Discussione

ACCOMPAGNARE

Le chiese, le comunità parrocchiali, religiose, le sedi di partito, i campi sportivi sono notevoli punti di incontro e di aggregazione sociale specie nei paesi, nei borghi, nei quartieri periferici di grandi metropoli. Ognuno sceglie soggettivamente in base alle sue intime esigenze il luogo più adatto da frequentare nel tempo libero lontano dagli impegni di lavoro e di studio. Molte persone con vari disagi sociali, corporali, psichici, morali ama frequentare certi centri anche sociali e si ostinano a voler entrare in certe cerchie di persone. Certe esperienze spesso invece di procurare sollievo, gioia procurano solo rabbia o inquietudine ribollente e dolorosa. In alcuni contesti l’affetto, la stima non sono ricambiati. In certi ambienti selettivi non esiste pietà, commozione, rispetto. Spesso ci sono le buone intenzioni ma non sono suffragate da comportamenti intensamente affettuosi. La solidarietà esiste sulla carta, a parole, la pace, la riconciliazione sono parole vuote di senso. Molti handicappati in certi ambienti sono stati tormentati, derisi. A loro non si elargisce neanche un sorriso. Ragazzi raffinati, studiosi, si comportano in modo indelicato. In certi luoghi non si trasmette soave allegria ma solo leggiadra amarezza. Ci sono handicappati che frequentano abitualmente dei luoghi di ritrovo ma nessuno si propone di riaccompagnarli a casa con l’auto, pur avendo auto di lusso, nuove, moderne. Si mostrano eccessivamente premurosi a parole, ma poi vanno via dal gruppo senza salutare senza offrire un passaggio. Molti ragazzi si sono sentiti esclusi. La socievolezza esiste in teoria, in pratica si assiste a comportamenti deprecabili, sgradevoli, funesti. Ci si saluta, ci si abbraccia con effusioni mielose con delicatezza ma poi ognuno a casa propria. Interviene sempre il fattore livello sociale che agisce dietro le quinte in sordina. I ragazzi benestanti inconsciamente si sentono superiori. Inutile implorare la pietà. I sentimenti sono strumentalizzati. Il colmo è che si volta le spalle alle persone che hanno bisogno pur sbandierando con facilità la propria bontà d’animo. Tutto ciò è desolante. Alla fine la persona bisognosa abbandona il campo dolente. Non si presenta più agli appuntamenti. Gli aiuti concreti sono pochi, tutti hanno impegni e compiti assegnati. Tutti dicono di amare il volontariato, di essere disponibili ma poi si sottraggono e si giustificano con varie scuse. I bisognosi si ritirano in punta di piedi delicatamente spariscono di scena. In alcuni casi nessuno se ne accorge.