Il dodici ottobre la chiesa ricorda S. Serafino morto ad Ascoli Piceno proprio in questa data nel 1604.
Serafino era di umile origini, proveniente da una famiglia molto povera. Sulla sua data di nascita si hanno dei dubbi, probabilmente, secondo alcuni storici e studiosi, era nato nel 1540. Il nome di battesimo era Felice. All’inizio nella infanzia e nella adolescenza aveva fatto il custode di greggi e il pastore.
Poi da giovane era andato con il fratello a lavorare nel cantiere di una fabbrica. Qui si era interessato alle storie sacre che la figlia colta del proprietario e padrone della azienda leggeva ad alta voce durante le pause e nel pomeriggio.
Subito dopo decise di entrare in convento. Il primo che lo ospitò fu quello di Tolentino. Entrò come frate laico cappuccino. Il suo noviziato si compì a Jesi. Passò per molti conventi marchigiani.
Alla fine si stabilì ad Ascoli Piceno dove fu frate questuante. La popolazione locale si affezionò talmente a lui tanto da impedire un suo ulteriore trasferimento. Come tutti i santi aveva il dono di vedere tutti i moti dell’animo della gente al pari di altri santi come padre Pio. Sapeva dare anche saggi consigli e molti si rivolgevano a lui sapendolo assennato e generoso. Considerava il rosario la vera arma contro il male. Morì in odore di santità e fu sepolto nella chiesa convento dei frati cappuccini di Ascoli.
Fu proclamato beato nel settecento. La sua canonizzazione per opera di papa Clemente XIII avvenne il 16 luglio 1767.
Su di lui sono state scritte varie opere. Un tempo la strada della santità era lunga e quasi nessuno era dichiarato santo subito.
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