Spesso rimaniamo schiacciati dagli eventi e ci abbattiamo. Il dolore atroce si insinua sornione fra le pieghe del nostro intimo essere. Il cruccio di dilania. Il dolore insensato ci avvolge. Tutto si svolge rapido sotto i nostri occhi allibiti. Rimaniamo con la bocca amara. Ci è capitato di avere un familiare in fin di vita, magari malato da tempo di tumore, o di altro male incurabile. Nel letto di ospedale abbiamo visto il nostro familiare lottare inutilmente contro la malattia. Abbiamo lottato con lui nella speranza che il male si ritirasse. Certamente avremmo gradito la presenza costante di qualcuno al nostro fianco magari parente o amico, specie se non si hanno sorelle o fratelli e si è figli unici. Invece il distacco con alcuni parenti si è accentuato. Molti si sono ritirati, isolati nel loro mondo fatto di gite, viaggi, divertimenti. Ognuno ha continuato la propria vita come nulla fosse. Si sono limitati a fare qualche telefonata, una visita di cortesia in settimana mai nei week end, tutti densi di impegni mondani, di feste, cerimonie, convegni. Molti hanno fatto la loro unica comparsa, hanno parlato in tono evasivo non consolatorio e poi si sono dileguati. Nessuno sguardo benevolo. Alcuni hanno insinuato che il tumore poteva essere ereditario e ci avrebbe colpiti prima o poi in quanto figli, nipoti ecc. . Altri si sono mostrati indifferenti o hanno fatto una visita solo per ostentare gioielli e preziosi. Alcuni hanno fatto solo dei pettegolezzi di vario tipo magari sull’abbigliamento del malato e dei suoi figli. Altri senza cuore davanti al malato quasi esamine con il respiro affannoso hanno raccontato per filo e per segno i loro lauti banchetti al ristorante descrivendo succulente pietanze. Altri hanno raccontato di gite al lago, di viaggi all’estero senza elargire una parola di affetto. Molti non si sono presentati in occasione di feste e ponti, lasciando i familiari stretti da soli come in esilio. Molti hanno trascorso il natale soli senza nessun parente stretto, solo con il coniuge. Nessuno con cui condividere il dolore. Ci sono poi stati quelli che chiamati al momento della agonia hanno sbuffato per essere stati importunati quando avevano giurato di non volersi perdere la dipartita. Altri hanno sbuffato per essere stati chiamati visto che avevano molti appuntamenti allettanti e non potevano fare un torto a chi li aveva gentilmente invitati. Alcune parenti donne hanno accampato delle scuse dicendo che dovevano andare con i loro pargoli, assecondare gli impegni dei figli ossia palestre, riunioni, ecc.
Altri parenti si sono permessi di indagare massicciamente sulle questioni economiche di famiglia con fare incalzante e invadente senza un minimo di pudore e di commozione, con tono poco bonario. Ci sono poi quelli che hanno criticato persino la scelta del luogo di cura con foga insistente. In certi contesti i commenti sgradevoli non si addicono. Ci sono poi stati quelli che hanno parlato alle spalle con inganno come se la morte di una persona fosse un gioco visto al pc. Ci sono stati quelli che hanno considerato i figli piangenti o nipoti degli idioti perché gli uomini veri si risparmiano le lacrime. In certi momenti ci sono state critiche e vessazioni. Molti si sono presentati controvoglia, hanno aspettato. I familiari si sono visti abbandonati.
Ci sono poi stati quelli che ai figli di un malato di tumore hanno detto in modo brusco e insinuante che ormai erano affari loro, che erano fino allora stati bene ma che ora iniziava il loro calvario senza offrirsi di aiutare anzi dopo sono spariti come inseguiti da un leone. Ci sono stati dei parenti che alle esequie hanno fatto commenti terribili e poi pure dopo il funerale.
Molte persone hanno capito che il lutto va elaborato da soli nelle quattro mura di casa e in una circostanza simile meglio non chiamare i parenti. Certi atteggiamenti comunque lasciano senza parola.
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