Per anni sono stati sbandierati i concetti di uguaglianza, equità, tolleranza, partecipazione. In apparenza si sostiene che tutti sono uguali specie i bambini, poi ci rendiamo conto che certi marmocchi valgono più di altri e sono messi in evidenza, su un piatto d’argento. Esiste una tendenza maligna a favorire certe individualità. In certi contesti la gente del popolo è esclusa, non ha peso, non ha valore pur non avendo fatto nulla e pur avendo le carte in regola. A livello locale troviamo molte incomprensioni, molti favoritismi. Il volgo non ha mai voci in capitolo, e i piccoli nati in ambienti poveri non hanno nessun valore, non fanno testo, non hanno incarichi, non hanno ruoli. Ci avvediamo che ci sono ingiustizie, discriminazioni più o meno evidenti. Alcune discriminazioni sono sottotraccia. In certi paesi dove si svolgono delle tombole natalizie o per la festa del patrono il bimbo che tira su i numeri non è uno sconosciuto preso a caso, magari è il nipote dell’assessore, il figlio del farmacista del paese, il cugino di un noto politico della zona. Di solito nessuno reagisce ma i bambini messi in luce crescono con la presunzione di essere personaggi importanti. Ovunque compaiono i soliti noti, i soliti cognomi che ottengono la approvazione entusiastica del potere. I poveri, i piccoli poveri sono brutalmente esclusi. Anche nelle scuole a portare i fiori alla preside per una festività sono i soliti volti noti, i soliti bimbi protetti, figli di certe famiglie in vista. La scelta cade sempre verso un certo pubblico. I bimbi poveri diventano degli invisibili, dei disadattati e devono faticare per ottenere una giusta ricompensa ai propri sforzi. I bimbi poveri sono giudicati con severità, estromessi perché non hanno certe cose materiali. Le storie si ripetono analoghe , bimbi che non vogliono giocare con i loro coetanei poveri perché non hanno questo o quel giocattolo di moda. Molti bimbi poveri derisi crescono ribelli e quindi inclini alla rivolta, alla protesta. La società impone le sue regole, prende le sue posizioni, le sue distanze dal mondo dei poveri. La povertà è fuori luogo, i poveri danno fastidio. I poveri sentono l’astio nei loro confronti sottopelle. I ceti più bassi con il tempo risentiti hanno smesso di fare figli. La rivalità verso i ceti bassi è senza costrutto. I bambini ricchi snobbano i poveri, ostentano la loro vita piena. I bambini figli di famiglie importanti sono sempre in primo piano. I bambini poveri sono sempre dei vagabondi, degli sfaccendati, persino dei maleducati con cui bisogna evitare di giocarci, di frequentarli. L’insolenza verso i poveri è urticante, antipatica. Esiste una legge non scritta che discrimina certe categorie. La personalità di un povero anche se consistente non ha valore. Il mondo dei piccoli è solo un rilesso di quello adulto. Ogni bimbo povero deve stare solo con i suoi simili per via delle sue caratteristiche scomode. I bimbi poveri alla fine cercano di copiare i ricchi, di uguagliarli. I poveri vivono nel disagio come se non fossero parte integrante della società. Sono scacciati perché pieni di difetti. Anche nelle processioni nelle chiese a portare le statue sono i soliti noti, figli di prefetti, di amici degli amici. Sono piccole tracce a cui nessuno fa caso. Le modalità di reclutamento sono sempre le stesse, evocano palesemente l’importanza di appartenere a certe famiglie, a certi clan domestici. Certe pratiche non si interrompono dall’oggi al domani. Possono irritare, mortificare ma perdurano. Certi cognomi sono più interessanti di altri e vengono propinati con più facilità. I bimbi ricchi sembrano illuminati da una luce diversa possono osare, strafare, arrivare a ottime conclusioni. Sono difesi, definiti educati, garbati. I privilegiati hanno sempre ragione. Tutti si allineano e verso i poveri emettono sentenze di esclusione. Anche la cerimonia del battesimo con il papa nella cappella sistina merita una considerazione. I battezzati sono tutti bimbi figli di gente non operaia. Alla cerimonia traspare un certo lusso negli abiti, nello stile. Una visione che colpisce gli occhi. Nel panorama generale non ci stupisce e non serve fare inutili discorsi. I figli di gente colta, benestante sono visti meglio, sono più rispettati. Tutto è in linea con un certo orientamento generale. Molti sono allergici ai bimbi poveri. La reazione dei ceti medio bassi è però lampante ed è la cartina al tornasole dei nostri tempi moderni: zero crescita demografica. Gli istinti intolleranti verso i poveri hanno dato frutti simili ovunque sia nei piccoli centri che nelle grandi città. Analizzando la situazione ci si rende conto che sul campo restano solo i soliti noti, e forse era proprio questo quello che volevamo per meglio mettersi in evidenza, e lasciare tracce. Gli altri puntualmente sono sempre massa anonima senza identità, senza prospettive, senza dignità e soprattutto senza un ruolo definito e luminoso. Le perle di saggezza sono prerogative di pochi eletti, gli unici giusti in un mondo di persone da disprezzare per la loro rozzezza, gli unici a vestire in doppiopetto blu, gli unici che danno sempre un tocco personale a ogni situazione importante, gli unici soliti noti.
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