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VENTI DI GUERRA WINDS OF WAR La primavera è alle porte, soffiano ,venti di guerra che miete già tante vittime innocenti . Terrorizzati siamo in tanti ,dallo spettro delle armi nucleari che ci trascina verso i colli innevati , dove stanno le vergini dell’amore profano. E arrivato marzo , con la sua bellezza ,con la follia della guerra dei governanti , con fanti e generali che marciano sopra la fresca neve , nell’eco di tanti canti , nel vento della rivolta ,oltre questi giorni pandemici. Nelle steppe scheletriche in molti ,imbracciano le scipie armi macchiate di sangue innocente. Marzo, pazzo , verrà un altra volta , cantando una dolce ode alle donne di tutto il mondo. Donne, madre ,compagne ,signore del piacere , donne dei sani valori , donne storpie, donne grasse, comuni donne , madonna mia. Mi domando che madri avete avuto, madri del dolore, madre come la mia che cuciva in silenzio nel bel tempo sperato, nel canto che portava via questa mia povera passione di uomo. Se ora vi vedessero cadere sotto il fuoco nemico ,quante lacrime ,quanto dolore . Madri dal cuore di ghiaccio, madre dure come la pietra. Madre danzanti intorno al mondo. Madre mediocre che hanno imparato a sognare nel fischio di un treno che passa . Madre del perdono ,dolce madre perdute in questo amore di madre per i propri figli . Cosi mischiando il bel tempo al cattivo tempo i pensieri oscuri alla dolcezza delle mimose , fiorite lungo le strade silenziose. Verrà di nuovo la primavera con la guerra ,cantando un ode di odio, di miseria ,di profonda tristezza che trasporta il pensare tra il sacro ed il profano. E i cosacchi siederanno , sopra i colbacchi , bruceranno con la legna d’ardere nel proprio focolare domestico le ossa della povera madre morta , la carne dell’uomo fucilato dall’invasore e la tristezza non avrà fine. Marzo è giunto, portando ,allegri acquazzoni ,un acquarello di colori un senso di vittoria e di sconfitta. Cosi girando, l’angolo si va’ a passeggio da soli , lungo il corso principale , di fianco al mare di tante memorie , di tanti amori portati via delle onde del mare. Onde di ricordi, intrisi di tanta dolcezza d’essere ,se stessi . Noi tutti diretti , verso una terra ai confini del mondo . Verso un sogno che tingerà l’orizzonte , di vari colori , di idee chete e brillanti ,danzanti in assiomi e vari sincronismi logici che a discapito del male fanno traboccare dal vaso di fiori la triste vita nei giorni avvenire . Giorni , diversi, giorni di rabbia , trascritti in un racconto poi chiuso in un cassetto. Un racconto di vita passata ,che vive attraverso se stesso , desto nell’ora pomeridiana che s’apre alla meraviglia del creare, allo scorrere delle parole scritte in fretta . E mi dissero stai attento abbassa il capo , poseranno , sopra di esso, la sacre ceneri. Ed io abbassai il capo, davanti alla sofferenza della croce. Lo calai nell’ora che abortiva il male Nel giorno di carnevale Quando ,la sfilata delle maschere, danzanti ,passò, sopra i carri coperti di coriandoli. E tra musiche allegre e assai triste, il mio risveglio ,mi ricondusse alla primavera ungherese , primavera ormai alle porte di questo fine inverno. Non ho sepolto il cuore del carnevale nel campo delle croci uncinate. Come mi dissero di fare. Ho sempre amato pulcinella ed arlecchino Questo carnevale è cosi triste, cosi triste. Come questa guerra , nata ai confini della madre Russia Io ho sognato giorni migliori Ho sognato la dolcezza del divenire Ho ascoltato una musica sacra che accompagnava questa bara. E tutti verranno al funerale ad accompagnare la povera salma Per seppellirla nella sua sacra terra. Verranno fino al camposanto che si trova sopra i sette colli della città eterna. E sono stato in banca a prelevare denaro Per pagare la processione. Per pagare il funerale del mio povero gatto. Morto