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Gli anni d’oro della favola blucerchiata, la squadra in cui spiccavano Gianluca Vialli e Roberto Mancini. C’era un periodo in cui la Serie A riempiva i sogni di milioni di tifosi e appassionati di tutto il mondo, tra gli anni '80 e '90. Un tempo in cui l’Italia vantava i migliori giocatori al mondo e il miglior campionato nazionale. Erano anni gli anni d’oro del nostro calcio, con squadre come la Juventus, il Milan, l’Inter, il Napoli, il Torino, la Roma e molti altri club a farla da padrone, spesso e volentieri anche in campo internazionale. Di questo gruppo faceva parte anche la Sampdoria, che in quei decenni ha avuto il suo massimo splendore sfoderando imprese notevoli e risultati sorprendenti. La modesta squadra di Genova, piccolo club senza blasone né trofei in bacheca, si è trasformata nel 1979 dopo l'arrivo alla presidenza di Paolo Mantovani e dei suoi milioni. Tuttavia, non è possibile dire che siano stati soltanto i soldi a portare la Samp al vertice. Dietro all’ottimo lavoro dirigenziale, è stato effettuato anche un oculato calciomercato, che ha portato sul manto erboso dello Stadio Luigi Ferraris giocatori del calibro di Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Toninho Cerezo, Gianluca Pagliuca, Pietro Vierchowod e, tra gli altri, anche un grande allenatore: lo jugoslavo Vujadin Boskov. "Nella mia vita, ho vinto alcuni titoli ma nessuno è stato più bello dello scudetto conquistato con la Sampdoria, che rimarrà il più dolce di tutti. Perché l’ho conquistato nel campionato più difficile ed equilibrato del mondo e perché era il primo per una società che doveva ancora compiere mezzo secolo di vita. È un po’ come quando ti nasce il primo figlio. Gioia e allegria sono maggiori", le parole dell’allenatore scomparso nel 2013. Un orgoglio condiviso ancora oggi da una tifoseria molto appassionata e rimasta legata per sempre a quel periodo d’oro della storia del nostro campionato. Un po’ di storia Genova può considerarsi una culla del calcio in Italia. La città portuale ha ricevuto infatti un grande afflusso di marinai inglesi nel corso della sua storia, che ha facilitato l'introduzione dello sport in una delle più grandi aree urbane del paese. Non per niente, il Genoa è la squadra italiana più vecchia per definizione. La Sampdoria, dal canto suo, ha impiegato diverso tempo prima di venire alla ribalta. Inizialmente i blucerchiati erano divisi nelle due società che li hanno originati: Sampierdarenese e Andrea Doria. Squadre di rappresentanza che, seppur arrivate a disputare il massimo campionato nazionale, sono state sempre lontane anni luce dal protagonismo del Genoa, una delle prime superpotenze nazionali, vincitrice di ben nove titoli italiani tra il 1898 e il 1924. Paolo Mantovani, l'uomo che ha cambiato la storia della Sampdoria Il 1979 è stato un anno fondamentale per la Sampdoria. Non per i risultati, visto che la squadra non era riuscita ad andare oltre il nono posto in Serie B, bensì per l’arrivo del nuovo presidente sul ponte di comando, il romano Paolo Mantovani. Broker abilissimo, fa affari d’oro nel periodo della crisi petrolifera. Lascia la Cameli e assieme a due soci, Lorenzo Noli e Mario Contini, fonda la Pontoil, portando l’utile da 19 milioni a 12 miliardi, ed entra successivamente nella Nai (Navigazione Alta Italia). È in coincidenza con questo passaggio che assume la presidenza della Sampdoria e comincia la rifondazione di una squadra fragile, senza santi in paradiso, straniera in patria, schiacciata dal peso ingombrante delle glorie vetuste del Genoa, e per giunta sprofondata nelle terribili paludi della Serie B. Dopo le prime stagioni di apprendistato, l’ambizioso presidente ha già impiantato la sua mentalità imprenditoriale dietro le quinte, rivoluzionando la