Ci sono famiglie benestanti, di una certa tradizione, colte e raffinate, amanti del decoro. Sono famiglie dal nome conosciuto, che hanno la villa al mare, la tomba di famiglia in marmo pregiato, la stima di altre famiglie dello stesso ceto. Sono sazie di complimenti, di privilegi. Generalmente sono presuntuose, altezzose e se ne infischiano della povera gente, del ceto medio divenuto ormai povero. All’atto pratico vivono chiusi nel loro mondo attrezzato come un bunker antiatomico. Sono autosufficienti, autonome, non hanno bisogno di nessuno. Gli altri di ceto più basso sono respinti, licenziati sbrigativamente. Tutto si risolve, si evolve dentro la loro cerchia prevalentemente costituita da persone dello stesso livello. I figli di queste famiglie non possono lamentarsi vivono protetti sotto una campana di vetro. Non accumulano responsabilità, a livello pratico non hanno seri problemi economici e possono affrontare il futuro con calma e fiducia. Per loro ci sono sin da piccoli regali e giochi costosi da esibire, svariate attrattive, scuole private e asili super accessoriati. La loro vita scorre liscia senza destabilizzazioni, mortificazioni. Il loro mondo infantile è inaccessibile ai poveri. Ogni tanto regalano alla chiesa qualche giocattolo sporco e abbandonato. In evidenza c’è solo il loro futuro già preparato, preordinato. Adolescenti possono organizzare viaggi, feste, bisbocce, mettersi in gioco, coltivare degli hobby che altri non possono permettersi. La loro vita è una corsa febbrile, un gioco divertente. Nei divertimenti non si tirano indietro. Sono additati per i loro successi. Si adattano a una vita comoda. A seconda della tipologia della famiglia molti hanno l’autista che li porta a scuola, la governante, la cameriera. La solidarietà sociale è lasciata fuori la porta, la visione stessa della povertà li mette in affanno e preferiscono girare la faccia dall’altra parte. Da giovani a seconda della estrazione sociali possono permettersi una preparazione culturale una carriera onorata. In fondo pensano giustamente che la classe non è acqua. Non transigono e si riconoscono solo nel loro ceto. Nei discorsi puntualizzano la loro appartenenza. Non spartiscono niente con nessuno neppure con il miglior amico. Si riscontra che sono persone che hanno pretese, spesso sono apatici, e non hanno mai preso un autobus o un tram e non sanno cosa significa lavorare in una fabbrica con dignità. Il loro linguaggio è forbito, verbalmente elegante. Si mostrano fieramente democratici e poi non vogliono alla loro festa la figlia di un portiere di notte. Si mostrano aperti ma poi discriminano con facilità. Ogni tanto anche questi super protetti in alcuni frangenti incontrano eventuali situazioni differenti e si scoprono sempre impreparati. Non conoscono l’umile collaborazione, le regole sociali di convivenza. Si sentono superiori e erigono una inutile barriera sociale. Spesso il destino stesso genera commistioni con suo sommo diletto. Allora i super protetti sono toccati da ambienti diversi dove la gente magari è malvestita, e quindi desta scandalo, ma è spesso più pura.
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