francese
Il prossimo 13 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile la nuova edizione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, denominata “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Alla conversazione, organizzata da remoto, parteciperanno in qualità di relatori la ricercatrice toscana Elena Pierotti e Gianni Aiello (presidente delle due co-associazioni organizzatrici).Nel corso della giornata di studi seguiranno gli interventi di di Gianni Aiello (Presidente delle due co-associazioni organizzatrici) sul tema “Il caso Ferdinando Bonnemain” e la ricercatrice toscana Elena Pierotti su “Re Gioacchino Murat: un uomo al servizio della causa nazionale italiana ancora poco conosciuto. Documenti inediti”. La storiografia ufficiale ha oscurato la sua azione democratica, tesa al liberalismo ed alla costituzione di una nazione, un Regno unito, indipendente, secondo i modelli illuministici. Il periodo, comunemente indicato come “decennio francese”, ha inizio il 14 gennaio 1806, giorno dell’entrata in Napoli di Giuseppe Bonaparte, fino all'amministrazione di Gioacchino Murat, che rimase a governare il Regno fino al marzo 1815. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di variegati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre.
Il Circolo Culturale "L'Agorà" organizza la XXVII edizione sul decennio francese
Il prossimo 13 ottobre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile la nuova edizione , organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, denominata “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Alla conversazione, organizzata da remoto, parteciperanno in qualità di relatori la ricercatrice toscana Elena Pierotti e Gianni Aiello (presidente delle due co-associazioni organizzatrici).Nel corso della giornata di studi seguiranno gli interventi di di Gianni Aiello (Presidente delle due co-associazioni organizzatrici) sul tema “Il caso Ferdinando Bonnemain” e la ricercatrice toscana Elena Pierotti su “Re Gioacchino Murat: un uomo al servizio della causa nazionale italiana ancora poco conosciuto. Documenti inediti”. La storiografia ufficiale ha oscurato la sua azione democratica, tesa al liberalismo ed alla costituzione di una nazione, un Regno unito, indipendente, secondo i modelli illuministici. Il periodo, comunemente indicato come “decennio francese”, ha inizio il 14 gennaio 1806, giorno dell’entrata in Napoli di Giuseppe Bonaparte, fino all'amministrazione di Gioacchino Murat, che rimase a governare il Regno fino al marzo 1815. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di variegati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 13 ottobre.
Effetti delle sanzioni verso la Federazione Russa e i suoi oligarchi
Il prossimo 30 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Effetti delle sanzioni verso la Federazione Russa e i suoi oligarchi”. All’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore interverrà Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore e cultore di storiografia economica). Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” andrà ad analizzare diversi aspetti relativi alla materia in argomento. L’Unione Europea ha preso una dura posizione nei confronti delle azioni del governo russo relative alla destabilizzazione prima, e all’invasione dell’Ucraina poi, adottando un quadro di sanzioni economiche che si compone di tre diversi pacchetti. Tali risposte sanzionatorie seguono i due momenti chiave dell’attuale crisi: il primo relativo al riconoscimento, da parte della Russia, delle zone non controllate dal governo delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk come entità indipendenti; il secondo relativo alla conseguente azione militare ordinata da Mosca. Queste alcune cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore e cultore di storiografia economica) nel corso della conversazione “Effetti delle sanzioni verso la Federazione Russa e i suoi oligarchi”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 30 settembre.