improvvisamente Morto, causa il sesso. Morto, perché non conosceva la distinzione tra il sacro ed il profano Perché uno sconosciuto, ha avvelenato la carne del creatore Perché un uomo ha avvelenato le membra del sacro pesce Che il povero mio gatto ha mangiato di nascosto. Povero gatto, piangendo disse mia madre : era cosi carino Il gatto sapeva parlare e qualche volta anche cantare Era un magico gatto che sapeva trasformarsi in ciò che voleva. Sapeva cantare e ballare e portava dei grandi stivali ,sapeva dove scorre il fiume Tevere , dove le acque dell’oblio, portano giù a valle i cadaveri dei soldati , morti vicino al don . La vita a volte regala gioia e dolori Ti regala , quello che hai sempre sognato Ed io non, mi sono mai tirato indietro per affrontare il destino Ho imparato ad aprire in segreto il sipario per recitare la mia parte Il mondo ha timore dei folli Il mondo è pazzo come me e te Il mondo è un dono del creatore E in fondo il sogno di un uomo qualunque E questa guerra La santa guerra di tanti fratelli ,di tante sorelle Questa è forse la terza guerra mondiale Ditemi per favore. La vede ,nascere , da dove sono cresciuto Da dove ho arato il mio campo Dove ,atteso qualcosa nascesse, da queste dure zolle In questa terra , dove ho sperato che l’albero della vita fiorisse di nuovo , facesse frutti di pace. Canticchiando cosi melodie cosacche, liriche vecchie buone a scacciare i fantasmi della mia ragione poetica . Perduto in tanti silenzi , sono partito in groppa alla speranza ed ho cavalcato di nuovo il vento della giovinezza . Mi sono perduto ancora in quel senso oscuro chiamato intuizione per annegare in quel mare di lettere bisbetiche e occhialute. Parole, mai domate, mute in attesa fuori l’uscio di casa mia , pronte a seguirmi in ogni dove , sempre dietro claudicanti , nervose , elettriche. Elle . mi hanno inseguito fino sull’autobus , mi hanno aspettano fuori al bar ,dove ogni mattino, faccio colazione, per condurmi poi gioiose ed estroverse fino al lavoro. Buffe lettere, qualche volta, bisticciano tra loro come in guerra poi di sera mi narrano sovente dei loro segreti amori . Lasciandomi, angustiato di continuare a combattere , questa lunga guerra, figlia di un canto perverso . Tenera ninnananna che ascolto , espressa in tanti dolci versi , m’addormento vinto nel male e nel bene nel loro mesto suono, come un bimbo tra le braccia di sua madre. Imparerai, crescendo a capire il tuo prossimo Conoscerai strada facendo l’invasore e lo straniero Imparerai a parlare altre lingue Sarai uno di noi , un vinto ed un vincitore Sarai rosso di vergogna Sarai folle come questa guerra alle porte L’immagine di un mondo che muore lentamente Ci sarai anche tu in questo viaggio fantastico attraverso tante terre sconosciute Che portano fino in Russia oltre il Don Sul dorso della fantasia Dunque apri la porta, bussano, sono nostri fratelli Apri la porta all’invasore Apri la porta alla sorte dello sconosciuto Apri la porta ai profughi in fuga dalla guerra Apri la porta del tuo cuore ,nel canto di questa libertà. Abbiamo pagato tutti un caro prezzo per essere ciò che siamo. Apri il tuo animo alla dolcezza del divenire Allo svolgersi dei fatti Io sono come te , pazzo come marzo Pazzo come questa canzone, cantata in mezzo questa grande piazza Dove seggono vincitori e vinti , morti e vivi Donne e uomini perbene Governanti e gente qualunque Predicatori e sognatori , nemici ed amici , compagni e fratelli discutono del bene e del male. Per ammirare poi insieme , l’alba della bellezza nel cielo nel mattino a venire. Intorno all’idea folle del tempo che passa veloce nei venti di guerra. Passante , attraverso la musica soave, nelle voci dei popoli che s’odono lentamente nel crepuscolo degli dei , continuare a combattere ,corpo a corpo in questa altra primavera di nostro divenire.
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