Nell’ambito sanitario spesso non è tutto rose e fiori. Negli ospedali, nelle cliniche apparentemente è tutto a posto, tutto perfetto, tutto si mantiene in ordine, ma ci sono sempre tracce di maleducazione, di corruzione. Spesso accadono fatti spiacevoli, incresciose situazioni che ci lasciano l’amaro in bocca. I professionisti della sanità hanno spesso comportamenti sopra le righe. Ci sono infermieri che non sono affatto graziosi, che nei loro comportamenti tradiscono rabbia e insofferenza. Nel passato e ai nostri giorni ci sono pagine dolorose che riguardano proprio il comportamento degli stessi medici e capi di reparto. Sembra che si dia fondo a atteggiamenti scorretti oltre misura, poco rispettosi. Alcuni medici sembra che abbiamo il fuoco dentro e sono ironici, caustici, intrattabili.
Il caso più frequente di evidente maleducazione è la comunicazione a bruciapelo senza preamboli, senza alcun tatto e accortezza, di una eventuale malattia mortale o gravissima. Il paziente è avvisato in modo poco amabile di andare incontro a un esito infausto e mortale della malattia cronica. Il malato scopre, nonostante i tentativi dei familiari di occultare e nascondere sapientemente, specie se il malato è sensibile, di trovarsi nella anticamera della morte. Spesso il paziente non è pronto e quindi subentra un senso di vuoto, di prostrazione, di desolazione. A ben guardare sono molti i medici che si avviano su questa strada di una comunicazione fatta rapidamente, senza premesse, in modo brusco, quasi sbrigativo, pratico, indecente. Il paziente è disorientato. Circondato dall’affetto dei cari si ritrova a dover combattere con una fine prossima. La comunicazione di una morte vicina avviene senza tanti giri di parole, con una faccia tetra e un tono di voce aspro e indifferente. L’ospedale non è più un posto ideale dove si trova comprensione e pietà. Le infermiere dopo la morte in stanza di un paziente continuano a lavorare come niente fosse, non fanno neppure le condoglianze ai parenti e figli presenti. La morte è un fatto di ordinaria amministrazione, si allude ad essa senza pietà. Spesso i parenti si ribellano ma senza esito, alcuni per rabbia hanno anche aggredito il personale medico che ha avuto comportamenti indisponenti e vigliacchi. I parenti si sono confrontati e tutti hanno avuto esperienze simili. Ci sono stati infermieri che si sono rifiutati di mettere flebo a pazienti in fin di vita dicendo apertamente davanti al malato che era inutile. I malati non hanno l’illusione di guarire. Spesso gli infermieri pronunciano battute sarcastiche, beffarde, provocanti e si comportano davanti alla morte in modo spregiudicato. I parenti è chiaro che diventano astiosi., isterici. Ci sono medici che ostentano, si atteggiano, si vantano, si mostrano egocentrici pure davanti alla morte. I malati si sentono soli e affranti, nessuno li consola. Negli ospedali si collezionano molti episodi sconcertanti.
Ci sono stati casi sconvolgenti di donne molestate dai medici e infermieri e di pazienti che dopo aver appreso senza peli sulla lingua della fine prossima magari per un tumore sono caduti preda della nera disperazione e si sono suicidati. Molti si sono tolti la vita dopo una orgia di parole aspre. I casi sono molteplici che passano sotto silenzio.
Si prova un istintivo disgusto per certi comportamenti insani. La comunicazione dovrebbe avere un sapore meno aspro, uno stampo meno malvagio. Invece si spiattella tutto quasi con cattiveria, con compiacimento, con una raggelante indifferenza che diventa cronica. Per fortuna i colpevoli di tante nefandezze avranno anche loro la loro condanna a morte perché la morte è uguale per tutti. Bisognerebbe mostrare un briciolo di umanità, infondere negli animi serenità e qualche volta pure speranza. L’educazione non costa nulla, non è complicata e contraddittoria. L’interazione con il paziente dovrebbe essere più naturale, più umana, più rispettosa. Il paziente non è un pupazzo silente, ma un uomo con i suoi pregi e difetti che va tutelato. I medici dovrebbero avere più apertura mentale e non essere aridi, aggressivi, ipocriti. Non si può snocciolare tutto davanti agli occhi atterriti di un paziente che magari sperava ancora. I contatti con il paziente dovrebbero essere più umani e attenti.
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