Pandemie, guerre, emergenze sociali. Rimettiamo al centro la Costituzione italiana”
Il prossimo 23 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Pandemie, guerre, emergenze sociali. Rimettiamo al centro la Costituzione italiana”. La pandemia, le conseguenze della guerra in Ucraina e i rischi di instabilità politica vanno a sommarsi alle storiche fragilità strutturali. Il Sud partecipa alla ripresa nazionale del 2021 ma lo “shock Ucraina” peggiora radicalmente lo scenario. Dopo lo shock della pandemia, l’Italia ha conosciuto una ripartenza pressoché uniforme tra macro-aree. Il rimbalzo del PIL 2021, guidato dal binomio di investimenti privati (in particolare nel settore delle costruzioni) ed export, si è diffuso a tutte le aree del Paese, ma è stato più rapido nel Nord. Contrariamente alle passate crisi, il Mezzogiorno ha però partecipato alla ripartenza anche grazie all’intonazione insolitamente espansiva delle politiche a sostegno dei redditi delle famiglie e della liquidità delle imprese. Il PIL del Mezzogiorno – calato dell’8% nel 2020 (-9% il calo a livello nazionale) – è cresciuto infatti del 5,9% nel 2021 (a fronte di una crescita nazionale del +6,6%). Tuttavia, il trauma della guerra ha cambiato il segno delle dinamiche in corso a livello globale: rallentamento della ripresa; aumento del costo dell’energia e delle materie prime; comparsa di nuove emergenze sociali; nuovi rischi di continuità economiche per le imprese. I drammi della pandemia e della guerra, la cui comparsa a distanza così ravvicinata, rappresentano di per sé un fatto del tutto inedito. In un contesto di policy anch’esso in evoluzione per l’avvio della fase di rientro dalle politiche di bilancio e monetarie espansive. Una guerra di potere e di egemonia strategica che poteva essere evitata, e che qualcuno vorrebbe prolungare per interessi e logiche imperiali. L’Italia belligerante è in guerra; l’informazione e la stessa democrazia sono di guerra. La nostra Costituzione antifascista ancora una volta calpestata. Nella vuota competizione elettorale la politica, tutta, rimuove irresponsabilmente la grave situazione sociale, la guerra e i pericoli di un possibile utilizzo di armi nucleari. Tornando al tema “Pandemie, guerre, emergenze sociali. Rimettiamo al centro la Costituzione italiana”, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”, allo stesso parteciperà l’onorevole Michelangelo Tripodi. Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” ha analizzato diversi aspetti relativi alla materia in argomento. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 23 settembre....
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Il prossimo 16 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Ingerenze degli USA in politica estera”. La giornata di studi organizzata dal sodalizio culturale reggino fa parte del palinsesto inerente alla “Guerra Russia Ucraina: il nuovo scenario globale e le conseguenze per l’Europa”. L’appuntamento “Ingerenze degli USA in politica estera”, sarà oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello ricercatore e presidente pro-tempore del Circolo Culturale “L’Agorà”. Gli Stati Uniti sono presenti quasi ovunque: non c’è angolo del globo dove non abbiano interessi e nel quale non cerchino di fare sentire la loro influenza. Le radici di questa “prassi” risalgono alla Dottrina Monroe del 1823. Questa dottrina fu presentata nel suo messaggio al Congresso del 2 dicembre 1823: in essa Monroe proclamò che le Americhe dovevano essere libere da future colonizzazioni europee, così come dovevano essere e libere dall'interferenza europea negli affari delle nazioni sovrane. “L’America agli americani” è il motto che sintetizza perfettamente la Dottrina Monroe, una strategia di politica internazionale e un'ideologia enunciata dal presidente statunitense James Monroe nel 1823 in un discorso al Congresso sullo stato dell'Unione. In origine aveva scopi difensivi, perché mirava a evitare che gli europei colonizzassero dei territori americani indipendenti, ma dalla fine dell’Ottocento è diventata lo strumento per giustificare gli interventi militari degli Stati Uniti nei Paesi dell’America Latina. Gli Stati Uniti dall’enunciazione della Dottrina Monroe nel 1823 in poi hanno interferito più di ogni altro Paese al mondo nelle dinamiche interne di molti stati americani, africani, asiatici ed europei: campagne di disinformazione, pressioni sul piano economico, finanziamenti occulti a beneficio di associazioni, partiti o singoli esponenti politici graditi a Washington, operazioni