Le emissioni di anidride carbonica, si prevede, non costituiranno più un ostacolo insormontabile, bensì si trasformeranno in un florido mercato dalle innumerevoli opportunità. Tale mercato potrà generare profitti considerevoli, stimati nell'ordine dei miliardi, offrendo dunque una fonte di guadagno per chi sarà in grado di cogliere le opportunità che ne derivano.
Oh, quale sorprendente rivelazione mi si è presentata! Tuttavia, non posso dir di esserne del tutto allibito, poiché in passato mi sono dedicato ad approfonditi esami della materia, scoprendo che non tutti i mali portano danni, e che alcuni individui hanno consapevolezza di questa verità: che un presunto assassino può trasformarsi in un salvatore. Questo corso degli eventi si fa sempre più manifesto di giorno in giorno. Tuttavia, ciò non impedisce l'impulso di un grande rinnovamento in nome della CO2, che deve essere portato a compimento. La CO2, un tempo considerata indispensabile per la vita, è stata marchiata come nemica della stessa vita, ma ora sta riacquistando la sua antica luminosità. La CO2 rappresenta la risorsa del futuro.
Il rapporto "Global Carbon Capture and Sequestration - Markets and Strategies: 2010-2030" delinea una pianificazione che si estende fino al 2030, prevedendo l'instaurarsi di una nuova economia che genererà guadagni colossali. Tuttavia, l'industria dell'anidride carbonica è già avviata da tempo ed è ampiamente diffusa in molti settori.
È stata disegnata una lunga tabella di marcia, attorno alla quale si potrebbe costruire un "nuovo mondo". Osservando il futuro imminente, l'impegno del G8 di "avviare una diffusione estesa della CCS entro il 2020" è realizzabile, ma richiederà un sforzo considerevole. Una maggiore urgenza da parte di tutte le parti interessate risulta essenziale per intraprendere i primi passi critici che questi progetti richiedono. Secondo la roadmap tecnologica CCS dell'AIE, entro il 2020 saranno necessari circa 100 progetti, 850 entro il 2030 e 3.400 entro il 2050. Nel 2008, il G8 ha consigliato che i governi, insieme al settore privato, dovrebbero affrontare il divario finanziario e i rischi dei primi progetti CCS, riconoscendo che i meccanismi di mercato da soli non sono sufficienti per una rapida diffusione delle CCS. La sensibilizzazione del pubblico risulta fondamentale per la diffusione della CCS.
Non ogni singola molecola di anidride carbonica rappresenta un pericolo per l'ambiente. Al contrario, potrebbe divenire una fonte inestimabile di energia in un futuro non troppo lontano. In tutto il mondo sono stati avviati 135 progetti per la cattura e lo stoccaggio di CO2, dei quali 38 si trovano in Europa, pari al 28% del totale. Il 43% dei programmi a livello mondiale si trova in uno stadio di sviluppo avanzato, mentre soltanto il 20% è in fase di attuazione. Questi dati sono contenuti all'interno dello studio "Proposal for a Zero Carbon technology roadmap", presentato da Eni in collaborazione con The European House - Ambrosetti.
La ricerca ha individuato una selezione di cento tecnologie chiave che si propone di elaborare una strategia sinergica e complementare di soluzioni mirate a raggiungere l'ambizioso obiettivo di contenere l'incremento termico entro la soglia degli 1,5 gradi, come preconizzato dall'Accordo di Parigi. Tale impresa richiede un'azione immediata che si concentra sull'affrontare le emissioni energetiche e non energetiche, poiché la maggioranza, ovvero il 72%, è prodotta dai combustibili fossili, mentre il rimanente 28% è dovuto alle emissioni non energetiche, segnalate nell'Unione Europea.
In particolare, l'utilizzo dell'elettricità derivante da fonti rinnovabili e l'impiego di impianti solari ed eolici possono contribuire del 43% alla mitigazione delle emissioni di carbonio, mentre la triade composta dalla cattura di CO2, dall'idrogeno verde e dalla bionergia, come ad esempio i biocarburanti prodotti presso lo stabilimento Eni a Gela, può incidere per il 29%.
Tuttavia, per raggiungere tali obiettivi, è indispensabile concentrarsi in particolare sulle attività industriali ad alto consumo energetico, definite come "hard to abate" (tra cui spiccano il settore cementiero, siderurgico e chimico), responsabili del 51% delle emissioni totali generate dai processi industriali. Inoltre, bisognerà anche affrontare il tema dei trasporti pesanti (tra cui veicoli commerciali, navi e aeromobili), in cui il consumo di carburanti fossili supera il 90%. Questa strategia, come dimostrato dalla ricerca, potrebbe fornire un contributo dell’81% alla decarbonizzazione del continente entro il 2050, generando un valore aggiunto di 2.700 miliardi di euro e creando circa 1,7 milioni di posti di lavoro.
In verità, non sarà sufficiente fare affidamento esclusivamente sulle fonti rinnovabili di energia, come l'energia solare ed eolica, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei. Secondo le parole del Presidente di Confindustria Energia e Direttore Generale Energy Evolution Eni, Giuseppe Ricci, sarà necessario elaborare una precisa traiettoria di decarbonizzazione, tenendo conto delle singole aree e dei settori, al fine di massimizzare l'efficacia ed efficienza di ogni intervento, gestendo con cura la transizione e coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Solo attraverso l'incentivazione della ricerca e dello sviluppo, la valorizzazione di tutte le tecnologie disponibili e il loro reale potenziale, potremo perseguire gli obiettivi ambiziosi del Fiftfor55, RepowerEU al 2030 e del Net Zero Carbon al 2050.
