A Saint Luiss vicino Washington Avenue troviamo un singolare museo, il museo del blues, dedicato a questo genere musicale con l’intento di conservarne l’aspetto, il ricordo, la forma e la sostanza. Il museo si chiama proprio National Blues museum. Visitarlo è una esperienza culturale che arricchisce. E’ aperto tutti i giorni compreso il sabato. Nel museo si può ricostruire la storia stessa del blues. Il programma del museo è molto allettante. Ci sono spettacoli in catalogo, musica dal vivo, recite, spettacoli di blues serali, balli, concerti, esibizioni, manifestazioni, mostre itineranti a tema, mostre, conferenze pubbliche, concerti settimanali, aperture straordinarie per i fans. Per i concerti ci sono due biglietti separati. E’ meglio la prenotazione online per evitare code agli sportelli. Il biglietto per alcune categorie è ridotto. Non pagano nulla anziani e ragazzi sotto i diciassette anni. Ci sono percorsi pure per disabili, per sedie a rotelle.
Esiste un comodo parcheggio a pagamento, e parcheggi liberi, per i collegamenti c’è la linea dei mezzi pubblici blu e rossa e nelle vicinanze c’è una stazione dei treni e tram.
Il blues è un genere sia vocale che strumentale. Uno stile nato nel nord America. In origine era il canto degli schiavi afroamericani delle piantagioni del sud degli stati uniti quindi erano melodie umili e popolari. Le origini non sono chiare, ma sicuramente si è sviluppato nei primi del novecento nella zona del Mississippi.
La parola fa riferimento alla malinconia dei canti e suoni. Avere i diavoli blu significava essere depresso. Gli operai ubriachi e alienati erano chiamati blue. Negli anni sessanta il blues subì l’influsso del pop e del rock. Si arrivò a forme originali di improvvisazione e alla introduzione di strumenti come sassofono e chitarra. Le tematiche affrontate furono molte non ultimo il sesso. I ritornelli non erano quasi mai fissi. In Africa sorsero vere e proprie band.
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