IL CANTO Di GAIA
Oh figli della Terra
In questa leggenda
Di cose che nessuno ha mai visto,
Nei tempi dei tempi
La cui memoria si perde nel tempo,
Come un mantello avvolgente,
Il dolce canto d’una Madre
S’espandeva per tutta la vallata
E con la sua armonia
Toccava le corde più segrete dei cuori
Facendole vibrare,
Era un canto senza suoni e senza parole
Ma era la più bella di tutte le melodie,
Un dolce sorriso illuminava i suoi occhi
E di tutti i suoi figli si prendeva cura.
Allora gli umani l’amavano tanto,
I prati erano verdi e rigogliosi,
Il fiume brillava di notte
Eternamente immerso in una luce
Di alba, tramonto e chiarore di stelle.
Sulle ridenti rive delle acque,
Nelle notti di Luna Piena,
Ballavano tutti con passo di danza
Alla luce dell’aura
Che d’un bagliore d’oro
A quel tempo brillava,
Con passi agili
Seguendo il ritmo del tamburo,
Seguendo il ritmo del canto della Madre
Che stava sotto i loro piedi
Fino ad attendere all’alba il Padre Sole
Che con i suoi raggi tutto nutriva.
Ma poi gli umani si addentrarono in una contrada oscura
Cavalcando verso luci e suoni che li attraevano
E quando mangiarono la mela rossa del sonno
La melodia si spense.
Sprofondati in un sogno che sembrava bello,
Ammutoliti in un vapore offuscante,
Persero la vista,
Vagando in una nebbia di malinconia
Persero l’orientamento
E videro il mondo senza orizzonte,
Se stessi e tutti gli esseri incatenarono.
La Madre vide tutto,
Come pioggia
Lacrime di sangue scesero giù
Dai suoi occhi azzurri
E caddero su di loro,
“per amor tuo, così non sarai più tu”
“secondo la tua natura”
E così dicendo sparì.
La Madre cantò
Ma nessuno la sentì più,
Nei momenti più bui
Di rosso, di nero e di viola si tinsero i fiumi,
Gli gnomi, le fate, le ondine e le salamandre se ne andarono,
L’astro e la sua luce si oscurarono.
Ma all’improvviso
Sulla lontana riva qualcuno si alzò
Vedendo un raggio di Luna
Che incontrava una goccia di rugiada
E contemplandosi nell’acqua
Come in uno specchio che preannuncia il futuro
Vide la propria sorte,
Non era troppo tardi per salvare se stesso,
Con la speranza che illumina gli occhi,
Fissò in volto la Madre
E sentì levarsi l’antico canto.
Allora si ruppe l’incanto,
Sentì il suo cuore ruggire
E alzando gli occhi
Con lo sguardo tra sé e la Luna
Spezzò le proprie catene
E quelle degli altri esseri
Fino a mescolarsi con gli altri figli della Terra,
Da allora non colse più ne frutti ne fiori
Per soddisfare la presunzione.
Quando progresso e benessere voleranno a fianco
Da lontano si intravedrà un sogno …
La terra delle fate in questo mondo denso.
Guardiamo al futuro
Con gli occhi colmi di mistero.
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