Tuttavia, tali obiettivi dovranno essere raggiunti a ogni costo. Secondo le ultime rilevazioni del Copernicus Climate Change Service (C3S), il programma di osservazione della Terra dell'UE, dedicato al monitoraggio del nostro pianeta e dell'ambiente, il 2022 ha registrato la più alta concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera degli ultimi due milioni di anni, con una media annuale di circa 417 parti per milione. Non sorprende, quindi, che l'anno appena trascorso abbia visto in Europa l'estate più calda di sempre, con una temperatura media superiore di 1,2 gradi rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900).
Il fondamento primario di questa riconversione si basa sull'inversione della prospettiva consueta: lo scarto, ritenuto in precedenza una sorta di "veleno" da smaltire, diviene invece una risorsa, un imperativo categorico per tutte le economie globali. Questo aspetto diventa ancora più rilevante, considerando che, come evidenziato dall'Agenzia Internazionale per l'Energia, nei prossimi 37 anni dobbiamo provvedere all'assorbimento e alla rimozione di oltre un miliardo di tonnellate di anidride carbonica annue.
Tra coloro che hanno anticipato la tecnologia di Carbon Capture figura l'Islanda, dove è stato costruito il più grande impianto al mondo per la cattura della CO2, denominato "Orca" (dalla parola islandese per "energia positiva"), sviluppato dall'azienda svizzera Climeworks. Grazie a questa tecnologia, che può aspirare fino a 4 mila tonnellate di anidride carbonica dall'aria, si prevede di catturare le emissioni e nasconderle in cavità sotterranee, rendendole riutilizzabili in sicurezza in diversi settori, come ad esempio la produzione di carburante pulito mescolando l'anidride carbonica con l'idrogeno. Questa tecnologia, inoltre, non rappresenta più una semplice utopia, come dimostrato dalla vendita dei primi crediti effettuata dall'azienda svizzera il 12 gennaio scorso, a testimonianza dell'interesse sempre crescente delle industrie nei confronti delle soluzioni di riduzione e conversione delle proprie emissioni.
In Norvegia sono stati investiti 1,85 miliardi di euro per catturare 0,4 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno da un cementificio. La Croazia, invece, ha destinato 658 milioni del proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per lo sviluppo di progetti innovativi di CCS, il sostegno alla produzione di biocarburanti avanzati e l'idrogeno rinnovabile. Inoltre, si segnalano altri progetti significativi in Germania, Spagna, Inghilterra, Grecia, Belgio, Olanda, Svezia, Finlandia e Danimarca.
Oltre oceano, persino gli Stati Uniti d'America hanno deciso di investire in maniera considerevole in questa tecnologia. All'inizio dell'anno, il presidente Joe Biden ha annunciato la Bipartisan Infrastructure Law, un piano dal valore di 3,7 miliardi di dollari volto a "purificare" l'atmosfera statunitense dall'anidride carbonica, che si basa proprio sulla tecnologia CCS (Carbon Capture Storage), volta al confinamento geologico della CO2 prodotta dalle combustioni per la produzione di energia elettrica da fonti fossili e nell'operatività di impianti industriali.
In Italia, la corsa alla tecnologia Carbon Capture è guidata dall'azienda Eni, che ha siglato una partnership con la Snam, la società che si occupa della rete di distribuzione del gas. Le due imprese si sono unite per realizzare la prima fase del progetto CCS Ravenna, che prevede la cattura di 25.000 tonnellate di anidride carbonica dalla centrale di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, in provincia di Ravenna. Una volta catturata, la CO2 verrà convogliata alla piattaforma di Porto Corsini Mare Ovest e iniettata nell'omonimo giacimento a gas esaurito. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha dichiarato che questo progetto rappresenta un esempio di eccellenza e mira a valorizzare le sinergie industriali per contribuire al percorso di decarbonizzazione del sistema produttivo italiano.
Nella Sicilia meridionale, Sasol Italy e Sonatrach Raffineria italiana hanno presentato il progetto "Hybla" presso lo stabilimento di Augusta, con l'obiettivo di realizzare un impianto all'avanguardia per la produzione di idrogeno e syngas a basso tenore di carbonio, in grado anche di catturare e riutilizzare la CO2, contribuendo così al processo di decarbonizzazione dei due siti, con una riduzione di emissioni di CO2 pari a circa 120.000 tonnellate all'anno. Questo progetto pioneristico potrebbe servire da modello per altre realtà, contribuendo alla creazione di una vera e propria Valle dell'idrogeno nella nostra Isola.
Toni Russo
FONTI E APPROFONDIMENTI
iea.blob.core.windows.net/assets/f66be09b-2692-4321-86e6-1ca4fcd0b1c2/ccs_g8.pdf
ourworld.unu.edu/en/co2-is-vital-asset-for-planets-future
wplgroup.com/aci/conferences/eu-cco1.asp
keith.seas.harvard.edu/papers/84.Stolaroff.AirCaptureGHGT-8.p.pdf
emrs-strasbourg.com/index.php?option=com_content&task=view&id=501&Itemid=174
theglobeandmail.com/report-on-business/industry-news/energy-and-resources/major-oil-sands-producer-is-going-green-as-in-algae/article11872699/
sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1003995309600992
nanotech-now.com/columns/?article=023
sciencedesk.wordpress.com/2008/05/21/il-pericolo-corre-sul-nanotubo/
theglobeandmail.com/report-on-business/industry-news/energy-and-resources/major-oil-sands-producer-is-going-green-as-in-algae/article11872699/
aerogel.org