Alcuni luoghi di lavoro emanano solitudine e disagio. Ci sono posti di lavoro dove ci sono migliaia di dipendenti ma ciascuno alla fine è solo. la solitudine è la vera protagonista indiscussa di uffici, ospedali, case di cura, negozi, commerci, aziende ecc. Una solitudine accentuata da nuovi e devianti provvedimenti amministrativi. In alcuni uffici i dirigenti hanno provveduto a installare corsi formativi online che possono essere svolti singolarmente in una piattaforma separata creata ad hoc. In alcune sedi, fabbriche i cartellini di accesso al luogo di lavoro sono registrati online in un programma apposito di acquisizione presenze. Ogni luogo si attiene alla moderna tecnologia che consente varie tipologie di approccio informatico. Tutto è controllato, codificato, tutto è registrato sul web. I computer hanno sostituito la voce umana. Vecchie modalità, vecchie tradizioni sono state soppiantate. Tutti sono globalmente connessi. Le leggi della tecnologia sono implacabili e bisogna per forza seguire i suoi dettami. Una forza occulta rema contro la solidarietà fra colleghi. Tutti timbrano il cartellino online e nessuno incontra l’altro. Tutti attingono al web e hanno accesso ai veri programmi in solitudine. Alcuni lavori sono ammantati di un inquietante silenzio. I rapporti fra colleghi sono ridotti all’osso. I nuovi assunti, giovani rampanti e vivaci, pieni di energia, fanno leva sulle sole loro risorse e non guardano in faccia a nessuno, nemmeno salutano le vecchie guardie. Si incontrano in ascensore e non abbozzano neppure un sorriso di circostanza. Hanno una certa padronanza, arroganza, un potere onnipotente visto che sono giovani. In loro risiede la competenza e la saggezza. Solo i loro titoli di studio compiono prodigi quelli degli altri, degli anziani non contano, sono carta straccia da buttare al macero. Molti lavorano da soli e se hanno compiti gravosi non possono chiedere la collaborazione di nessuno, gli incontri sono sporadici, limitati. Alcuni sono talmente abituati alla solitudine lavorativa che sono in apprensione quando devono vedere qualcuno. La solitudine campeggia in ogni situazione senza via di uscita. Molti scelgono di andare in pensione senza fare un rinfresco di addio come era in uso. Se incontrati dopo la pensione in qualche posto non vengono incontro per salutare fanno finta di non vedere. Si sentono liberi di respingere l’ex collega ignorandolo. Sovente si cambia strada per evitare noie, discorsi inutili. Molti colleghi sono sfuggenti, solitari, passivi. Ogni causa certo produce il suo effetto. Bisogna dire che a monte c’è il problema che i rapporti fra colleghi non sono mai stati idilliaci. Alcuni amano esaltarsi, vantarsi o offendere l’altro. La competizione sfrenata a distrutto molte amicizie nate in ambito lavorativo. Sembra che sia impossibile avere amici sul lavoro. Se poi una persona specializzata aumenta di livello viene guardata con rabbia dagli altri colleghi che gli tolgono persino il saluto. Nel lavoro si hanno le mani legate. Nel lavoro si nutrono solo sentimenti negativi. Si va a lavorare in uno stato comatoso di trance e non si vede l’ora di finire il turno per tornare a casa. Al lavoro ci si sente sotto pressione, annullati, schedati, messi da parte, isolati. Molti auspicano l’arrivo della pensione, sbocco immediato per la fine dell’incubo quotidiano. Molti hanno problemi con dirigenti, ausiliari ecc. molti per problemi sul lavoro sono finiti in terapia. Alla fine forse è meglio non parlare per non risvegliare rabbie e rancori. Alcuni pensano che parlare con i colleghi sia tempo perso. Spesso alcuni temono pure di rivolgersi alla amministrazione visto che spesso sono stati maltrattati. Ogni ufficio è chiuso in se stesso, ogni dipartimento si chiude ermeticamente agli altri. Ci sono dei dipartimenti che ignorano le attività degli altri. Non ci sono comunicazioni, rievocazioni.
Il risultato immediato è questa estrema solitudine che attende al varco ogni lavoratore che alla fine non vuole mai prolungare l’orario di lavoro e la fine del rapporto di lavoro. L’attesa è quella della fine del turno, della pensione auspicata e sognata quasi tutte le notti. Si vuole disporre del proprio tempo libero lontano da circostanze al veleno. Ogni lavoratore si porta addosso inconsapevolmente il profumo sottile, evanescente della solitudine che sollecita le narici e che incrementa l’ansia. L’intesa sul lavoro, la solidarietà, sono perle rare, solo incidenti di percorso. Predomina incontrastata la regina solitudine che miete le sue vittime malate di nostalgia.
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