A tutti capita di fare degli sbagli più o meno clamorosi, di commettere errori fatali, di avere delle sviste, degli abbagli. Non sempre una persona riesce ad essere corretta. Al lavoro presi dalla foga di un nuovo progetto si possono fare degli errori anche di valutazione. Non sempre si riesce ad essere lungimiranti, attenti.
Ci sono persone che come noi commettono errori, ma non sono guardati con curiosità ma per molti è un capitolo chiuso. Sono trattati con indulgenza, con la volontà di perdonarli, di scusarli. Tutti parenti e amici, conoscenti hanno interesse a giustificare, coprire, proteggere. Gli errori di molti sono accolti con un vago sorriso. Se noi commettiamo gli stessi errori siamo guardati con freddezza, rimproverati. Tutti hanno la tendenza a mostrarsi con noi ostili. Ci guardano con aria truce. Gli stessi errori con noi sono evidenziati, sottolineati con altri messi sotto silenzio. I colpevoli degli stessi errori sono guardati con rispetto, con occhi trasognati. Noi siamo i malvagi, i colpevoli che meritano un rimprovero, un castigo, che meritano domande spinose, commenti scomposti. Su di noi poi circolano voci, i nostri errori sono raccontati, ingigantiti. Siamo oggetto di sfuriate, di maltrattamenti. Noi terrorizzati tratteniamo il fiato, con fare affettuoso ci raccomandiamo e giuriamo di non farlo più. Ci innervosiamo quando altri colleghi, altri cugini fanno gli stessi errori o forse peggiori e nessuno li riprende, anzi alcuni considerano il loro operato saggio. Per loro non ci sono commenti severi, riprovazioni, respingimenti, potenti parole di biasimo. Con noi nessuno è più cordiale, ci mettono alla berlina, all’angolo con atteggiamento austero. Siamo rei da trattare con riserbo e distacco. Facciamo fatica ad essere stimati per quello che siamo. Righiamo diritto dopo l’errore ma nessuno ci incoraggia, ci loda. Con noi nessuna pietà. Nessuno apprezza la nostra onestà e franchezza, le nostre confessioni. Nessuno ci considera più affidabile. Ci processano, ci accusano di essere vulnerabili. Alcuni ci accusano di essere troppo seri o troppo idioti. La solitudine ci avvolge. Nessuno mostra affetto e comprensione. Siamo circondati da persone ostili o indifferenti. Siamo scossi perché gli altri che sono caduti negli stessi errori sono stimati persino osannati. Ci sentiamo sfortunati, il destino crudele rema contro. Gente che si comporta male come noi è giustificata, amata. Persone irrequiete, all’opposto di noi sono ben viste. Poi siamo inclini a credere che tutto dipende dal carro dove siamo collocati. I colleghi raccomandati, i parenti ruffiani sono quelli più apprezzati perché facili al compromesso. Le nostre attrattive sono solo effimeri pregi. Restiamo ingabbiati nel nostro ruolo subalterno senza essere insolenti. In fondo non abbiamo abusato in scorrettezze. Continuiamo a seguire le regole sociali esistenti in silenzio senza destare curiosità. Gli altri non ammetteranno mai le loro colpe.
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