Ponte Vecchio: il Ponte che segna la storia di Firenze, da quasi 700 anni.
Solido, innovativo, caratteristico. Un’opera architettonica che stoicamente collega le due sezioni del centro storico di Firenze, separate dall’Arno e che, dal 1345, tramanda la cultura del Rinascimento ai posteri, in un simbolico
punto di passaggio dai tempi dei Medici ai giorni nostri.
Innegabilmente uno dei ponti più famosi al mondo, il Ponte Vecchio è uno dei monumenti che mnemonicamente subito colleghiamo a Firenze.
Esso rappresenta un esempio della lotta dell’uomo contro gli eventi naturali, del genio che gli permette di superare le difficoltà e di riuscire addirittura a trarne vantaggio.
Il Ponte Vecchio attraversa il fiume Arno circa 150 metri a valle dell’area in cui lo stesso offre una delle zone di origine naturale in cui risulta più stretto, nel suo passaggio a monte delle Cascine, attraverso il centro storico di Firenze.
Non è stato, però, il primo tentativo dei fiorentini di vincere l’Arno e di unire le due zone vitali della città.
Già nel primo secolo a.C., infatti, un primordiale attraversamento sul fiume venne posizionato leggermente più a monte del sito attuale e presentava un andamento obliquo rispetto alla corrente, in modo da reagire meglio alle piene che già allora ciclicamente caratterizzavano il corso del fiume toscano.
Sotto Adriano, nel 123, questa passerella venne consolidata in modo da coadiuvare la costruzione della via Cassia Nuova.
Anche allora era contraddistinto da piloni in muratura con travi in legno, come da canone architettonico romano.
Alluvioni, incuria e le guerre che imperversavano costantemente nel periodo post-imperiale furono cause e concause del crollo del ponte primogenito che, orientativamente, avvenne verso il VI-VII secolo d.C., e molti altri furono i tentativi di costruire nuovi passaggi in seguito, tutti destinati al fallimento per via delle intemperie.
Fu sotto Carlo Magno che l’attraversamento venne situato nella posizione attuale e ivi fu più volte ricostruito, come dimostrano più studi recenti. L’ultima volta che fu spazzato via fu nel 1333, nel corso di una delle più violente alluvioni di cui abbiamo testimonianza.
Solo dopo la costruzione dei “lungarni” il ponte attuale venne costruito.
L’opera, secondo il Vasari affidata a Taddeo Gaddi e secondo altri storici invece a Neri di Fioravante, venne inaugurata nel 1345.
Da subito presentava i tre valichi che tuttora lo contraddistinguono, ampi e ad arco ribassato e che costituivano una grande novità nel mondo occidentale: per la prima volta, infatti, veniva superato il modello tipico dell’era romana che prevedeva l’utilizzo dei valichi a tutto sesto (le tipiche arcate semicircolari).
Ciò venne pensato perché si sarebbe dovuto aumentare il numero di arcate e di piloni e nei casi di piena avrebbero rappresentato un pericolo per la facile ostruzione, data la strettezza degli stessi.
Nel 1455 venne imposto ai beccai, i macellai dell’epoca, di trasferire le loro botteghe ai lati della passeggiata del ponte, in modo che fossero isolati, per questioni igieniche, dai palazzi del centro.
Con la costruzione dell “corridoio vasariano”, avente funzione di collegamento del Palazzo Vecchio, allora come adesso centro politico e amministrativo di Firenze, con la dimora privata dei Medici, ovvero Palazzo Pitti, il ponte assunse nuova dignità tanto che nel 1593 venne deciso di far occupare le botteghe dei beccai dagli orafi e i gioiellieri cittadini, in modo che sotto il corridoio vasariano, che altro non era che un passaggio sopraelevato sopra le botteghe, ci fosse un commercio
più nobile e prestigioso, degno dei nobili dell’epoca.
E così che il ponte Vecchio arrivò fino a oggi, divenendo nel tempo simbolo di Firenze, e la sua edificazione e progressione rappresenta un caso di studio per chiunque esplori l’architettura e la sua storia.
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