Oggi sono diciannove anni di vita insieme a te, diciannove anni di cui francamente avrei fatto volentieri a meno.
Non sappiamo perché sei arrivato, genetica probabilmente o lo stress di quell'anno, dove la vita ci ha tolto tanto.
Ricordo bene tutto, ricordo che avevo capito sin da subito che eri tu, ma non dissi nulla: avevamo abbastanza problemi, non volevo peggiorare le cose.
Ricordo che persi peso (forse fu la cosa migliore del tuo arrivo) e che a scuola, io bambina delle medie, ero sempre incredibilmente stanca.
Una volta durante la lezione di geografia appoggiai la testa sul banco e in uno stato di semiveglia, guardando la cartina del Sud America mi sembrò di vedere un cavallo.
A quindici anni mi hai quasi fatto raggiungere mamma, per fortuna d'estate, nella casa di nonna, ancora dormivo con i miei fratelli in un camerone.
Ogni giorno chiedi che nel mio corpo venga iniettato qualcosa di potenzialmente letale, senza pausa.
Persino la dieta è complicata con te, così come l'esercizio fisico: la dieta dev'essere un equilibrio perfetto tra l'ormone che costantemente ti innietti e regola tutto e ciò che mangi.
Non puoi esagerare con le proteine: il carico sui reni sarebbe eccessivo, ma come fai se i carboidrati fanno ingrassare? E allora vai di conteggi.
Lo sport: ho la glicemia sopra i 250 a causa, di boh, non si sa bene che cosa, non devo fare nulla perché sennò continua a salire e la lezione in palestra, programmata, pagata, salta.
Le notti di riposo lunghe e pacifiche, sono rare e per questo preziose. Non c'è notte che non mi svegli due-tre volte: glicemia che sale e che scende o semplicemente ansia che qualcosa non stia andando bene, per cui meglio controllare.
Sei infame: ci sono giornate in cui mangio un panino al volo a pranzo e nient'altro fino a cena e la glicemia schizza a 300, solo perché sono in tensione per aver guidato la macchina.
Preferirei non averti, mentirei se dicessi il contrario, ma delle cose buone me le hai date.
Mi hai insegnato quanto è importante prendersi cura di sé, che non è importante strafogarsi, che si vive bene anche mangiando poco.
Che bisogna mettere da parte lo stress se possibile e sorridere di più: l'umore è fondamentale per la salute fisica.
Che è normale essere stanchi, bisogna dirlo, bisogna accettarlo, bisogna imparare a riposare quand'è il momento.
Che la Nutella può salvare la vita, solo un cucchiaino da caffè però.
Che i finocchi sanno essere la cosa più buona al mondo.
Che la pizza è una gioia rara e come tale va apprezzata.
Che per essere felici non bisogna essere perfetti e che sono proprio le nostre imperfezioni a renderci unici.
Diciannove anni trascorsi e ancora una vita da passare insieme.
Auguri a noi Mister D.
#diciannoveannicoldiabeteditipo1
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