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LA MIA LIBERTA’ La mia libertà in questi giorni di guerra , viaggia , desolata nell’etere , attraverso ,vari commenti , rotti dal pianto , s’eleva sulle ali della pace . Si posa su i rami di pesco, rinasce in altre storie , che trasformano la mia realtà in un dono di nostro signore. E per le strade di questo mondo , ballano le belle fanciulle della mia giovinezza , sotto i pigri lampioni , vicino al mare di mille mie memorie. Ridono in questa storia che mi condanna ad essere me stesso . In questa altra primavera , simile ad un fiore solitario che si contorce su se stesso , tendente verso la luce della creazione . E la grazia della bellezza , mi conduce lontano , oltre questa assurda guerra. E la morte mi prende in giro , insieme al mio presente , si cala nella sua veste di dea . Cambia nelle mie visioni, corre verso il mare , verso quest’ amore al gusto di limone. Quanti miei ricordi ,giacciono in questo sognare . In questo ricercare la forma di una santa giustizia. La bellezza si mette in piedi davanti a me. Davanti a me il mare della gioia Navigherei volentieri in un barca Poi prendo l’aliscafo Faccio la parte del marinaio Faccio il turista distratto Sono un musicante ambulante Non ho paura di voltare pagina Sono certo che qualcosa imparerò andando avanti E sono certo che la vita , mi ha costretto ad essere me stesso, per essere lei , se stessa. Per questo canto dalla finestra , la mia sciocca filastrocca. Questo ridicolo ritornello di strani versicolori. Mentre , entrano in Kiev i carri armati dell’armata rossa. Io seggo in cucina e sgrano gli occhi davanti alla televisione. Sgrano gli occhi sulla mia realtà Vedo sbocciare improvvisamente dai rami secchi degli alberi del mio giardino , questa mia disperazione fatta di tante intime storie. E lo sperare , mi trascina lontano oltre quello che credo, oltre quello che vedo. E vorrei sposare la donna più bella di questo universo. Vorrei amarla fino a notte fonda. Vorrei capire perché, perché non sono mai sincero con gli altri. Nel tempo di mia vita , nel mio incerto dire , nel ricordo dei tanti martiri , di chi cadde per mano nemica, di chi corse verso un suo triste destino. Disperarsi , non serve a nulla e questa solitudine mi ferisce immensamente , mi trascina per sentieri erbosi e luoghi immaginari ove cavalco chimere , ippogrifi , seggo sulla giostra dell’esperienza , vestito da cowboy e nel canto della mia perduta giovinezza , ho visto rinascere la mia bellezza. Da un ramo spezzato d’un albero di pesco , il fiore della libertà è sbocciato. Sono sbocciate tante storie di profughi, di vittime innocenti , di donne ed uomini , di ragazzi senza ragione , questa guerra è sbocciata nel nostro corpo innocente , nel credere che qualcosa potesse cambiare improvvisamente , come fosse un passaggio necessario ,verso altre condizioni di vita. In questo cambiamento ,in questa battaglia. Io ho perso il mio amore. La mia donna Ho perso mia madre Io mio marito. Ho perso la mia casa Sono giorni che cammino a piedi verso un ignaro confine . Sono stufa di aspettare la morte. Sono qui che aspetto per essere condotta in un campo di concentramento. Sono qui che canto la mia vita Canto questa guerra dal mio punto di vista Canto questi giorni di guerra globale Questa libertà ,figlia della realtà Sono tre ore che attendo un areo per Parigi Sono un polacco senza parrucca Sono una donna incinta di quattro mesi Sono dell’ucraina e suono l’ocarina Sono e non sono , credo di non sapere più chi sono Sono le quattro di pomeriggio Un mago cerca una ago nel pagliaio Io cerco la mia storia tra tante storie. Spero di trovare un virgulto di pace universale . Vedo un mare di papaveri rossi dalla mia finestra . Una campagna fiorita, dipinta da un Dio creatore della libertà . Fiori, canditi , simili alle guance delle giovine fanciulle . Rami nodosi s’inarcano verso il cielo , sospesi nell’aria di questo giorno innocente . E su in cima ai grattacieli , le bandiere delle nazioni , svolazzano sulle vette degli edifici pubblici. I colori sono caldi , dolci come il cielo ed i prati verdi, i monti e le colline moribonde che si distendono verso l’orizzonte si piegano nel ricordo dei soldati defunti. Il tricolore , sventola nel vento in alto ,ci rammenta il prezzo della nostra libertà. Trascorso è questo lungo inverno, ogni senso sembra destarsi nell’attimo , nel dire , nella gioia che trascende il mondo come fosse una croce sopra un sepolcro . I bimbi dormono tra le braccia delle proprie madri , si lasciano conquistare dal sonno . Le donne si abbandonano , tra le braccia dei loro uomini e tutti sono certi di essere se stessi , ognuno cerca una propria strada per conquistare questa sua felicità . Le distinzioni razziali si sono spezzate nell’identica equazione stellare che luccica sopra il capo di ognuno. Dentro questa pandemia , in una danza di anime morte. Siamo in migliaia che cantiamo