gestione del club. Con assoluta perizia, ha condotto una rifondazione generale della squadra riguadagnando la Serie A nella stagione 1981/82. Non una stagione facile per il magnate, che ha dovuto affrontare una serie di accuse, tra cui evasione fiscale, truffa, costituzione di attività finanziarie all’estero e successivamente anche contrabbando di petrolio. Nonostante i suoi due soci si rifugino all’estero, Mantovani resta in Italia e decide di seguire la Sampdoria anche nelle trasferte. E in una di queste, a Cagliari per una gara di coppa Italia, viene colpito da un infarto diaframmatico acuto. Salvato per miracolo, decide di passare la convalescenza a Ginevra, dove vivono la moglie e una dei quattro figli, Ludovica, la più giovane. Nonostante tutti i problemi personali e un delicato intervento al cuore negli Stati Uniti, Mantovani ha potuto festeggiare quell’anno il ritorno della sua Sampdoria nella massima serie dopo ben cinque anni di purgatorio. Al comando di Renzo Ulivieri, la squadra chiude con il secondo posto in Serie B, salendo al fianco di Verona e Pisa. I primi anni della rinascita sampdoriana Il ritorno della Sampdoria in Serie A fa ripartire la squadra con un ambizioso "progetto scudetto". Arrivano quindi gli acquisti del due volte campione europeo Trevor Francis, dell’irlandese Liam Brady dalla Juventus e di un diciottenne prodigio: Roberto Mancini, arrivato per quattro miliardi dal Bologna appena retrocesso. La partenza è sparata, con le vittorie a sorpresa contro Juventus, Inter e Roma, l’arrivo finale porta invece ad un tranquillo settimo posto. Un altro tassello importante nella stagione successiva per il campionato 1983/84 è l’acquisto di un giocatore che aveva fatto parte dell’Italia campione del mondo ai Mondiali dell’82, Pietro Vierchowod, strappato alla Roma scudettata per occuparsi della difesa. In quell'anno Mantovani inizia anche a dedicarsi maggiormente alla presidenza, quando viene assolto dai suoi processi e lascia definitivamente la gestione delle sue società petrolifere per occuparsi esclusivamente della Sampdoria. I risultati, tuttavia, non decollano. Anche per colpa di una concorrenza molto dura, la Samp si piazza di nuovo settima in campionato. Siamo alla stagione 1984/85 e la squadra ha ingaggiato un'altra giovane promessa per l'attacco, si tratta di Gianluca Vialli, attaccante ventenne messosi in luce con la Cremonese di Emiliano Mondonico. Con lui arriva anche lo scozzese Graeme Souness dal Liverpool per colmare il vuoto lasciato da Liam Brady. La scalata in Serie A porta la Sampdoria al quarto posto, a sei punti dai campioni del Verona, davanti alle potenti Juventus, Roma e Napoli. Molto più fortunato il cammino in coppa Italia, che la Samp solleverà al cielo per la prima volta nella sua storia dopo aver eliminato Torino, Fiorentina e Milan. Di fatto, questo è il primo trofeo della gestione Mantovani. I primi anni della rinascita sampdoriana Il ritorno della Sampdoria in Serie A fa ripartire la squadra con un ambizioso "progetto scudetto". Arrivano quindi gli acquisti del due volte campione europeo Trevor Francis, dell’irlandese Liam Brady dalla Juventus e di un diciottenne prodigio: Roberto Mancini, arrivato per quattro miliardi dal Bologna appena retrocesso. La partenza è sparata, con le vittorie a sorpresa contro Juventus, Inter e Roma, l’arrivo finale porta invece ad un tranquillo settimo posto. Un altro tassello importante nella stagione successiva per il campionato 1983/84 è l’acquisto di un giocatore che aveva fatto parte dell’Italia campione del mondo ai Mondiali dell’82, Pietro Vierchowod, strappato alla Roma scudettata per occuparsi della difesa. In quell'anno Mantovani inizia anche a dedicarsi maggiormente alla presidenza, quando viene assolto dai suoi processi e lascia definitivamente la gestione