Tahar Ben Jelloun famoso scrittore nel 1998 ha pubblicato la prima edizione di un libro dal titolo il razzismo spiegato a mia figlia che ha avuto molti edizioni successive dato il successo. Infatti il fenomeno del razzismo si è aggravato con l’aumento della immigrazione, con le guerre, con i problemi economici e sociali. Purtroppo il razzismo si è banalizzato e non fa più scandalo. Nel romanzo sono elencati nel dettaglio i numerosi esempi di intolleranza e i fatti di cronaca accaduti nelle varie città europee e non. Atti di razzismo che sono sfociati nella violenza più becera. Si risponde sempre con la violenza agli insulti e alle discriminazioni. L’immigrato è visto come il diverso, l’intruso, l’usurpatore di posti di lavoro, e nessuno si mette nei suoi panni. Sono poche le persone intelligenti, pazienti, sagge e tolleranti che comprendono. I più colpiti sono i bambini di seconda generazione che sono nati lontano dalla patria di origine, sono smarriti, colpiti, delusi, non riescono ad integrarsi a scuola. La scuola dovrebbe essere la prima palestra per educare alla tolleranza e combattere la discriminazione razziale e sociale, l’autore ricorda che ci sono pure poveri che vengono allontanati e esiliati. Le guerre alimentano il razzismo. Ci vorrebbe una giustizia e una pedagogia finalizzata al superamento delle differenze senza slogan e ideologie di partito. Le generalizzazioni non servono. Le differenze non vanno cancellate ma integrate. I popoli possono mantenere la loro identità culturale. La paura del diverso nasce dalla ignoranza, dalla paura di perdere posizioni. Ci sono stati persino giocatori di colore maltrattati e insultati. Solo i ricchi sceicchi arabi sono accolti a braccia aperte in occidente per via della loro ricchezza economica.
Intanto gli stranieri sono condannati a fare lavori umili, sono sfruttati nella indifferenza generale. Certo lo scrittore ammette che gli stranieri non devono delinquere e devono rispettare le leggi del paese ospitante. C’è anche una altra forma di razzismo quello contro gli obesi, i poveri ecc. spesso il razzismo è alimentato da campagne elettorali feroci come è accaduto in molti stati. Molti paesi non ricordano più di essere stati pure loro degli immigrati. Molte economie si basano invece sul lavoro degli immigrati. La scuola deve preparare alla comprensione e alla accoglienza, alla condivisione . Ci sono stati pure stranieri a mostrarsi intolleranti verso gli europei perché il razzismo ha anche il suo rovescio e molte sfaccettature senza sapere che ogni razza, persona, gruppo etnico ha le stesse preoccupazioni e gli stessi problemi di vario tipo. In molti paesi si sono sperimentate le classi differenziali ma con scarso risultato e aumento delle discriminazioni razziali e religiose. Si sono creati dei ghetti, la parola ghetto si riferisce proprio a una isola di Venezia dove nel 1516 furono mandati degli ebrei e gente di altra nazionalità. Spesso sono anche le persone colte e istruite a discriminare perché non hanno avuto una solida educazione. Le famiglie dovrebbero aiutare a correggere comportamenti razzisti. Tuttavia in tema razzismo nessuno ammette, stati compresi, di aver sbagliato.
Bisogna iniziare con dare l’esempio e controllare le parole che vengono dette. La lotta al razzismo è anche un lavoro sul linguaggio. La mescolanza di razze può e deve essere un arricchimento. Bisogna avere il coraggio di indignarsi di fronte ad atti razzisti e non essere indifferenti.
Il tema del razzismo è un argomento che interessa per fortuna molto i giovani e li agita anche se loro amano avere amici differenti. I genitori dovrebbero controllare i figli che hanno comportamenti razzisti e usano frasi offensive verso gli stranieri. Molti giovani stranieri sono stati perseguitati, oggetto di insulti e molti hanno addirittura cambiato nome e cercato di adeguarsi. Ci sono vari tipi di razzismo quello verso gli obesi, i poveri, gli anziani, gli abitanti del sud, dell’est, verso gli handicappati che sembrano disturbino psicologicamente perché ricorda la fragilità umana ecc. Nelle scuole spesso si abbandona il dialogo e si lascia gli stranieri in balia delle onde che alla fine sono costretti a lasciare la scuola e senza istruzione il loro avvenire è limitato. Bisogna cambiare mentalità. Anche il giornalismo potrebbe fare di più per favorire la assimilazione che implica non la cancellazione delle differenze ma la sua tolleranza. Anche i paesi di origine hanno la loro parte di responsabilità. A tutt’oggi però gli immigrati vivono nelle periferie, sono disoccupati, vivono nelle case popolari e forniscono manovalanza alla criminalità. Gli immigrati si raggruppano fra loro perché non si sentono amati. C’è bisogno di gente preparata, cosciente di politiche forti per sconfiggere questa piaga e di un sistema che divida politica e religione, . L’odio sembra diventato l’unico modo di comunicare. C’è necessità di una politica comune di integrazione perché non ci si integra da soli. E’ errata la politicizzazione della religione che porta al terrorismo. Occorre un programma educativo comune fatto di scambi che metta da parte i nazionalismi deleteri. La vita è fatta di mutamenti.
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