segrete (le cosiddette “covert operations” della CIA) e, quando il repertorio “morbido” non sortiva l’esito sperato, colpi di stato. Tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale sono stati numerosi i casi di intervento armato statunitensi in America Latina, considerato da Washington il proprio “cortile di casa”, per riprendere un’efficace espressione usata da Noam Chomsky: Panama, Honduras, Nicaragua, Messico, Haiti, Repubblica Dominicana. Le ingerenze degli Stati Uniti in politica estera hanno compreso azioni sia esplicite sia segrete volte a modificare, sostituire o preservare governi stranieri. Gli Stati Uniti hanno eseguito almeno 81 interventi noti, tra espliciti o sotto copertura, in politica internazionale durante il periodo 1946-2000. Successivamente alla seconda guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti ha organizzato operazioni per favorire cambi di regime, nel contesto della guerra fredda, per contendersi l'influenza e la leadership a livello globale con l'Unione Sovietica. Operazioni significative comprendono il colpo di Stato iraniano del 1953 (operazione Ajax) orchestrato da Stati Uniti e Regno Unito, l'invasione della baia dei Porci del 1961 contro Cuba, il favoreggiamento del genocidio indonesiano e il sostegno alla "guerra sporca" argentina, oltre all'area tradizionale delle operazioni degli Stati Uniti, quali l'America centrale e i Caraibi. Inoltre, gli Stati Uniti hanno interferito nelle elezioni nazionali di molti paesi, tra cui il Giappone negli anni '50 e '60 per mantenere al potere il Partito Liberal Democratico di centro-destra utilizzando fondi segreti, nelle Filippine organizzando la campagna per la presidenza di Ramón Magsaysay nel 1953, in Libano per aiutare i partiti cristiani nelle elezioni del 1957 usando finanziamenti segreti, in Italia per favorire la Democrazia Cristiana in funzione anticomunista durante le elezioni politiche del 1948.Verso la fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti nel 1945 ratificarono la Carta delle Nazioni Unite, la quale vincolava legalmente il governo degli Stati Uniti alle disposizioni della carta, compreso l'articolo 2 (paragrafo 4), che proibisce la minaccia o l'uso della forza nelle relazioni internazionali, tranne in circostanze molto limitate, pertanto qualsiasi rivendicazione legale avanzata per giustificare il cambio di regime da parte di una potenza straniera comporta un onere particolarmente pesante. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello, ricercatore e presidente pro-tempore del Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 16 settembre....
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“François Furet: il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo”
Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sul tema “François Furet: il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo”. All’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore parteciperà la ricercatrice toscana Elena Pierotti. La gradita ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” ha analizzato diversi aspetti relativi alla materia in argomento. François Furet, storico francese di fama internazionale François Furet, noto per le sue opere fondamentali sulla Rivoluzione Francese. Ha diretto a Parigi l’«Ecole des hautes ètudes en sciences sociales». Insegnò all’Università di Chicago e fu presidente della fondazione Saint-Simon. François Furet nel 1949 si iscrive al Partito Comunista Francese come molti altri storici di chiara fama a quell'epoca. Tuttavia abbandona il partito nel 1956 dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria, pur mantenendosi sempre vicino alle posizioni politiche socialiste. Si laurea in Storia a Parigi nel 1954. Inizia l'attività giornalistica presso il France-Observateur, divenuto poi nel 1964 soprattutto grazie al suo contributo il Nouvel Observateur. Nel 1955 entra nel Centre national de la recherche scientifique (CNRS), dove inizia gli studi sui temi della Rivoluzione francese. La sua notorietà è legata soprattutto alle tesi critiche che maturò riguardo alla corrente storiografica marxista sulla Rivoluzione francese dominante in quegli anni, soprattutto criticando il dogmatismo della storiografia di Albert Soboul. François Furet è stato insignito del premio “Tocqueville” e del premio “Hannah Arendt” per il suo contributo allo studio della politica e delle scienze sociali. Lo storico francese in oggetto è considerato da taluni il più lucido pensatore del XX secolo perché dopo aver vissuto