là in piazza , ci muoviamo al ritmo di una melodia , saliamo verso il cielo , voliamo a bordo di una nuvola . Gruppi di musici , suonano negli angoli di piazze affollate, un jazz , un blues popolare. Gli angeli sono scesi in piazza, chi con un figlio segreto sotto il braccio , chi con una volontà sopita in seno , chi con l’intera famiglia al seguito , chi verso quella speranza fiorita improvvisamente. Passa un autobus , pieno di turisti , con il volto coperto da una mascherina colorata . La libertà è un canarino cinguettante che ramingo vaga nel cielo , attraverso vari presagi. Ed io , non ho più versi da donare agli altri , a chi mi ascolta in questo mio assurdo verseggiare , in questo stare fuori di testa . Io non ho più la certezza di essere me stesso , mi sento trasportato dall’ onda della follia , lontano da questo groviglio di idee e ritmi , ove provo ad uscire salvo . Non faccio nulla è vago con la mente , verso altri lidi in queste ore crudeli che trascorro in casa. Vorrei vivere una vita diversa , vorrei ritornare a viaggiare , stare su un pullman di distratti turisti , diretti a New Orleans, diretti dove sorge il sole, dove tutti cantano la loro idea di libertà . Una canzone , figlia della speranza , dell’esperienza . Ed in mezzo a questo delirio , la mia poesia , lungi per altri intendimenti, diventa una fionda ed io son David contro Golia in ginocchio nella polvere dei secoli . Io sono il soldato che spara contro il nemico Sono la donna che pulisce la sua misera casa all’estrema periferia di questa città. Sono il cane che abbaia allo sconosciuto Sono il prete che dice messa Sono non sono e spero di divenire molto presto. Consapevole della mia realtà Della mia disperazione In questa canzone disordinata Che canto affacciato al balcone della mia storia Sotto un cielo lontano dalla bella ucraina Terra che ho amato E ho visito nei miei sogni Nei miei sogni di fanciullo Sotto un porticato sporco di fuliggine Insieme ad ubriaco Tra tante avventure ed odissee Questo sesso, mi pesa sopra le spalle Sopra un sasso ,io canto i miei versi Da vivo , da morto, da soldato. Come uno qualsiasi che passa lungo il corso in questo momento Con stretto in mano la spesa fatta al supermercato Con tutto il mio ed il suo passato Il mio ed il suo attraversare in altre storie. Come dolce , risorgere dal mondo dei morti , andare per campagne fiorite. Ci sono tutti i miei amici laggiù in strada , c’è pure , chi caduto anni , addietro sotto il fuoco nemico , chi diede la sua vita per la patria . Ed ora il suo nome è ricordato dal sindaco , davanti una lapide di marmo. In bella mostra davanti alla grande chiesa che troneggia in mezzo al paese . E tutti sono vivi , tutti sono quello che volevano essere , tutti si sentono essere in diritto d’ andare , verso il mare a fare l’amore , c’è chi si porta un cesto di provviste, chi un’amica . E l’amore è quello che crediamo giusto sia ,e non ci sono scusanti per giungere presto in seno di questa morte , siamo figli di tanti eroi dimenticati. Poiché si rimane sempre da soli a vedere passare stormi di rondini , nell’ordine di un tempo , senza nome . Le rondini si librano nell’aria nel cielo azzurro , passano sopra i monti verdi, della nostra infanzia , passano sopra i tetti grigi , della nostra piccola città in cui viviamo . E nell’eco d’un mesto canto primaverile rinasce , silenzioso questo canto di sofferenza , dentro l’animo vecchio di mille esperienze. Le nevi si sciolgono , sulle cime dei monti, scendono, scroscianti i fiumi , scendono a valle , bagnando la terra insanguinata ove i bimbi amavano, correre e giocare con la loro innocenza , dove gli adulti crescevano in altri delitti e le donne rinascevano in seno alla desta patria . Nessuno è santo , nella sua illusione . Navighiamo affranti , lontano dalla disordinata società dei consumi, verso altri lidi utopici , desti al timone dell’ingegnosa navicella dell’arte . Solcheremo onda su onda ogni orrore e errore, ogni guerra ed ogni timore , mentre la marea ci trascinerà verso altre dimensioni ideali . Rammenteremo i sacrifici compiuti . Il grido disperato di chi cadde in guerra , gridando il nome del suo amore per la libertà . Nasceranno, nuovi ideali , nuove strade da percorrere. Sfideremo tutti insieme , l’avversa sorte, insieme andremo, verso una nuova terra madre che non sarà più nostro padre , ma una divinità rinata . Diverremo angeli e soldati, senza mai cadere sotto il fuoco nemico , seguiremo il nostro canto libero . Affronteremo il male , combatteremo il peccato , impugnando l’armi , desti nella pia illusione, con in mente la gloria dei cieli . Nella volontà di rinascere ed amare ci trascineremo nella speranza di continuare a credere nell’ andare avanti fin dove l’ amore rende santo , ogni cosa nel nome di questa libertà. Figlia di un unico Dio , padre di tanti mondi e di tante vite vissute in nome dell’amore .
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