Con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Verona, e la collaborazione con la storica casa editrice “Dellisanti”, il Circolo Culturale “L’Agorà”, organizza una giornata di studi sul tema “1924-2024: nel centenario della nascita di Walter Chiari”. Dopo i saluti istituzionali, seguiranno gli interventi del giornalista Antonio Dellisanti, direttore della omonima casa editrice. Di seguito, l’intervento del critico cinematografico Domenico Palattella, autore di “Walter Chiari 100 e … lode”. Concluderà la giornata di studi su Walter Chiari, il Vicepresidente del Circolo Culturale “L’Agorà”, Antonino Megali, che ne delineerà le doti umane ed artistiche. Walter Michele Armando Annicchiarico nacque l'8 marzo 1924 a Verona, terzogenito (prima di lui Osvaldo e Ada, e poi il minore Benito), da genitori pugliesi emigrati al Nord da Andria. Il padre Carmelo Annicchiarico era un funzionario di Pubblica Sicurezza originario di Grottaglie, la madre Enza (Vincenza) Tedesco, cui Walter fu sempre legatissimo, era maestra elementare. Attore, autore, regista, talent scout, Walter fu soprattutto il primo comico 'globale' dell’Italia moderna, abbandonando il retaggio dialettale, localistico, e l'aspetto buffonesco per innovare il modo di far ridere. Attore, comico, cabarettista, conduttore televisivo fu uno dei volti più noti della commedia all'italiana, nonché un grande mattatore sul piccolo schermo, un pioniere del varietà televisivo anni Sessanta. Ha interpretato fatto 112 film, ma il cinema italiano non lo ha mai veramente adottato nonostante l’esordio già nel 1946 (Vanità di Giorgio Pastina), la chiamata di Luchino Visconti (Bellissima, 1951) il successo personale con Alessandro Blasetti (Io, io, io e... gli altri, 1966). In teatro è stato mattatore della commedia musicale e del teatro di rivista. Incredibili i suoi successi tra Buonanotte Bettina, Il gufo e la gattina, Un mandarino per Teo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. È stato u carismatico attore di prosa: da La strana coppia, con Renato Rascel, nel 1966 a Finale di partita di Samuel Beckett, vent’anni dopo. Deve il suo successo soprattutto alla tivù di cui è protagonista in modo stabile fin dal 1958 quando appare insieme a Carlo Campanini, con il suo cavallo di battaglia, Il Sarchiapone, in cui ogni volta ripropone con aggiunte, modifiche, invenzioni in un flusso continuo di improvvisazione. Da allora e per oltre dieci anni è un geniale mattatore e sperimentatore tra Studio Uno, con il regista Antonello Falqui, Canzonissima, con Mina e Paolo Panelli, fino a Speciale per voi. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 15 maggio.
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