e militato nel Partito comunista, e conosciuto da vicino il Regime sovietico, se ne distaccò ma non si convertì tout court al liberismo pur facendone un cavallo di battaglia. Fu dunque critico, e soprattutto riuscì a definire le differenze tra un’Europa a suo modo “indifferente” ed un mondo anglosassone più equipaggiato per sostenere il liberismo medesimo. Le ragioni che ci pongono oggi nella condizione di rileggere le puntuali osservazioni di François Furet, scritte all’indomani della caduta del sistema sovietico, possiamo ricercarle nell’epilogo che egli all’epoca tracciò. “Il Comunismo Riformato, il Socialismo “dal volto umano” fu la forma più universale dell’investimento politico, peraltro fallito, del sistema sovietico. L’idea di una società è diventata quasi impossibile da pensare e d’altronde nel mondo di oggi, e con Furet siamo nel 1995, nessuno avanza la minima traccia di un nuovo concetto sul tema. Ormai siamo condannati a vivere nel mondo in cui viviamo. E’ una condizione troppo austera e contraria allo spirito delle società moderne per poter durare. “La democrazia con la sua sola esistenza fabbrica il bisogno di un mondo che venga dopo la borghesia e il Capitale, in cui per la sua sola esistenza potrebbe sbocciare una vera comunità umana. La fine del mondo sovietico nulla cambia nella richiesta democratica di una Società diversa”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 12 settembre.
Circolo Culturale “L’Agorà”, “Guerra Russia Ucraina: il nuovo scenario globale e le consegue
Il prossimo 6 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “All’ombra della guerra in Ucraina il genocidio kurdo di Erdogan” a cura di Laura Schrader Ferraro. Giornalista, autrice di diverse pubblicazioni, membro del Comitato Internazionale Time Has Come –Freedom for Ocalan ( Italia), Presidente onoraria di Udik-Unione Donne Italiane e kurde. Dagli anni ottanta si occupa della questione curda per la redazione esteri del quotidiano il manifesto seguendo le vicende di Iran, Siria, Iraq, (dove nel 1991 esplode la rivolta dei Peshmerga contro Saddam Hussein e in Turchia, dove emerge la resistenza del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Negli anni duemila collabora con il quotidiano Liberazione, con Narcomafie, mensile del Gruppo Abele e con altre testate: Riforma, Rocca, Avvenimenti. Intervista esponenti politici e militari della resistenza curda; tra loro le donne peshmerga in Iraq e le guerrigliere del PKK in Turchia. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 6 settembre....
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La guerra Russia Ucraina: cinque chiavi di lettura a cura del CIrcolo Culturale "L'Agorà&qu
Il prossimo 6 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la prima conversazione di un ciclo di incontri, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Guerra Russia Ucraina: il nuovo scenario globale e le conseguenze per l’Europa”. Si tratta in buona sostanza di cinque appuntamenti (6,12,16,23,30) ai quali parteciperanno diversi relatori che argomenteranno con temi alquanto eterogenei e che saranno oggetto di approfondimento da parte degli intervenuti. Il programma in argomento, sarà il filo conduttore che per tutto il mese di settembre vedrà impegnato il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria in una serie di incontri nel corso dei quali saranno analizzati argomenti, alquanto variegati, da diversi relatori che interverranno nel corso di tale contest. Nel corso della prima giornata di studi (6 settembre) interverrà Laura Schrader (giornalista, scrittrice, Membro del Comitato Internazionale Time Has Come –Freedom for Ocalan –Italia-, Presidente onoraria di Udik-Unione Donne Italiane e kurde) sul tema “All’ombra della guerra in Ucraina il genocidio kurdo di Erdogan”. Si proseguirà il 12 settembre con “François Furet: il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo” con la ricercatrice Elena Pierotti. Il 16 sarà la volta di Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) con “Ingerenze USA in politica estera”. Il 23 “Conflitti in Ucraina e Taiwan. Russia e Cina nel nuovo mondo multipolare” con Omar Minniti (già consigliere provinciale di Reggio Calabria per il Partito della Rifondazione Comunista). La kermesse si concluderà il 30 settembre con “Effetti delle sanzioni verso la Federazione Russa e i suoi oligarchi” a cura di Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore) e cultore di storiografia economica). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 6 settembre....
