Discussione

MONDADORI

Leonardo Mondatori, nato a Milano nel 1946, si è laureato in filosofia, è divenuto presidente della Arnoldo Mondatori nel 1991 seguendo le orme di famiglia. Ha scritto un libro, avvalendosi della collaborazione del giornalista Vittorio Messori, dal titolo Conversione. Nel libro si descrivono le tappe salienti ed emblematiche della conversione al cattolicesimo dello stesso Leonardo. Una conversione che suona in certi ambienti come anacronistica. Infatti Leonardo è un uomo mondano, che ha ricevuto una educazione laica quasi anticlericale , con gusti e abitudini della borghesia milanese colta e raffinata. Leonardo è noto alle cronache mondane, è divorziato due volte. La sua vita non era certo cristiana né legata a una precisa visione di fede. I fallimenti familiari, un incontro inaspettato hanno mutato l’orientamento della sua anima un tempo legata solo alle apparenze e ai beni materiali, al lusso, alle firme , alle mode Nel suo mondo le obiezioni alla fede erano numerose e quindi il cammino è stato più difficile. L’esperienza stessa di vita, senza alcuna preparazione dogmatica, l’ha portato ad approdare alla fede, per lui non servono profonde conoscenze intellettuali, dogmi, gerarchie . Il suo è un credere senza appartenere a nessun gruppo specifico. Nel libro si sottolinea l’importanza della carità che non può essere declassata a filantropia e della fiducia e amicizia. Le formalità possono essere lasciate da parte. La fede fa riscoprire i propri limiti. il percorso di conversione è sempre complesso mai banale. Leonardo Mondadori si è aiutato con la lettura quotidiana delle scritture e dei vangeli, con la confessione e comunione. La fede gli ha concesso serenità, forza d’animo. Nella fede si è sentito accolto e amato non giudicato. I due divorzi gli hanno fatto comprendere che l’amore non è sensuale e mondano, l’amore è dono e sacrificio. Un giorno Leonardo si ritrova solo a Natale, con due divorzi alle spalle, con tre figli divisi, con la madre deceduta, con piccoli problemi economici e lavorativi, con amici falsi, con una instabilità emotiva e in sordina comincia il processo di riflessione che lo porta a guardare dentro di sé senza esaltazioni. La delusione è stata la prima molla. Per un cattolico la ricerca della santità inizia semplicemente con il proprio lavoro non con scelte eccentriche. L’umile impegno quotidiano è fondamentale. Poi un incontro per lui è stato decisivo. La frequentazione con l’opus dei ha accelerato il processo. Leonardo ha cominciato ad apprezzare persino le prediche dei sacerdoti che un tempo gli sembravano noiose. La messa non l’ha vista più come un obbligo di presenza. Si è lasciato andare alla fede sapendo che Dio è presente ovunque, anche in altre fedi, non è irraggiungibile. La fede è un dono che richiede umiltà. Ha scoperto che Cristo non è un guro, un missionario ma un uomo ordinario con la sua umanità. La fede è una gioia che nasce dalla sofferenza di mettersi a nudo, di mostrare i propri difetti. Leonardo ha scoperto di aver commesso errori convinto che fossero buone azioni come la maldicenza molto diffusa nei salotti mondani. Ha recuperato cosi il senso di responsabilità. Ha capito di essere cresciuto troppo viziato da una famiglia ricca e influente. Ha abbondonato poi il vizio di accusare gli altri dei propri errori scadendo nel vittimismo. Ha imparato a prendersi le croci della vita sulle proprie spalle senza delegare. In fondo il dolore non è uno scacco definitivo ma un modo per purificarsi, per sublimarsi. L’eutanasia non è una soluzione al dolore. Invece il mondo ci obbliga a nascondere la sofferenza sotto mille volti perfetti. Poi una malattia improvvisa gli ha fatto comprendere il senso del rispetto, della condivisione, della prova di fede. Anche un evento traumatico che ci accade ha un senso, serve a qualcosa. Il dolore annulla le differenze sociali e allontana la superbia, antico male sociale. La prospettiva della morte con la fede viene affrontata senza angoscia, in quanto è solo un passaggio verso la luce. La morte nella nostra società invece viene annullata, esorcizzata, e davanti a lei si fa finta di nulla come se non esistesse. La scoperta della dimensione invisibile crea tranquillità e certezze. La fede richiede formazione, un rimboccarsi le maniche. Le conseguenze della fede sono soprattutto morali. In fondo dio vede il cuore delle persone non le metropoli in cui si è costretto a vivere. La fede non è un utopia, una prigione. Lo spirito dei tempi ci obbliga a non avere fede, il processo di evangelizzazione diventa duro e impraticabile. Lo coscienze devono essere risvegliate, abituate alla umiltà alla rinuncia dopo essere state abituate al lusso e al benessere, alla indulgenza . Il cattolico deve avere coraggio e mostrare la propria fede che è verità e gioia. Ai figli bisogna insegnare la fede per consentire una continuità. La fede è anche rispetto dell’altro anche se l’altro ha dei difetti. Anche la castità, tanto bistrattata, ha il suo ruolo fecondo. Gli ambienti influenzano molto le scelte di vita e sentimentali a vantaggio di una mondanità assurda. Nei rapporti amorosi l’infelicità aumenta a causa delle infedeltà sempre assolte e giustificate. In verità molti rifiutano le sacre scritture senza averle mai lette. Anche il sesso è divenuto ai nostri giorni troppo ossessivo. I cattolici non devono stare appartati in un angolo ma agire con semplicità. La crisi delle vocazioni spinge a impegnarsi di più sul piano sociale e formativo. La virtù da coltivare è la sapienza non quella però dottrinale, i santi erano persone povere e semplici. Non si deve vivere una fede individualista. Leonardo difende il celibato perché i sacerdoti devono essere sempre disponibili. Il cattolico deve sviluppare le proprie potenzialità e non essere come tutti gli altri insensibile e cinico. L’esame di coscienza è sempre fondamentale. Le persone ricche devono mettere a disposizione la propria ricchezza e non essere egoiste. Non devono rinunciare alla ricchezza ma usarla al meglio. Tendere alla santità non significa rinunciare alla propria professione, al proprio patrimonio. Bisogna abbandonare pregiudizi, pettegolezzi, invidie, avarizie. I poveri non sono tutti buoni come i ricchi. Incrementare il patrimonio non deve essere una ossessione. Certe scelte sono buoniste solo in apparenza. Ognuno deve seguire la propria vocazione senza cupidigia di beni e onori. La cupidigia trasforma i paradisi terreni in inferno. Alla fine ci sarà un rendiconto dove ognuno dovrà dimostrare di aver fatto fruttare il proprio talento. Non bisogna essere solo contemplativi ma attivi. Nell’azione non si devono estromettere gli altri per tornaconto personale. L’essenziale è la vita eterna, la vita terrena è solo momentanea. La giustizia di dio travalica ogni cosa anche se c’è il libero arbitrio. Si può scegliere di dannarsi. Una buona parola può redimere, sciogliere cuori di ghiaccio. Il cristianesimo non è una ideologia ma una speranza.