delle sue società petrolifere per occuparsi esclusivamente della Sampdoria. I risultati, tuttavia, non decollano. Anche per colpa di una concorrenza molto dura, la Samp si piazza di nuovo settima in campionato. Siamo alla stagione 1984/85 e la squadra ha ingaggiato un'altra giovane promessa per l'attacco, si tratta di Gianluca Vialli, attaccante ventenne messosi in luce con la Cremonese di Emiliano Mondonico. Con lui arriva anche lo scozzese Graeme Souness dal Liverpool per colmare il vuoto lasciato da Liam Brady. La scalata in Serie A porta la Sampdoria al quarto posto, a sei punti dai campioni del Verona, davanti alle potenti Juventus, Roma e Napoli. Molto più fortunato il cammino in coppa Italia, che la Samp solleverà al cielo per la prima volta nella sua storia dopo aver eliminato Torino, Fiorentina e Milan. Di fatto, questo è il primo trofeo della gestione Mantovani. Successi continentali Qualificati per la Coppa delle Coppe, i blucerchiati riescono ad arrivare alla loro prima finale Europea, sfidando il Barcellona a Berna il 10 maggio del 1989. Gli spagnoli hanno però la meglio in un incontro sofferto e portano a casa il trofeo grazie al 2-0 maturato al Wankdorfstadion. L’appuntamento con l’Europa è solo rimandato di anno, con i blucerchiati questa volta bravi ad imporsi sull’Anderlecht, arrivato in finale dopo aver eliminato proprio i campioni in carica del Barcellona. Così, nella finale di Göteborg, davanti a 20.000 spettatori, è Gianluca Vialli il mattatore dell’incontro con due gol nei tempi supplementari. È un successo che conferma le straordinarie qualità dell’undici di Boskov, che in campo gioca un calcio all’italiana, con marcature a uomo micidiali. Il potente Pietro Vierchowod comanda la difesa con Marco Lanna. Poi Mannini e Katanec, ultimo arrivo dallo Stoccarda. Attilio Lombardo, agile, pelato, detto Braccio di Ferro, è un fulmine sulla corsia laterale. Poi ancora il polivalente Fausto Pari, l’elegante Dossena. E avanti con contropiedi che esaltano il genio del brasiliano Cerezo, la classe di Mancini e l’incredibile fiuto del gol di Vialli. Il successo nel campionato di Serie A 1990/91 Il trionfo in Coppa delle Coppe regala nuove ambizioni alla Genoa blucerchiata e infonde una spinta decisiva al morale dei giocatori. Boskov mette finalmente le mani su un titolo europeo che invece gli era sfuggito con il Real Madrid nel 1981, mentre la squadra assume una solidità mai vista prima. Il mercato porta alla Samp i centrocampisti Ivano Bonetti e Oleksiy Mykhaylychenko, che perfezionano un gruppo che è già una realtà ben consolidata. Durante i Mondiali di Italia ‘90, la squadra di Boskov ha quattro giocatori che vestono l’azzurro e guidano la nostra Nazionale fino alle semifinali: si tratta di Vierchowod, Mancini, Vialli e Pagliuca. Anche le avversarie della Sampdoria non sono da meno: il Milan di Arrigo Sacchi annovera tra le sue fila gli olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard insieme a Maldini, Baresi, Donadoni e Ancelotti; nell'altra sponda di Milano invece, l'Inter vanta il trio tedesco Matthäus, Klinsmann e Brehme, tutti protagonisti della Germania campione del mondo, oltre a Walter Zenga e Giuseppe Bergomi. Nel lotto delle contendenti alla vittoria finale c’è anche il Napoli, che comincia a vedere il primo declino di Diego Maradona, squalificato per doping, ma con ancora le fondamenta dei suoi recenti successi, con Careca in testa. Infine, la Juventus, che dopo aver conquistato la coppa Uefa, riparte da Gigi Maifredi e riesce a portare a Torino Roberto Baggio, strappandolo dalla Fiorentina per la cifra record di 25 miliardi. I mondiali hanno acceso ulteriormente la fantasia dei tifosi, anche perché nel campionato italiano sbarcano diversi protagonisti di Italia ’90. I rivali del Genoa, guidati da Osvaldo