Discussione

Ingerenze degli USA in politica estera

Ingerenze degli USA in politica estera

Il prossimo 16 settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Ingerenze degli USA in politica estera”. La giornata di studi organizzata dal sodalizio culturale reggino fa parte del palinsesto inerente alla “Guerra Russia Ucraina: il nuovo scenario globale e le conseguenze per l’Europa”. L’appuntamento “Ingerenze degli USA in politica estera”, sarà oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello ricercatore e presidente pro-tempore del Circolo Culturale “L’Agorà”. Gli Stati Uniti sono presenti quasi ovunque: non c’è angolo del globo dove non abbiano interessi e nel quale non cerchino di fare sentire la loro influenza. Le radici di questa “prassi” risalgono alla Dottrina Monroe del 1823. Questa dottrina fu presentata nel suo messaggio al Congresso del 2 dicembre 1823: in essa Monroe proclamò che le Americhe dovevano essere libere da future colonizzazioni europee, così come dovevano essere e libere dall'interferenza europea negli affari delle nazioni sovrane. “L’America agli americani” è il motto che sintetizza perfettamente la Dottrina Monroe, una strategia di politica internazionale e un'ideologia enunciata dal presidente statunitense James Monroe nel 1823 in un discorso al Congresso sullo stato dell'Unione. In origine aveva scopi difensivi, perché mirava a evitare che gli europei colonizzassero dei territori americani indipendenti, ma dalla fine dell’Ottocento è diventata lo strumento per giustificare gli interventi militari degli Stati Uniti nei Paesi dell’America Latina. Gli Stati Uniti dall’enunciazione della Dottrina Monroe nel 1823 in poi hanno interferito più di ogni altro Paese al mondo nelle dinamiche interne di molti stati americani, africani, asiatici ed europei: campagne di disinformazione, pressioni sul piano economico, finanziamenti occulti a beneficio di associazioni, partiti o singoli esponenti politici graditi a Washington, operazioni segrete (le cosiddette “covert operations” della CIA) e, quando il repertorio “morbido” non sortiva l’esito sperato, colpi di stato. Tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale sono stati numerosi i casi di intervento armato statunitensi in America Latina, considerato da Washington il proprio “cortile di casa”, per riprendere un’efficace espressione usata da Noam Chomsky: Panama, Honduras, Nicaragua, Messico, Haiti, Repubblica Dominicana. Le ingerenze degli Stati Uniti in politica estera hanno compreso azioni sia esplicite sia segrete volte a modificare, sostituire o preservare governi stranieri. Gli Stati Uniti hanno eseguito almeno 81 interventi noti, tra espliciti o sotto copertura, in politica internazionale durante il periodo 1946-2000. Successivamente alla seconda guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti ha organizzato operazioni per favorire cambi di regime, nel contesto della guerra fredda, per contendersi l'influenza e la leadership a livello globale con l'Unione Sovietica. Operazioni significative comprendono il colpo di Stato iraniano del 1953 (operazione Ajax) orchestrato da Stati Uniti e Regno Unito, l'invasione della baia dei Porci del 1961 contro Cuba, il favoreggiamento del genocidio indonesiano e il sostegno alla "guerra sporca" argentina, oltre all'area tradizionale delle operazioni degli Stati Uniti, quali l'America centrale e i Caraibi. Inoltre, gli Stati Uniti hanno interferito nelle elezioni nazionali di molti paesi, tra cui il Giappone negli anni '50 e '60 per mantenere al potere il Partito Liberal Democratico di centro-destra utilizzando fondi segreti, nelle Filippine organizzando la campagna per la presidenza di Ramón Magsaysay nel 1953, in Libano per aiutare i partiti cristiani nelle elezioni del 1957 usando finanziamenti segreti, in Italia per favorire la Democrazia Cristiana in funzione anticomunista durante le elezioni politiche del 1948.Verso la fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti nel 1945 ratificarono la Carta delle Nazioni Unite, la quale vincolava legalmente il governo degli Stati Uniti alle disposizioni della carta, compreso l'articolo 2 (paragrafo 4), che proibisce la minaccia o l'uso della forza nelle relazioni internazionali, tranne in circostanze molto limitate, pertanto qualsiasi rivendicazione legale avanzata per giustificare il cambio di regime da parte di una potenza straniera comporta un onere particolarmente pesante. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello, ricercatore e presidente pro-tempore del Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 16 settembre.