Nel gergo dei tossicodipendenti essere a ruota significa avere una profonda crisi di astinenza , si tratta di un modo di dire molto diffuso. In quel frangente lo sguardo diventa torvo, le mani tremano, la fronte suda e l’unica soluzione, l’unico compito è quello di cercare un'altra dose in attesa poi di una altra eventuale crisi magari più disastrosa. Senza quella dose ci si sente perduti, aggrediti alle spalle, si vive sui carboni ardenti. Si cerca disperati, accecati. Il soggetto a ruota non vede nulla, la bellezza del paesaggio, non sente il calore di una carezza. C’è solo il suo bisogno impellente, urgente che non ammette ritardi o repliche. Il soggetto deve fidarsi di chi gli procura la dose. Tutto diventa una ossessione spietata, grossolana, malefica. Il soggetto è irritabile, instabile. Spesso si arriva a rubare per avere i soldi necessari con audacia incredibile. Senza la dose si perde completamente il controllo. Il tossico non ha fame di affetto ma solo di dosi, di soldi. La sostanza domina la vita, la plasma secondo i suoi ritmi. Il soggetto è totalmente sottomesso al suo vizio segreto. Per lui non conta la stima degli altri. La sicurezza è data dalla droga.
Nella nostra vita quotidiana accade la stessa cosa , ci sono molte dimostrazioni in tal senso. Non si possono criticare i tossicodipendenti. Anche noi ci riprendiamo solo quando acquistiamo quello che ci piace. Ci pieghiamo in due, finiamo a ruota quando ci mancano delle marche, certi prodotti. Non accettiamo marche affini, vogliamo un certo prodotto e spesso ci viene l’idea di cercarlo anche lontano. Certi marchi ci fanno onore, ci mettono in risalto agli occhi degli altri. Valiamo solo perché possediamo. Si accende la spia rossa, siamo in pericolo quando ci manca il nostro profumo di marca. Non sappiamo uscire senza profumo, senza quel profumo. Sulle spalle abbiamo il peso dei molti acquisti da fare, affrettiamo il passo per raggiungere l’obiettivo. Moriamo dalla voglia di avere la nuova collezione di un certo stilista. Facciamo file per avere l’amato bene. Ci sentiamo mancare l’aria quando vediamo che il nostro rossetto, il nostro dopobarba è finito e sul momento non è disponibile. Siamo presi dal panico quando vediamo che certi capi di abbigliamento della nostra traglia sono stati tutti venduti. Con fredda determinazione compriamo, cerchiamo come cani da caccia. Inseguiamo i nuovi modelli di cellulare, passiamo in rassegna i nuovi modelli. Guardiamo con timore reverenziale le vetrine delle nuove collezioni. Sospiriamo quando non possiamo permetterci alcune cose. Invidiamo chi possiede certe cose. Mostriamo simpatia per chi adora le nostre stesse marche. Ogni volta in modo implacabile finiamo a ruota, abbiamo dimenticato di comprare alcune cose, ci mancano certe firme, certi coralli, certe perle, certi oggetti. Siamo costantemente alla ricerca di appagamento. Un appagamento che resta sempre incompiuto. Finito il gelato, il rossetto, il profumo dobbiamo correre a comprare di nuovo. Ci torciamo le mani se non troviamo quello che desideriamo. Siamo sempre a corto. Con coraggio ci avventuriamo in compere selvagge senza criterio. Aspettiamo una eredità, un aumento solo per comprare in modo compulsivo. Ci riempiamo casa di borselli, borse, soprammobili, oggetti che finiscono ricoperti di polvere, il cui uso è solo supposto. Riceviamo regali che non ci piacciono che ricicliamo. Siamo in difficoltà davanti all’assenza di certi oggetti. La nostras mente chiede sempre, un nuovo paio di scarpe, una nuova auto. Tratteniamo il respiro quando abbiamo quello che desideriamo. Certi oggetti non ci tradiscono mai, per noi sono essenziali, non possiamo ignorali. Siamo malati di nostalgia per certi oggetti. Il nostro imperativo categorico è fare shopping in ogni ora del giorno e della notte, con forza. Non siamo mai critici verso ciò che compriamo. Gli oggetti spesso rimangono inerti sugli scaffali o subiscono una trasformazione del loro uso. Chi interferisce nei nostri acquisti è visto come un importuno. Non ci interroghiamo mai su queste nostre manie. Non pensiamo alle conseguenze dei nostri atti, case piene di oggetti, indumenti. Siamo inquieti se non mettiamo le mani su oggetti tecnologici, su oggetti ampiamente pubblicizzati. Andiamo solo in certi alberghi con certe stelle e non mutiamo mai, nel caso di cambiamenti repentini per forza maggiore siamo in collera. Non possiamo rischiare. Esitiamo davanti a certe scelte. Ci sono però oggetti che sono i nostri preferiti e non possono essere sostituiti. Li trattiamo con devozione meglio dei nostri familiari. Se ci rubano qualcosa finiamo a ruota e cerchiamo oggetti uguali o equivalenti da ricomprare. Accusiamo i familiari di averci sottratto degli oggetti, dei libri. Intanto in casa si sente l’odore della polvere accumulata. Siamo risoluti, decisi sono per fare acquisti in altri contesti siamo lenti, indecisi. La vita va avanti cosi a dispetto della dignità perduta. Questa ansia di accumulo ci porta a stare sempre a ruota. Nessuno sa o capisce che la serenità interiore è il massimo della felicità non il possesso di cose, o addirittura persone.
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