Bagnoli, vantano la coppia d’attacco formata dai forti Carlos Aguilera e Tomas Skuhravy, oltre agli esperti Collovati e Branco. Ma tanti altri club includono nelle loro squadre giocatori di livello internazionale: c’e il Parma di Taffarel e Brolin, la Lazio di Sosa e Riedle, la Roma di Völler, Aldair, Giannini e Carnevale, l’Atalanta di Evair e Caniggia, la Fiorentina di Batistuta, Dunga e Lacatus. Si organizzano anche le provinciali con gli acquisti dei vari Francescoli (Cagliari), Raducioiu (Bari), Mazinho (Lecce), Simeone (Pisa), Silas (Cesena) e Bonini (Bologna). Boskov conferma nella sua Samp la tradizionale idea di calcio all’italiana, in una squadra molto ben composta tatticamente e sicura in difesa. Tuttavia, per vincere la Serie A ci vuole quel qualcosa in più, serve andare oltre e sfruttare tutta la qualità tecnica a disposizione. Nel 4-4-2, con il libero Lanna a protezione della linea difensiva composta dagli esperti Vierchowod, Mannini e Katanec, il centrocampo tecnico garantisce libertà alla coppia in attacco. La porta è affidata alle mani di Gianluca Pagliuca, un emergente portiere venticinquenne che all’epoca non aveva mai giocato una partita in Nazionale. Il nome principale del centrocampo è Toninho Cerezo, libero anche di segnare dopo giocate personali palla al piede. La linea mediana è coperta anche da Fausto Pari, mentre al suo fianco si alternano Mykhaylychenko e Invernizzi. Più aperti, Lombardo e Dossena sono due giocatori con una grande visione della partita, intoccabili per Boskov. In ogni caso, il potere decisionale della squadra è tutto concentrato sul fronte d’attacco. Roberto Mancini, impiegato come seconda punta, imposta le giocate aprendo gli spazi per il capocannoniere Vialli. La stagione parte forte. La Sampdoria ottiene nove risultati utili consecutivi, tra cui la vittoria a San Siro contro il temibile Milan di Sacchi e quella al San Paolo contro il Napoli campione in carica. La prima sconfitta arriva nel derby contro il Genoa alla decima giornata, che vince 2-1 grazie alle reti di Branco e del genovese Eranio. Poi si ritorna a vincere: arrivano altre otto vittorie in nove partite e la squadra di Boskov prende il comando solitario della classifica alla venticinquesima giornata dopo una lunga battaglia al vertice con Inter e Milan. Il campionato svolta a tre giornate dal termine, dopo il netto successo della Samp nello scontro diretto contro l’Inter (2-0) che lancia i blucerchiati verso la conquista del loro primo scudetto. Il grande giorno è il 19 maggio 1991: la Samp è matematicamente campione con una giornata d’anticipo vincendo 3-0 la penultima di campionato contro il Lecce di Boniek. La Serie A trova così il suo padrone per un epilogo che rende giustizia alla formazione che ha mostrato il calcio migliore. Gianluca Vialli, autore di 19 gol, si aggiudica invece il titolo di capocannoniere. Dopo il successo del tricolore, un altro trionfo in Supercoppa contro la Roma a cui fa seguito, purtroppo, la cocente delusione di Wembley, la coppa dei Campioni persa in finale ai supplementari contro il Barcellona di Cruijff e Koeman. Delusione che non cancella un decennio di grande prestigio, assolutamente impensabile prima dell’avvento di Paolo Mantovani. "Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito – era uno dei mantra di Mantovani – è di essere diventato presidente della Sampdoria". Lavorò intensamente per cucire il tricolore sulle maglie blucerchiate, obiettivo cruciale della sua vita. Sapeva di non avere davanti molti anni, il cuore faceva i capricci e al suo amico medico, Alfredo Segre, confidò: "Fammi vivere fino a 60 anni, voglio vincere lo scudetto". Si spegnerà a 63 anni, il 14 ottobre 1993, nel rimpianto dei tifosi della Sampdoria e del mondo del calcio.
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