Steven Galloway è uno scrittore canadese nato il 13 luglio 1975. Ha insegnato scrittura creativa nella università Columbia. Il suo terzo romanzo è il più famoso ed è stato tradotto in più di trenta paesi. Il titolo è il violoncellista di Sarajevo. Nell’assedio di Sarajevo negli anni novanta un violoncellista dell’orchestra cittadina decide di onorare le vittime di una strage compiuta all’improvviso nel mercato cittadino suonando un Adagio vestito con il frac per delle sere consecutive uguali al numero delle persone morte in fila per il pane. Il musicista suina nel luogo esatto dove è avvenuta la mattanza. La musica sembra sopravvivere alla distruzione, dato che l’arte è universale e non conosce violenza e può trionfare sull’odio e sul male. Suonare è un atto di liberazione. Gli altri personaggi della storia sono tutti legati a filo doppio con gli eventi della guerra. Una donna, tiratrice scelta, viene ingaggiata per difendere il violoncellista dagli attacchi dei cecchini al fronte.
Nel romanzo, pluripremiato, appaino in evidenza tutte le contraddizioni delle guerre. In guerra si dimentica di essere umani anche se fra il popolo scatta uno strano meccanismo di solidarietà per cui si aiuta pure le persone scomode e antipatiche. Le guerre hanno tutte le stesse caratteristiche: la propaganda politica insistente, la casualità della morte, le uccisioni di massa, la fine delle speranze dei bambini, le intolleranze razziali, l’impotenza e la paura, le umiliazioni e lamentele, la ferocia senza motivo, la mancanza di cibo e di acqua e la difficoltà di procurarsi il sostentamento, gli isolamenti e le prigionie, le diserzioni, i pericoli, i ricordi dolorosi di un passato sereno, gli edifici e i mercati distrutti, l’aumento dei prezzi, il mercato nero, il benessere assoluto dei capi, gli approfittatori che fanno i soldi, la perdita della moralità, i divieti, le uccisioni di innocenti e di animali, gli agguati, la crisi economica, i rifugi, l’assenza di medicinali, la vendita di medicinali scaduti, le persone che fuggono, i potenti che decidono, i campi di sterminio, la solitudine dei cittadini, la mancanza di punti di riferimento, la desertificazione delle città, l’assenza di pietà, la voglia di fermare la guerra, le trappole mortali, la comparsa del sentimento di odio, la distruzione dei centri di cultura, l’incapacità di salvare, l’abbruttimento delle persone, le divisioni e i contrasti, le mancanze di rispetto, l’indifferenza, le finzioni, le speculazioni, l’illegalità, il senso di supremazia del potere, i mercenari, le armi sofisticate, le differenze sociali, la mancanza di soccorsi, l’istinto di sopravvivenza, la mancanza di senso civico, l’assenza di prospettive, le chiusure, le diffidenze, il senso di inutilità, i rumori assordanti, le tregue, gli scopi personali, i piccoli miracoli, i ritrovamenti, il terrore dei bambini, i superstiti, le protezioni, le resistenze, la mancanza di scelte, le abitudini al male, l’assenza di dialogo e di contatti, il sapore amaro della sconfitta, le sorprese, le notizie false, i genocidi e i crimini passati sotto silenzio . I protagonisti per difendersi dalla morte si fanno sfuggire la vita, costretti a odiare senza volerlo.
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