E' lunedì; oggi avrei avuto la verifica di istologia ma fuori non ci sono le verdi colline di casa mia a Bologna ad aspettarmi, ci sono gli hangar e gli aerei ricoperti di neve che ormai da 12 ore sono fermi in attesa di essere sghiacciati.
Alle 8:30 scendo in sala colazioni e, davanti a me, si palesa uno spettacolo agghiacciante: centinaia e centinaia di famiglie hanno passato la notte, accampati come potevano, nella hall dell'albergo.
Famiglie con bimbi sotto i tre anni sui divani di pelle a riposare per qualche ora; ragazzi ormai distrutti da ore e ore di attesa per poi sentirsi dire che il loro volo è stato cancellato sdraiati a terra, usando come materassi e coperte i loro indumenti in valigia.
Credo non mi scorderò mai queste immagini, ho seriamente provato disgusto nei confronti di compagnie aeree così incuranti dei propri passeggeri che, da un giorno all'altro, lasciano nelle mani della sorte 15.000 persone.
Il receptionist della notte scorsa è ancora lì. Si chiama Gabriele, è Italiano e mi racconta che il suo turno finiva alle 23 del giorno prima ma è rimasto fino alla mattina, dormendo solo quattro ore nei momenti morti. Dopo una veloce colazione torniamo in camera e tutti e tre ci mettiamo a trovare una soluzione. Ryanair offre un volo gratuito per il ritorno ma il primo disponibile è domenica 18 dicembre. L'altra soluzione era il rimborso.
Dopo esserci rimboccati le maniche ci siamo messi a cercare un volo qualsiasi per l'Italia, qualsiasi destinazione andava bene.
Due voli erano rimasti: Londra-Linate a 430 euro a persona martedì pomeriggio oppure Londra-Bergamo per Mercoledì Mattina alla metà del prezzo precedente. Ormai i miei piani per riuscire a fare tutti i test al meglio era fallito, avrei dovuto recuperarli dopo.
Con il portafogli in lacrime abbiamo prenotato il volo di mercoledì e, preso il treno, siamo tornati nella city.
Abbiamo anche trovato un hotel non troppo caro di fronte a quello precedente. Questo, però, era degno di essere chiamato tale.
Nel mentre gli altri membri del gruppo erano già partiti senza alcun tipo di problema per Pescara, sereni del fatto che il loro volo non avrebbe avuto problemi. Ormai la pista era libera.
Poco prima di partire la mia migliore amica mi scrive. Non capisce perché io sia arrabbiato.
Parte una litigata furiosa, parole pesanti e taglienti come ascie vengono digitate sullo schermo del telefono fino a quando non sono più capace di ragionare lucidamente.
Io e papà andiamo a farci un giro attorno all'hotel. Si trova ad earl's court, a due passi dalla stazione della metro, a metà tra zona 1 e zona 2. Lui non sa niente, ovviamente.
Non c'è quasi nessuno il che mi permette di pensare a lungo sulla situazione.
Aspettando il verde del semaforo mi rendo veramente conto di cosa sto vivendo, al limite dell'immaginabile. Solo a me, perché proprio a me ? Cosa avrò mai fatto di tanto sbagliato per meritare tutto ciò ? Cosa farò al ritorno in Italia ? Cosa dirò alla mia migliore amica ?
Ci sono situazioni che pensi possano esistere solo nei film, ti guardi "The Terminal" e pensi "Povero, chissà cosa starà passando". Quando ti ci trovi in mezzo capisci davvero ogni emozione provata da chi è come te, disperso in un mare dove la riva sembra lontana, dove la soluzione sembra impossibile da trovare. Ho pensato molto, durante la camminata serale, a coloro che a causa di guerre o carestie sono costretti a lasciare casa propria. Non hanno sicurezze ma hanno speranza nel domani. Io sento di aver fiducia in ciò che il futuro ha in serbo per me. Tutto si risolverà e, finalmente, tornerò alla cara vecchia normalità che, anche se denigrata, fa sentire la sua mancanza....
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