La violenza sulle donne ci sembra un atto di vera ingiustizia e sopruso, una assurda, tremenda ingiustizia. Il fenomeno dei femminicidi non accenna a diminuire, e non si riesce a arginare in nessun modo e gli effetti sono devastanti. Vengono uccise con naturalezza giovani madri, ragazze giovanissime, fidanzate modello, amiche, vicine di casa su cui si aveva delle mire, sorelle, cugine, nonne, zie e nipoti. Una lunga scia di sangue. Nessuno si ribella concretamente, fa scenate, da in escandescenze. Alcuni fatti destano solo curiosità anche se trasudano violenza cieca e spietata. Ci sono solo chiacchiere insulse, pettegolezzi. La comprensione generosa manca come l’indignazione.
Di solito le ragazze molestate che si sono rivolte alle forze dell’ordine per una eventuale denuncia sono state trattate con indifferenza, alcune accusate in modo velato di comportamenti non corretti. Ci sono stati fraintendimenti, frasi ambigue, perplessità. Alcuni episodi sono stati sminuiti. Molti della polizia si sono limitati a frugare volgarmente nella intimità di una ragazza. Ogni volta in campo i soliti cavilli e impedimenti. Si parla senza riflettere, senza ponderare. Una ragazza laureata, benestante, titolare di una impresa che veniva perseguitata da un ex fidanzato dedito all’alcol è stata accusata dalla polizia velatamente di fare uso anche lei di alcol e droghe. Per il fatto stesso che aveva un fidanzato alcolista doveva necessariamente anche lei essere una ragazza perduta, una poco di buono. Si traggono conclusioni affrettate, si fanno commenti superficiali. Non si approfondisce, non si capisce, non si vuole indagare a fondo, ci si limita a studiare i fatti alla superficie. Ci si lascia suggestionare dalle apparenze. I dialoghi con le forze dell’ordine spesso sono difficili o inutili.
Dopo anche una denuncia il soggetto molestatore viene lasciato tranquillamente a piede libero. Nessuno lo segue, lo controlla. Ci sono giovani che collezionano denunce per atti di violenza verso il sesso femminile ma nessuno li ferma. Nessuno difende, preserva una donna dalla violenza fino in fondo. Si deve difendere da sola con le sole armi che ha. Molte donne si portano dietro spray urticanti e bastoni per minacciare gli aggressori. Si arriva a difese fai da te. Anche dopo una condanna il soggetto torna libero e gira nella città, nel quartiere come niente fosse, si materializza sotto la casa della giovane uccisa, molestata. I parenti vedono l’assassino in giro con una notevole faccia tosta. Non esiste una norma illuminante, la certezza della pena. A scuola non si insegna l’educazione, il rispetto per le donne. In famiglia non si insegna il rispetto, anzi molti padri si compiacciono di avere figli playboy, godono nel vedere il figlio avere mille relazioni. Non ci sono richiami, rimproveri per comportamenti scorretti da parte di nessuno. Nel salire sugli autobus i ragazzi scavalcano le donne anche anziane e le spintonano, si prendono il posto senza cederlo a una donna adulta con borse o anziana. Regna una indifferenza agghiacciante. Verso le donne non ci sono manifestazioni di affetto puro neppure in famiglia. Per i persecutori non ci sono pene certe. Nessuno indaga sul trauma che può celarsi dietro un serial killer delle donne.
Ci sono solo commenti, giochi di parole che si rimandano come un gioco di scatole cinesi.
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