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Il Circolo Culturale "L'Agorà" organizza un incontro su “Pericle e Temistocle”.
Il prossimo 30 agosto sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Pericle e Temistocle”. Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, scoperti, secondo la cronaca il 16 agosto del 1972. Da allora sono cominciati cinquant’anni di intricate vicende che avvolgono i due eroi greci in una serie di domande che ancora attendono serie e concrete risposte. Sicuramente rappresentano gli aspetti tradizionali della Magna Grecia, della cultura ellenica, di un territorio, quello reggino legato per ovvi motivi storici e culturali alle tradizioni dell’Antica Grecia. A distanza di mezzo secolo dal loro ritrovamento, tante le curiosità, si segreti da svelare come la loro reale identità, la destinazione, la rotta di navigazione, la data e gli autori del ritrovamento. Nel corso della conversazione il prof. Riccardo Partinico presenterà gli ultimi studi di Anatomia Archeostatuaria in merito all’identità delle due statue custodite presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria. Il docente reggino dopo aver chiarito che le due statue per le numerose alterazioni scheletriche, le particolarità anatomiche e la perfetta somatometria che presentano non possono rappresentare personaggi mitologici ma raffigurano personaggi realmente vissuti, che le due statue essendo state realizzate a trent’anni di differenza l’una dall’altra non possono far parte della stessa scena artistica, che le terre di fusione estratte dal loro interno sono compatibili con le terre argillose di un’area circoscritta tra Atene, Corinto ed Argo e che gli studiosi delle più prestigiose università recentemente hanno precisato che non è possibile indicare il luogo preciso di provenienza, ha preferito rimandare le altre risposte ai documenti ufficiali redatti dal Ministero per i Beni Culturali, alle relazioni tecniche del restauratore Prof. Nuccio Schepis e, per quanto riguarda i misteri del ritrovamento e delle armi, al libro del Prof. Giuseppe Braghò “Facce di Bronzo”. I Bronzi di Riace, custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, potrebbero rappresentare gli Ateniesi Temistocle e Pericle, politici di spicco e militari famosi per aver guidato gli eserciti alla vittoria nelle più importanti guerre nel V secolo a. C.. L’ipotesi è fondata sulla comparazione dei risultati delle analisi effettuate dal Ministero per i Beni Culturali con gli studi anatomici, le deduzioni e le ricerche storiche svolte dal Prof. Riccardo Partinico, Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatuaria di Reggio Calabria. Tornando al tema “Pericle e Temistocle”, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”, allo stesso parteciperà il prof. Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 30 agosto....
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“Il viaggio dei Bronzi”: nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”
Venerdì 23 agosto il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sul tema “Il viaggio dei Bronzi”. L’imbarcazione che trasportava i “Bronzi di Riace” potrebbe essere partita come spesso accadeva dal Porto di Corinto, arrivata all’uscita del golfo, nei pressi delle isole di Cefalonia e Itaca, avrebbe certamente intrapreso la rotta più breve per raggiungere la Calabria prima di continuare il viaggio verso Roma per consegnare le statue ad un Committente. Il “corridoio” sul Mar Ionio che collega Cefalonia al porto di Locri Epizefiri, citato dal geografo Strabone, si trovava sullo stesso Parallelo 38° 14’, 203 miglia nautiche (376 km), che potevano essere percorse anche in una notte. L’antico porto della città di Locri era chiamato dai Greci ZephyrionAkrotérion e dai Romani ZephyriumPromontòrium.Scrive il geografo greco Strabone di Locri Epizefiri: «Dopo il Promontorio di Eracle, si trova quello di Locri, detto Zefirio, che ha il porto protetto dai venti occidentali e da ciò deriva anche il nome». Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, scoperti, secondo la cronaca il 16 agosto del 1972. Leggende, eroi, guerrieri, adoni: i Bronzi di Riace sono tuttora avvolti dal mistero e con la loro perfezione scultorea si sono trasformati nel simbolo della Magna Grecia, della cultura ellenica, di un territorio, quello reggino legato per ovvi motivi storici e culturali alle tradizioni dell’Antica Grecia. A distanza di mezzo secolo dal loro ritrovamento le due opere bronzee ancora assumono una serie di curiosità culturali come la loro reale identità, la destinazione, la rotta di navigazione, la data e gli autori del ritrovamento. Secondo la cronaca le due statue vennero scoperte il 16 agosto 1972 dal giovane sub romano Stefano Mariottini che si immerse nel mar Ionio a 230 metri dalle coste di Riace Marina, a 8 metri di profondità. Secondo altre fonti tale scoperta è collegata ad alcuni ragazzini del luogo, come afferma lo studioso e ricercatore di archeologia, prof. Giuseppe Bragò.Altre vicende riguardano la duplicazione delle due statue a seguito della delibera n. 507/2002 della Giunta della Regione Calabria, poi bocciata, a seguito di un ricorso, da parte del T.A.R. Calabria sezione di Reggio Calabria, con sentenza 16 luglio 2003, n. 1285 che annullava la delibera regionale per violazione: 1) dell’art. 7 della legge n. 241/1990, a causa della mancata comunicazione dell’avvio del procedimento relativo alla “clonazione” dei Bronzi al Comune di Reggio Calabria e alla sua Provincia; 2) dell’art. 104 del D. l.vo 29 ottobre 1999, n. 490, per la mancata cooperazione tra il Ministero, la regione e gli enti locali in ordine alla promozione e allo sviluppo della fruizione dei beni culturali; 3) degli artt. 152 e 154 del D. l.vo 31 marzo 1998, n. 112, che stabiliscono che la valorizzazione dei beni culturali si attua mediante forme di cooperazione strutturali e funzionali tra Stato, regioni ed enti locali. A distanza di tempo si assistono ad altri déjà-vu come la territorializzazione delle due statue, viaggi, dispute, forse la cosa più opportuna è quella di migliorare, aumentare i voli verso lo scalo aeroportuale dello Stretto in modo da valorizzare i Bronzi di Riace ed attirare flussi turistici verso il territorio della provincia di Reggio Calabria, ma questa linea sembra mal recepita in certi ambienti istituzionali. Altre storie riguardano il numero esatto degli altri bronzi e di pertinenze mancanti, quali scudo, lance, spade, la duplicazione delle due statue, come quella esposta al Liebieghaus Museum di Francoforte, lo scorso 14 agosto le due statue in falsa copia (realizzate tra il 1990 e il 1995 dalla Fonderia d’Arte Massimo Del Chiaro), verranno inabissati nel mare della Versilia. A Marina di Pietra Santa, pontile di Tonfano, dove verrà realizzato un parco subacqueo, dove verranno immersi due cloni dei Bronzi di Riace a grandezza naturale e il cui inabissamento verrà tenuto a battesimo da Vittorio Sgarbi. Per non parlare delle due copie a colori dei Bronzi di trovano al Metropolitan Museum di New York, dopo essere state esposte al Colosseo a luglio. Nel 2009 un altro colpo di scena: su appello proposto dal Ministero per i beni e le attività culturali contro la sentenza del Tar di Reggio Calabria del 2003, il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla possibilità di clonazione dei Bronzi di Riace. Un via libera inappellabile tracciato nero su bianco nella sentenza del supremo organo di giustizia amministrativa che, pur dando ragione al TAR sul reale significato di “valorizzazione” dei beni culturali, ha ritenuto che la clonazione non abbia tale natura, bensì quella di “tutela” del bene a fronte del pericolo di deterioramento degli originali; attività di tutela che lo Stato, in quanto proprietario del bene, avrebbe legittimamente posto in essere avvalendosi della collaborazione della Regione Calabria. Tornando alla conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, avente come tema “Il viaggio dei Bronzi”, allo stessa parteciperà, in qualità di relatore, il prof. Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 23 agosto....
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